I direttori di Ascom Confcommercio e Confesercenti Bergamo, Oscar Fusini e Filippo Caselli, in una lettera ribadiscono ai loro associati di attenersi scrupolosamente alle leggi stabilite per contrastare il Coronavirus, puntualizzando anche alcuni aspetti legati al “rischio movida”.
“La confusione delle disposizioni di legge giunte in ritardo e spesso contradditorie tra loro – spiegano – non può e non costituirà un alibi ai comportamenti pericolosi per la salute pubblica. Questo vale sia per i gestori dei locali, pubblici esercizi e ristoranti, sia per i loro clienti”.
Le disposizioni dei Decreti nazionali, delle ordinanze regionali e di quella del Comune di Bergamo “rappresentano misure importanti per contenere il contagio in questo momento delicato. Per passare dalla fase 2 alla quella successiva, nella quale ci sarà un ulteriore passo verso la normalità – sottolineano – è fondamentale oggi affidarsi al senso di responsabilità di tutti”.
Occorrerà quindi attenersi al rispetto delle regole. “Favorendo le prenotazioni e le consumazioni al tavolo ed evitando il più possibile la somministrazione all’aperto, al di fuori dei dehors, e l’asporto con consumo in strada che possono creare assembramenti. Alle persone e ai clienti – continuano – chiediamo di evitare di cercare posti affollati e quindi pericolosi”.
I due direttori, rispetto al tema, puntualizzano che il problema non sono i pubblici esercizi, riaperti al pubblico e obbligati dalla legge a erogare le loro prestazioni, ma il rispetto delle regole degli avventori. “Non è accettabile quello che stiamo registrando e che imputa il problema della movida ai locali. Le violazioni della legge di una minoranza non possono far scivolare le responsabilità sugli esercenti”.
Fusini e Caselli ribadiscono che la legge non assegna agli esercenti il ruolo di tutore dell’ordine pubblico. “In questo difficile momento – concludono – chiediamo ai nostri imprenditori di contribuire al lavoro delle forze dell’ordine per evitare assembramenti, collaborazione necessaria per un ritorno alla normalità”.
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