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Disordini in usa

Papa Francesco e l’uccisione brutale di George Floyd: “Ogni razzismo è intollerabile”

La tragica morte di George Floyd mostra che il sogno di Martin Luther King è lontano dall’avverarsi. Lo storico discorso "I have a dream. Io ho un sogno" di King del 28 agosto 1963 a Washington davanti a migliaia di persone, continua a risuonare sulla bocca di quanti chiedono giustizia e dignità per le minoranze

“Non possiamo difendere la vita e tollerare il razzismo e la violenza”.

Parole di fuoco di Papa Francesco all’udienza generale del 3 giugno 2020 sulle proteste negli Stati Uniti e sulla brutale uccisione di George Floyd. La preghiera per l’afroamericano di 46 anni ucciso a Minneapolis il 25 maggio da un poliziotto bianco che lo aveva gettato a terra e che lo stava arrestando e la condanna di ogni forma di razzismo e di violenza che ha dilagato negli Usa caratterizza i saluti del Pontefice in lingua inglese. Sono anche una critica implicita al presidente Usa Donald Trump che brandisce la Bibbia per giustificare il razzismo e la violenza così radicati nella società americana.

“Cari fratelli e sorelle degli Stati Uniti, seguo con grande preoccupazione i dolorosi disordini sociali che stanno accadendo nella vostra Nazione a seguito della tragica morte del signor George Floyd. Non possiamo tollerare né chiudere gli occhi sul razzismo o l’esclusione e pretendere di difendere la sacralità della vita umana”. Francesco condivide quanto sostengono i vescovi Usa: “La violenza è autodistruttiva e autolesionista. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde“.

E Bergoglio si unisce alla Chiesa di Saint Paul e Minneapolis e degli Stati Uniti nel pregare per George Floyd e per tutti quelli che hanno perso la vita a causa del peccato di razzismo. “Preghiamo per il conforto delle famiglie e degli amici affranti; preghiamo per la riconciliazione nazionale e la pace a cui aneliamo. Nostra Signora di Guadalupe, Madre dell’America, interceda per tutti coloro che lavorano per la pace e la giustizia nella vostra terra e nel mondo”. I vescovi statunitensi esprimono comprensione per l’indignazione degli afroamericani e rimarcano come “il razzismo sia stato tollerato troppo a lungo e la violenza sia autodistruttiva”. Dopo l’assassinio di Floyd la situazione è diventata incandescente: per giorni e giorni sono dilagate proteste contro la polizia, con la guerriglia urbana che ha causato morti e feriti, 4 mila arresti e il coprifuoco in 40 città. A dimostrazione, ancora una volta, che la società americana è fondata sulla cultura e sulla pratica della violenza.

La tragica morte di George Floyd mostra che il sogno di Martin Luther King è lontano dall’avverarsi. Lo storico discorso “I have a dream. Io ho un sogno” di King del 28 agosto 1963 a Washington davanti a migliaia di persone, continua a risuonare sulla bocca di quanti chiedono giustizia e dignità per le minoranze: “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una Nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per le qualità del loro carattere”.

Il 14 ottobre 1964 il Parlamento norvegese conferisce a King il Premio Nobel per la pace. Quel “sogno” affonda le radici nel Vangelo e trova nei Pontefici romani dei preziosi alleati. Paolo VI riceve il pastore battista in Vaticano il 18 settembre 1964 e lo incoraggia a proseguire nel suo impegno pacifico. Quattro anni dopo Montini è sgomento alla notizia dell’assassinio di King il 4 aprile 1968 a Memphis (Tennessee) e il 7 aprile lo ricorda con parole di straordinaria attualità. Prega che “il delitto possa assumere valore di sacrificio. Non odio, non vendetta, non nuovo abisso fra cittadini d’una stessa grande e nobile terra si faccia più profondo ma un nuovo comune proposito di perdono, di pace, di riconciliazione nell’eguaglianza di liberi e giusti diritti s’imponga alle ingiuste discriminazioni e alle lotte. Il nostro dolore si fa più grande e pauroso per le reazioni violente e disordinate, che il triste fatto ha provocato; ma la nostra speranza cresce vedendo che dal cuore del popolo sano cresce il desiderio e l’impegno di trarre dall’iniqua morte di Martin Luther King un effettivo superamento delle lotte razziali e di stabilire leggi e metodi di convivenza più conformi alla civiltà moderna e alla fratellanza cristiana”.

Il 12 settembre 1987 Giovanni Paolo II a New Orleans (Louisiana) incontra la comunità nera e ricorda il lungo e difficile cammino degli afro-americani: “Nelle ore più difficili della vostra lotta per i diritti civili e contro la discriminazione e l’oppressione, Dio ha guidato i vostri passi sulla via della pace. Di fronte alla storia si eleva la risposta della non violenza, nella memoria di questa Nazione, come monumento che onora la comunità nera”. Parla di “ruolo provvidenziale svolto da King nel contribuire al giusto miglioramento della condizione dei neri e al miglioramento della società americana”. A questa stessa visione si riferisce Benedetto XVI nella cerimonia di benvenuto a Washington il 16 aprile 2008. Sottolinea che la fede in Dio è stata “un’ispirazione costante e una forza orientatrice nella lotta di King contro la schiavitù e nel movimento per i diritti civili”.
Parole rafforzate due giorni dopo dall’incontro di Papa Ratzinger con Bernice Albertine, figlia del reverendo King.

Passano sette anni e il 25 settembre 2015 per la prima volta un Pontefice parla al Congresso degli Stati Uniti in seduta comune a Capitol Hill. Dice Francesco: “Una Nazione può essere considerata grande quando promuove una cultura che consenta alla gente di sognare pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare. Quel sogno continua a ispirarci perché risveglia ciò che di più profondo e di più vero si trova nella vita delle persone“. Questi sogni non sono fini a sé stessi ma “conducono all’azione, alla partecipazione, all’impegno”. Anche Francesco incontra la figlia del reverendo King in Vaticano il 12 marzo 2018, tre settimane prima del 50° dell’uccisione di Martin Luther King. Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2017, Bergoglio ricorda che King ha ottenuto successi contro la discriminazione razziale che non saranno dimenticati perché “la nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti”.

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