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Il caso

Crisi della suinicoltura: “fondamentale la solidarietà di tutta la filiera per definire i prezzi”

Confagricoltura Lombardia si associa alle Regioni Lombardia ed Emila-Romagna nella richiesta di convocazione di un tavolo nazionale di filiera.

La Federazione regionale di prodotto di Confagricoltura Lombardia si è riunita per affrontare la situazione di crisi che sta vivendo il settore in seguito all’emergenza sanitaria, con il crollo delle quotazioni nelle ultime settimane.

L’organizzazione agricola ritiene che sia fondamentale, in questa fase di difficoltà per la filiera, che la controparte degli allevatori sia solidale con i produttori della materia prima in sede di definizione del prezzo nella Commissione unica nazionale (Cun).

Inoltre la Federazione di prodotto sostiene fortemente le richieste fatte da Confagricoltura al ministero dello Sviluppo economico, in attesa di ulteriori definizioni sui criteri di ripartizione dei 450 milioni di sostegno alle filiere agricole in difficoltà e dei 250 milioni di aiuti agli indigenti. È importante per il settore togliere dal mercato quantità importanti di prosciutti per svuotare i magazzini di stagionatura e riprendere il ciclo produttivo.

Infine, la Federazione regionale di prodotto, come già sottolineato dal presidente Stefano Salvarani, si associa alla richiesta degli assessori regionali all’Agricoltura di Lombardia ed Emilia-Romagna per la convocazione di un tavolo nazionale di filiera ed auspica che, per il futuro, ci sia maggiore attenzione da parte dei Consorzi di tutela nei confronti delle esigenze degli allevatori.

LA POSIZIONE DI COLDIRETTI

Il settore dei suini è in crisi. Purtroppo – sottolinea Coldiretti Bergamo –  l’insorgenza della pandemia da COVID-19 ed i conseguenti provvedimenti di contrasto adottati dapprima nel nostro Paese e successivamente anche in altri Paesi UE e extra UE, importanti mercati per i nostri prodotti di Alta Qualità, ha determinato il crollo delle vendite dei prosciutti stagionati e indotto i prosciuttifici a rallentare, ed in alcuni casi interrompere, l’approvvigionamento settimanale di cosce.

Di fronte a questa imprevedibile situazione – prosegue Coldiretti Bergamo . l’industria di macellazione, nonostante l’andamento sostenuto e favorevole della domanda di carni suine da consumo fresco e la possibilità di utilizzare le cosce del circuito tutelato anche per altre produzioni, ha deciso di ridurre drasticamente il numero dei suini macellati.

Il mancato ritiro dei suini maturi per la macellazione ha provocato e sta provocando un forzato aumento del loro peso vivo alla consegna al macello; siamo passati da una media di 172 kg/capo pre-Covid agli attuali 177 kg/capo, con una drastica svalutazione del prezzo di vendita degli animali.

Basti pensare che nel periodo compreso tra la settimana di inizio lockdown e la penultima settimana del mese di maggio, il deprezzamento dei suini è stato superiore ad un terzo del valore (da €1,597 a € 1,072/€ 1,052 per Kg di peso vivo).

A fronte di questa situazione Coldiretti Bergamo formula una serie di proposte per affrontare le criticità come ridurre l’eccedenza di suini offerti per le produzioni DOP e prevedere la collocazione alternativa di una quota di prodotto attraverso un accordo di filiera per privilegiare il prodotto italiano. Per controbilanciare il pesante crollo delle quotazioni di mercato devono essere previsti specifici incentivi agli allevatori con un apposito piano di aiuti. Sul piano dei consumi è invece necessario favorire la ripresa sia nel mercato interno che in quello estero con incisive azioni di promozione basate su di una informazione trasparente sull’origine del prodotto e sulle caratteristiche delle carni suine italiane e dei prosciutti e salumi DOP.

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