Marcondirondirondello è la filastrocca ambientata da Fabrizio De Andrè, per la memoria dei meno giovani, in Girotondo: nient’altro che adoperare il girotondo per mettere in musica una splendida ballata contro la follia della guerra. Quanto di più attuale per le generazioni post Covid 2019.
Il girotondo è il gioco per eccellenza dell’infanzia. Dell’infanzia povera e semplice quella che le recenti generazioni di casa nostra per loro fortuna non hanno conosciuto.
Niente a vedere con la povertà in giro per il mondo e ora in tragico aumento anche in una Europa dove ognuno pensa a se stesso, emblema recente di dispute tra governi dove l’obiettivo principale
sembra essere fare pagare ai più deboli la crisi del post Covid 2019.
Non c’è più De Andrè a mettere in musica il disagio sociale, la guerra a salvare la pelle come a nascondere le inefficienze sanitarie del nostro bel paese, accompagnate da ripetuti e comici decreti,
dove l’obiettivo di chi governa coniuga il solo verbo conosciuto al liceo, apparire.
Come nessuno dei nostri politici fece nulla per contrastare il cambio lira-euro che penalizzò buona parte del ceto medio italiano, nessun decreto Covid ha ahimè pensato a un indicatore per bloccare gli aumenti dei prezzi delle quotidiane esigenze della gente comune.
Un esempio delle riaperture in città?
Caffè che passa da 0,90 a 1 euro, quando non a 1,10 e 1,20 e per sistemare i pochi capelli rimasti anche due euro di aggio.
Un invito a rimanere capelloni, a rispolverare la camicia a fiori degli anni ‘ 60, rivedendo l’indimenticabile Totò di “e io pago“, in 47 morto che parla, tratto dalla celebre commedia di Ettore
Petrolini.
Lettera firmata
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