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Serial ma non troppo

I nuovi personaggi femminili delle serie tv

Negli ultimi anni a questa parte si stanno affacciando e confermando sempre di più personaggi femminili reali, credibili: quello di cui avevamo bisogno. Vengono rappresentate donne reali, con sfaccettature umane.

Ogni buona storia inizia con un eroe, anzi ci hanno insegnato che si dovrebbe seguire uno schema: un personaggio essenzialmente buono, bravo, dalle capacità incredibili ma nascoste, che dopo mille peripezie riesce nella sua impresa. D’altro canto, l’esperienza ci ha mostrato che nel celeberrimo e ormai consolidatissimo scontro fra il buono e il cattivo, il pubblico tende a tifare e supportare un personaggio che convenzionalmente si definisce villain – adottando un punto di vista distaccato e onnisciente, tipico dei portatori di valori della morale buona, quali noi siamo. Fortunatamente, la caratterizzazione dei personaggi si è evoluta nel corso della storia delle serie tv, mostrandoci che questa passione per il malvagio, per il dark side, in realtà è il riconoscimento di un quadro umano più reale. In poche parole: i cattivi, almeno per come ce li rappresentano, sono più umani ed è più facile per noi capirli, di conseguenza: ci piacciono di più.

Negli ultimi anni, la situazione si è modificata, mostrando sempre di più protagonisti che di buono e di corretto, non hanno proprio nulla, o con cui non saremmo sicuramente amici, anzi ci farebbero un po’ paura: da Walter White a Dexter, da Thomas Shelby a Jax: il protagonista si fa sempre più umano, e di conseguenza, porta con sé sfaccettature contrastanti e contraddittorie, come l’inglesissimo Sherlock Holmes interpretato da Cumberbatch.

Allora, vi starete chiedendo: questo lungo preambolo, in quale relazione sta con il titolo?

Facendo riferimento al mondo delle serie tv (che ha acquisito nel corso degli ultimi anni una notorietà sempre maggiore) in parallelo ha avuto inizio un altro cambiamento: a lungo cercato, necessario ma che sta dando i suoi frutti: nuovi personaggi femministi.

Per anni, la maggior parte dei ruoli femminili si è sempre divisa (tranne per alcuni casi) nei vecchi e consumati stereotipi che oscillano fra la donna in pericolo, salvata miracolosamente dal principe azzurro, la donna redentrice e ornamentale che rasenta la perfezione (Manic Pixie Dream Girl), oppure la donna guerriera, ma che mostra la sua debolezza: si prende l’archetipo del guerriero e gli si aggiunge i tacchi a spillo (il termine corretto sarebbe gender-swap).

game of throne

Negli ultimi anni a questa parte, e per fortuna, dovremmo dire, si stanno affacciando e confermando sempre di più personaggi femminili reali, credibili: quello di cui avevamo bisogno.

Gli esempi più lampanti sono sicuramente: Fleabag, la pluripremiata serie scritta e diretta da Phoebe Waller Bridge, disponibile su Amazon Prime Video, dove viene rappresentata un’anti-eroina: crudele, sbagliata, politicamente scorretta, ma estremamente reale.

Passiamo alla serie distopica The Handmaid’s Tale, tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood, alla nuova serie High Fidelity (tratta dal bestseller di Nick Hornby) e la scelta di trasformare il protagonista maschile Rob, in una donna, interpretata da Zoe Kravitz: proprietaria di un negozio di dischi, allo sbaraglio e incapace di relazionarsi. Impossibile non citare la leggendaria Game of Thrones: dove la sfida finale al trono viene contesa tra quattro donne: assetate di potere, vendetta, non corrette e portate alla follia. Oppure si ha una riscrittura degli anni ’60, con la spumeggiante serie The Marvelous Mrs Maisel, creata da Amy Sherman Palladino, autrice di Una Mamma per Amica: Midge Maisel è una giovane donna borghese che si dedica alla carriera da comica, assurdo vero? Se pensiamo al contesto socio-culturale della serie, direi proprio di sì.

In Italia, possiamo parlare del recentissimo caso Skam: con particolare riferimento alla quarta stagione e la sua protagonista Sana.

Cosa hanno in comune tutti questi personaggi? Sono personaggi femministi, inclusivi, che rompono con le immagini e con lo standard imposti dal contesto in cui sono calate. Sono donne reali, rappresentate con sfaccettature umane: nelle maniere più brutte, nelle loro scelte, nelle loro difficoltà. Sono personaggi veri, con profondità e tridimensionali; è possibile avere in loro (non modelli da seguire, sarebbe meglio di no) ma personaggi a cui fare riferimento, in cui riconoscerci, che si distaccano prepotentemente dai tristi e superati stereotipi a cui i ruoli femminili sono stati per molto tempo declinati.

the handmades

Sicuramente, frutto di questo cambiamento è la maggior inclusione di autrici, e in altri settori affini, che sono entrate a far parte del mondo di Hollywood. Anche se la percentuale, secondo Women in Hollywood, è ancora tristemente bassa, molto lontano da una maggiore e inclusiva rappresentazione: infatti, uno studio risalente al 2019 attesta che la presenza di almeno una donna come regista o come scrittrice, porta al 58% di personaggi femminili come protagonisti, contro un 30% nel caso in cui ci siano solo registi e autori maschi.

Sarà una coincidenza che queste serie, che hanno portato alla luce nuovi modi di concepire il personaggio femminile, abbiano ricevuto molti riconoscimenti, tra cui Emmy e Golden Globe?

Una cosa è certa, sono queste le eroine che vogliamo vedere.

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