Dei 120 pazienti transitati dall’ospedale da campo allestito in Fiera dal 6 aprile al 24 maggio (fino a una massimo di 47 in contemporanea), 119 sono tornati a casa o si trovano attualmente in un percorso di cosiddetta “dimissione protetta”.
E ora, con il contingente di Emergency che lascerà Bergamo nelle prossime ore, anche la struttura realizzata grazie alla straordinaria collaborazione di volontari, artigiani e alpini può entrare nella sua Fase 2.
Oltre all’attività di Follow-up per i pazienti Covid dimessi, servirà però anche per recuperare la seduta vaccinale, sospesa a causa dell’emergenza sanitaria, per circa duemila bambini: “La faremo in questi spazi – spiega il direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII Maria Beatrice Stasi – Quelli canonici, in Borgo Palazzo, sono attualmente occupati dall’Usca, l’unità speciale di continuità assistenziale”.
L’ospedale da campo, come è ormai noto da giorni, dopo opportuna sanificazione degli ambienti si trasformerà rapidamente in ambulatorio per i controlli: “Dobbiamo rivedere tutti i duemila pazienti circa che abbiamo curato – continua Stasi – Abbiamo deciso di convertire questo presidio perché al Papa Giovanni ci sono problemi di spazi ambulatoriale: ma qui ci saranno anche controlli diagnostici ed esami di laboratorio. Inizieremo questa attività dal 3 giugno, con 8 ambulatori. Abbiamo il privilegio, nella sfortuna, di avere numeri ampi su cui ragionare anche in ottica di una cura che speriamo essere prossima”.
La giornata di martedì 26 maggio, come detto, è stata quella del saluto al personale di Emergency, circa 80 tra medici e infermieri (una cinquantina complessivamente) e igienisti volontari (una trentina).
“Li salutiamo dopo aver visto grande impegno e organizzazione – sottolinea Maria Beatrice Stasi – Tutto è stato un grande esperimento organizzativo che siamo pronti a brevettare perché ha funzionato: la diversità tra gli operatori che hanno convissuto è stata motivo di arricchimento per tutti”.
Anche per Emergency che, per bocca della presidente Rossella Miccio, ha ringraziato Bergamo: “Siamo stati felici di dare il nostro contributo in questa situazione estremamente complicata. Abbiamo toccato con mano quanto questa città sia stata colpita dal virus. Per noi è stato un esperimento nuovo, mai ci saremmo aspettati di dover gestire in questo modo una terapia intensiva in Italia. Ma lo abbiamo fatto con lo spirito e il principio che guida sempre il nostro lavoro, il diritto universale alle cure con la stessa qualità per tutti. C’è stato grande confronto coi professionisti del Papa Giovanni, arrivando a un risultato non scontato. Abbiamo assistito seimila vestizioni e svestizioni in una struttura modello: speriamo non ci sia più bisogno, ma restiamo vicino a Bergamo e in ogni caso potrete contare su di noi”.
Tra i grandi protagonisti della riuscita del progetto, gli alpini bergamaschi, guidati da Sergio Rizzini, direttore generale della Sanità dell’Associazione Nazionale Alpini: “Noi resteremo qui anche nella nuova fase – sottolinea – Abbiamo fatto tutti un lavoro immane, ci siamo intesi subito e definito l’assetto di un ospedale costruito dalla sera alla mattina”.
Entusiasta ed emozionato per il lavoro fatto anche il prefetto di Bergamo Enrico Ricci: “Un incredibile esempio di collaborazione tra struttura ospedaliera e pubbliche realtà associative come gli alpini, ma anche artigiani, forze armate italiane e russe ed Emergency, che salutiamo dopo che ha lavorato in un nuovo scenario di guerra. Proseguiamo in questa battaglia con lo spirito di coesione con la quale è stata affrontata sin dall’inizio”.
