“È una soddisfazione sapere che in questo momento Paolo Mieli, Philippe Daverio e Roberto Vecchioni, tanto per nominare tre giudici, ti stanno leggendo. Al di là di come andrà, per me che sono uno scrittore esordiente la vittoria è già il fatto di essere stato proposto da Mondadori al Campiello”. Giorgio Bertazzoli definisce “un coronamento” il traguardo raggiunto, ovvero la proposta al Premio Campiello 2020 del suo romanzo, L’Amore Pensato, da parte di Mondadori.
Edita nel 2019 dalla casa editrice di Segrate, l’opera è una delle sole 200 autorizzate a concorrere al prestigioso Premio su un totale di oltre 50.000 libri pubblicati nello scorso anno. Giorgio Bertazzoli è in gara anche nella sezione “Opera Prima”, riservata agli esordienti. E aspetta il primo giugno, quando verrà svelata la lista dei cinque finalisti alla 58esima edizione del Premio, il cui vincitore invece sarà decretato a settembre.
L’Amore Pensato è un romanzo con tratti fortemente autobiografici e dalla genesi lunghissima, come ci rivela lo stesso autore: “Ho iniziato questo romanzo intorno ai 20 anni e la stesura è durata circa 15. Questo libro racchiude anche la mia adolescenza, la mia infanzia. Racchiude i primi 35 anni della mia vita”.
Il romanzo – dedicato al fratello Daniel, con il quale ha un legame intenso – ha infatti per protagonista un ragazzo di nome Giorgio, e le vicende narrate sono per metà vissute dall’autore stesso e dai suoi amici, mentre per l’altra metà sono romanzate: “La storia è quella del mio amore, scoccato a prima vista, per Daniela, una donna più grande di me e all’epoca già impegnata”. I due si conoscono in treno, e attorno a loro si snodano le storie di quattro amici.
L’opera porta un titolo particolare, che Giorgio Bertazzoli spiega così: “Il titolo racchiude la mia idea sull’amore, un amore che rivela il suo vero sentimento e che può durare solo quando è pensato, quando c’è complicità e si crede in un progetto condiviso. Ma L’amore pensato riflette anche in generale sul rapporto fra Vivere ed Esistere”.
Il romanzo coinvolge il lettore in un viaggio continuo, nello spazio, ma anche nel tempo. Gli avvenimenti all’interno del libro si svolgono infatti fra le province di Bergamo e Brescia, ma pure fra passato e presente, in un ricorrere di rimandi storici che vanno da Casanova a D’Annunzio, dall’America degli anni cinquanta all’Italia del ventennio fascista: “In questo romanzo si viaggia con la fantasia nella narrazione. Sono uno storico e amo la storia, ma non è la storia a prevalere in questo romanzo; è la fiction, è il verosimile che mi interessa, l’elemento che porta la bellezza nel romanzo. Ho messo tutta la mia cultura in quest’opera”.
Giorgio Bertazzoli (Lega) è conosciuto soprattutto come sindaco di Sarnico, il Comune sul Lago d’Iseo che guida dal 2014 e dove è stato riconfermato nel 2019 per il secondo mandato. Ma oltre ad essere un amministratore è un artista: “Mi considero un intellettuale prestato alla politica, sono innanzitutto un professore, e da professore voglio mettere la mia visione del mondo al servizio di quello che faccio”. E aggiunge: “Mi dicono che sono un unicum, perché è difficile trovare un sindaco che abbia così tante passioni”.
Laureato in Lettere e Filosofia, il primo cittadino di Sarnico è partito da ragazzo dalla passione per il giornalismo, divenendo anche editore del Giornale del Basso Sebino; si è avvicinato alla poesia (ambito nel quale ha pubblicato diverse raccolte tra cui La Silloge della Rosa) ed in seguito alla prosa, fino ad esordire con il suo romanzo. Ma non è tutto, perché è anche professore di italiano e storia all’Istituto Serafino Riva a Sarnico. E in più ama la pittura, dilettandosi a dipingere quadri: “Dalla scrittura poi avevo bisogno di qualcosa di manuale, di materiale, con cui sporcarmi le mani”.
Sindaco, scrittore, pittore, insegnante, giornalista. Ma qual è il segreto per far coesistere, in così poco tempo, tanti interessi e lavori? Passione e costanza, sicuramente: “Il tempo lo trovo la notte; da mezzanotte alle tre produco, perché durante il giorno sono impegnato come sindaco. Dormo 5-6 ore per notte e mi bastano”. Cerca di cogliere ogni occasione della vita – ci racconta – e “Vivere ardendo e non bruciarsi mai” è il suo motto.
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