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Fine del lockdown

Calano le restrizioni, ma non fa paura la libertà?

Abbiamo paura di ammalarci, abbiamo paura di contribuire al ritorno di una nuova ondata di virus. Abbiamo paura di sentir di nuovo tutte quelle ambulanze passare, delle restrizioni, di quella dannata sensazione di impotenza di fronte al dolore.

Cara libertà,

chi sei? Non so se ti conosco. Non è strano? Ti sto scrivendo e non so nemmeno chi tu sia, come sei fatta, se sei fatta da qualcosa. Non so dove sei, da quanto tempo ci stai. So solo che esisti, e forse fino ad oggi questo mi è bastato, ma adesso qualcosa è cambiato, e non mi basta più. Vorrei vederti, vorrei conoscerti. Ho cercato su internet delle risposte a tutte le domande a cui non credo risponderai: secondo Kant non sei altro che “una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale”. Non lo so se sono d’accordo con lui. Attualmente l’unica cosa che so è che io, di te, non so nulla. Tipo Socrate.

Cara libertà, sono anni che leggo di te. Tutti ti cercano, tutti ti celebrano e ti desiderano. Ti nascondi dietro a fugaci istanti di felicità, dietro a una poesia, a un dipinto o una canzone, ma come sei fatta davvero? Mostrati, libertà. Forse sei troppo timida per farti vedere. forse sei rossa, o gialla, o blu. O forse sei e basta. Come puoi essere così preziosa e così intangibile? Così vicina e allo stesso tempo così lontana?

E non sai che fatica parlare a te, non sai che fatica dire quello che ti sto per dire, sapendo che migliaia di persone sono morte per te, che a migliaia di persone sei stata strappata, nonostante tu abbia cercato di aggrapparti a loro anche con le unghie, e che tagli profondi sono rimasti nelle loro braccia, quando vi siete dovuti dire addio. Forse non sai quanti ti desiderano, libertà. Sì, perché nonostante qualcuno possa dire di averti più di altri, tutti, in un modo o nell’altro, ti vorremmo. Eppure io credo che nessun uomo sulla faccia della terra possa dire di averti posseduta completamente. E lo sai perché? Perché ci fai paura. Soprattutto adesso.

Sei così bella, libertà, così pura, così potente, così immensa che ci fai paura. E come facciamo con tutto ciò che ci spaventa ci nascondiamo da te: ci imprigioniamo in quattro mura, in un letto, nella nostra testa, ci costruiamo una prigione con i nostri giudizi e pregiudizi, con i “non si può” e i “non si fa”, credendo che ci proteggeranno, ma sotto sotto sapendo che non faranno altro che distruggerci. Ci immobilizziamo nelle catene dei soldi, del tempo, della paura del giudizio altrui, e ci perdiamo tutto.

Sei un po’ come l’amore, come la felicità o il nostro futuro. Passiamo tutta la vita a rincorrervi, a scervellarci su come raggiungervi, a deprimerci mangiando gelato e panna montata, convinti di avervi perso. Ma ironicamente e, forse, inconsciamente, ogni qual volta ci avviciniamo a voi, ogni volta che stiamo quasi per raggiungervi, stremati nella nostra corsa infinita e sfiancante, proprio quando stiamo per afferrarvi, rammentiamo il passo, fingiamo una slogatura, e lasciamo che ci scappiate via.

Qualche mese fa abbiamo accusato il lockdown di averti portata via da noi. E ci siamo arrabbiati, abbiamo pianto, abbiamo tentato di tutto per averti. E ora? Ora ci fai paura. La verità è che se prima ci sentivamo persi senza di te, chiusi in una scatoletta, ora che ci sei ci sembra di essere in mezzo al mare e non sappiamo quale stella seguire.

La verità è che ci spaventi e pur di non provare paura (che, diciamocelo, ci fa sentire vulnerabili) ci convinciamo di aver bisogno di paletti, di regole, scadenze. Abbiamo bisogno di sentirci dire che qualcosa va scartato a prescindere perché altrimenti usciamo di testa.

Prima non potevamo uscire, vedere le altre persone, e ci siamo sentiti obbligati a guardarci dentro, a fare tutte quelle cose che prima “non avevamo tempo di fare”, ma ora? Ora che la possibilità di scegliere come passare le nostre giornate si sta pian piano avvicinando, vorremmo tanto non essere così liberi. Ci fa così paura scegliere, ora che possiamo farlo. Facciamo così fatica ad ammetterlo, ma fino a quando c’era qualcun altro a dirci cosa fare, o meglio, cosa non fare, era molto più semplice. E ora che ci troviamo di fronte a tutte queste possibilità non siamo più abituati a scegliere e abbiamo tanta paura di perderci, di fare la scelta sbagliata e, perché no, forse anche delle conseguenze delle nostre azioni.

Sappiamo che prima o poi siamo destinati a tornare alla nostra vita di prima, sappiamo di poter uscire, di poter finalmente andare a bere quel caffè al bar che abbiamo tanto desiderato. E ne siamo felici. Eppure abbiamo paura e sfido chiunque a dir che non sia vero. Abbiamo paura di ammalarci, abbiamo paura di contribuire al ritorno di una nuova ondata di virus. Abbiamo paura di sentir di nuovo tutte quelle ambulanze passare, delle restrizioni, di quella dannata sensazione di impotenza di fronte al dolore. E abbiamo paura di sentirci responsabili. Abbiamo di nuovo paura di sbagliare e forse, un pochino, anche di vivere. Vorremmo così tanto avere un libretto delle istruzioni, ma non si può. Forse dovremmo solo chiudere gli occhi e, con coscienza e seguendo le indicazioni, fare quel saltino e accettare la nostra libertà di essere liberi che, seppur ci spaventi, è la cosa più preziosa che abbiamo.

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