“Emergency è stata preziosa per definire il layout definitivo di questo ospedale – aggiunge il sindaco di Bergamo Giorgio Gori – Una particolarità su tutte, la divisione tra il percorso dello sporco e quello del pulito. La loro competenza in scenari epidemici ed emergenziali è tornata utile: chi ha lavorato al loro fianco si può dire sicuramente più preparato oggi. Il mio grazie, che esprimo anche a nome degli altri sindaci della provincia, va però anche a tutti coloro che hanno contribuito e aiutato forma volontaria in questa tragedia, tra i quali ricordiamo anche medici e infermieri da tutta Italia, i tifosi atalantini, gli alpini, gli artigiani. Come Fiera posso dire che era doveroso mettere a disposizione i nostri spazi: speriamo di poter tornare presto a fare ciò per cui siamo nati”.
Da ultimo l’intervento di Pietro Foroni, assessore regionale alla Protezione Civile: “Ho sempre fatto il tifo per questa struttura che non ha richiesto alcun contributo pubblico – ammette – In una situazione di grave emergenza come quella che ha attraversato Bergamo cogliamo la bella esperienza che si è concretizzata qui: questo ospedale giocherà un ruolo fondamentale anche nei prossimi mesi”.
I numeri dell’ospedale da campo
In 49 giorni sono stati accolti 120 pazienti, alcuni ricoverati in Terapia intensiva, altri in subintensiva e altri in aree a bassa intensità.
Nel momento di massima presenza sono stati accolti 47 pazienti, 12 dei quali in terapia intensiva.
I degenti provenivano dalle seguenti strutture, sia dal Pronto Soccorso che dalle Terapie intensive che dalle degenze ordinarie:
– 47% Ospedale di Bergamo
– 16% Ospedale Bolognini
– 14% ospedale di San Giovanni Bianco
– 12 % dal territorio
– 8% Humanitas Gavazzeni
– 3% Policlinico San Marco (Zingonia).
89 i pazienti dimessi a domicilio, 2 i pazienti dimessi in modalità protetta, 28 sono stati trasferiti in altre strutture ospedaliere (quasi sempre all’Ospedale di Bergamo) per curare patologie non legate al Covid che richiedevano trattamento specialistico. Purtroppo fra i pazienti del Presidio medico abbiamo dovuto registrare anche un decesso.
Hanno operato nella struttura, 277 persone fra operatori medici, sanitari, logisti e altre figure, così suddivise:
14 dipendenti dell’ASST Papa Giovanni
18 liberi professionisti reclutati dall’ASST Papa Giovanni
5 personale in somministrazione
2 persone in comando o distacco
40 persone dell’Associazione nazionale alpini
46 persone del Contingente militare russo
82 operatori di EMERGENCY
15 volontari
55 operatori della Protezione civile
Un ringraziamento allo staff del Papa Giovanni XXIII, in particolare a Oliviero Valoti, che ha assunto il ruolo di direttore medico del presidio, ai coordinatori infermieristici Gigi Daleffe e Manuela Busetti, a Enrico Bombana infettivologo e a Svetlana Martchenko, anestesista di origine russa in servizio all’Ospedale di Bergamo, che oltre alla professionalità ha garantito un ottimo rapporto con il contingente russo.
Il Papa Giovanni si è fatto carico di molti aspetti, con il servizio di prevenzione e protezione, l’ingegneria clinica, i servizi informativi, l’ufficio tecnico e allo stesso modo le realtà che prestano servizio all’ospedale di Bergamo, come la Markas per le pulizie o l’All Systems per la sorveglianza e la Siram Veolia per la manutenzione.
Un ringraziamento alla Farmacia del Policlinico di Milano che ha collaborato nella gestione della Farmacia.
Infine un ringraziamento speciale a Chicco Cerea e al ristorante da Vittorio che ha coccolato i nostri operatori non solo con la grande qualità che tutti gli riconoscono, ma anche con grande disponibilità e cortesia.
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