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Economia

Bergamo riparte piano: “Uno su due non ha aperto: il 42% non sa se lo farà mai più”

Sono dati poco incoraggianti quelli che emergono da una ricerca condotta da Confesercenti: "Le ultime disposizioni sono arrivate nella notte, ma non sono impossibili da rispettare".

Un negoziante su due non ha alzato la serranda lunedì 18 maggio, primo giorno post-lockdown, e il 42% delle imprese del commercio è certo o in dubbio se interrompere per sempre la propria attività. 

La cosiddetta ripartenza ha portato in città più gente, complice anche una bella giornata di sole, ma la realtà per il mondo del commercio è tutt’altro che limpida.

A fornire i dati poco rassicuranti è Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo, che cita una ricerca fatta dall’associazione circa un mese fa: “Le imprese sono in difficoltà, dall’indagine che abbiamo svolto il 12% era già certo che non avrebbe riaperto dopo due mesi di lockdown – spiega – Le aziende più deboli sono quelle dei pubblici esercizi, che magari avevano appena avviato l’attività con investimenti sostanziosi e per tre mesi sono rimasti senza incasso e quindi senza liquidità per pagare fornitori e dipendenti. Ma a quel 12% si aggiunge anche un preoccupante 30% di imprenditori ancora in dubbio sul proprio futuro: sono quelli che vorrebbero capire per bene quali saranno esattamente le agevolazioni per il loro settore e che, se non saranno vantaggiose, sono orientati alla chiusura. Sommando le due percentuali si arriva a uno sconfortante 42%: come associazioni di categoria stiamo facendo di tutto per non abbandonarli, mettendo a disposizione dei professionisti nel ramo del credito, dei finanziamenti, della sanificazione. Facciamo di tutto per orientarli ma le continue sovrapposizioni tra Regione e Governo dell’ultimo periodo non hanno giovato”. 

Nonostante le premesse non siano rassicuranti, Rossi vuole vedere il lato positivo: “Bergamo è stata la città più colpita dall’emergenza sanitaria che presto è diventata emergenza economica. Abbiamo avuto grandi difficoltà in primis come Confesercenti nel reperire le informazioni precise e corrette da trasmettere ai nostri associati, e fino a domenica sera non sapevamo ancora nulla sul decreto. Ma questa sarà la settimana decisiva per la ripartenza, di rodaggio e palestra per poi ripartire coi muscoli dalla prossima. Con la riapertura dei non alimentari stiamo parlando del 60% delle vetrine di Bergamo: dopo aver letto le regole imposte da Regione Lombardia dico che non sono impossibili da rispettare e con fiducia reciproca la ripartenza potrebbe essere meno complicata del previsto”. 

Al momento a preoccupare un po’ di più sono i pubblici esercizi, sottoposti a misure di sicurezza più rigorose: “Ad oggi – ammette Rossi – a parte il Comune di Bergamo che ha messo a disposizione fondi veri, dalla Regione e dallo Stato abbiamo notato molte difficoltà a concedere a fondo perduto e di pari passo un difficoltoso accesso al credito. I nostri imprenditori chiedono solo fiducia, sanno gestire contingentamento e distanziamento. Ma vogliono anche regole certe: in questo periodo sono stati subissati di offerte per la sanificazione degli ambienti o altri interventi che da norma non sono previsti. Al momento solo alcol e candeggina sono tra i metodi riconosciuti, e infatti sono introvabili. Calcoliamo che molti non riusciranno a riaprire perchè non sono riusciti a reperire guanti o termoscanner”.

Sui pubblici esercizi, per Rossi è molto positiva l’iniziativa del Comune di Bergamo di favorire l’ampliamento o l’apertura di un dehor, provvedimento firmato nella tarda serata di domenica e annunciato lunedì mattina dal sindaco Giorgio Gori in diretta a Bergamonews. 

“Il bergamasco ha saputo reagire a questo periodo con la solita compostezza e tenacia – conclude Rossi – C’è stato ordine e questo mi fa ben sperare”. 

 

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