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Tv e società

Lo scherzo delle Iene e quella subdola violenza troppo spesso taciuta

Il 12 maggio “Le Iene” mandano in onda un semplice scherzo di coppia in cui viene simulato un tradimento, ma l’effetto è peggio di quanto si possa pensare

Da almeno due anni la tv in casa mia è poco più che un arredo, un semplice oggetto da avere “perché sì”. Le partite si guardano quasi sempre al pub, i film e le serie sono ormai proprietà privata dei tablet e di piattaforme streaming come Prime Video o Netflix e i giornali si leggono la mattina grazie alle app ufficiali dei vari editori. Insomma, la tv generalista per me, come per decine di migliaia di adolescenti, è ormai un lontano ricordo. Ma con la quarantena tutto è cambiato.

Preso dalla noia e dall’impossibilità di uscire di casa, pur di non studiare, ho iniziato infatti a vedere i programmi più in voga nei palinsesti delle maggiori emittenti televisive.

L’altra sera, per esempio, mi sono imbattuto ne “Le Iene”, programma che seguivo con assiduità quando ero alle scuole medie ma che ormai, per motivi vari, ho abbandonato. Beninteso, il mio intento non è quello di criticare in modo aprioristico chi segue questo tipo di show televisivo, ma semplicemente partire da un particolare momento per riflettere su un tema molto più ampio e attuale. Tra i vari servizi, infatti, utili e meno utili, è stato organizzato uno scherzo alla coppia formata da Andrea Zalletta e Natalia Paragoni, conosciuti grazie al programma “Uomini e Donne”.

Lo scherzo, per farla breve, consisteva nel far credere alla ragazza, tramite un falso regalo ricevuto dal fidanzato, che ci fosse in atto un tradimento ai suoi danni.

Questo, com’è normale, ha scatenato le ire di Natalia che, piangendo disperatamente, ha iniziato a picchiare Andrea con tanto di tirate di capelli, pugni e calci nei testicoli. Tutte azioni chiaramente documentate dalle telecamere nascoste del programma.

Ora, tolto il clima da Black Mirror creatosi in quella stanza con tanto di genitori di lei che ridacchiano allegramente mentre la figlia si dispera e di risate finte durante la violenza, questa situazione può e deve farci riflettere. Ciò che infatti è emerso da questa situazione tristissima è, di fatto, il nulla.

Solo grasse risate, un’audience da paura e, chiaramente, un importantissimo ritorno mediatico per la coppia.

Ma siamo sicuri che il discorso possa fermarsi lì?

Siamo sicuri che durante questi 20 minuti di servizio non si sia consumata una terribile immagine di violenza di coppia?

Tralasciando paragoni inutili e futili, del tipo “eh ma se chi picchiava fosse stato un uomo” o simili, ciò a cui abbiamo assistito è stato tanto grave quanto sottovalutato. La violenza perpetrata ai danni di Andrea non è altro che l’ennesimo esempio di come, anche in modi che non ci aspetteremmo o di cui le notizie parlano poco, l’amore in una relazione possa rivelarsi tossico e dannoso.

Questa è vera e propria violenza domestica, senza se e senza ma, anche se tale può non sembrarci visto che, purtroppo, questi gesti di brutalità femminile vengono spesso taciuti e considerati irrisori, nonostante nascondano un messaggio universale molto importante: il maltrattamento dell’individuo è un atto inaccettabile e meschino, che viola la persona e i suoi diritti.

Aspetto poi altrettanto preoccupante, come fatto notare anche da Marco Crepaldi, divulgatore in ambito psicologico, fondatore e presidente dell’associazione nazionale “Hikikomori Italia”, è il clima di decolpevolizzazione creatosi, in parte, intorno alla ragazza, soprattutto in ambiente social.

Pagine come “Trash_italiano” hanno infatti prontamente ricondiviso i punti salienti dello scherzo, e i commenti in merito, ancora visibili sotto al post, sono molto chiari.

“Però vorrei essere nelle case di ognuno di voi il giorno in cui scoprirete di avere le corna… poi ne riparliamo”, “su raga tutte noi avremmo reagito allo stesso modo se non peggio”, oppure “mi auguro di non trovarmi mai in una situazione del genere.. mi comporterei peggio!!”.

Sia ben chiaro però, la maggior parte dei commenti in merito è di netta condanna, ma il solo fatto che esista una folta minoranza che giustifica in parte, o addirittura totalmente, l’atto è una complicazione gravissima.

“Questo ribadisce il problema – per usare le stesse parole di Crepaldi – di come la donna a volte non percepisca la propria violenza, non solo fisica ma anche l’eventuale oggettificazione maschile, perché mediaticamente questo tipo di scenario non viene dipinto e quindi è più difficile per la donna riconoscersi come nell’errore”.

Attenzione però, tali riflessioni non devono trarre in inganno: qui non si vuole minimizzare il problema dei femminicidi o della società prevalentemente patriarcale in cui viviamo, sarebbe sciocco ed altrettanto sbagliato. La volontà è semplicemente quella di riflettere su come la violenza, sentimento ahinoi innato e insito nella natura umana, troppo spesso non abbia sesso, etnia, religione o età, ma solo tanta stupidità ed ignoranza alle spalle.

La generalizzazione di un comportamento violento, ben visibile in frasi come “tutti i maschi dovrebbero scusarsi” a seguito di un femminicidio, molto simili alle tipiche “tutti i mussulmani vogliono distruggere i cristiani” o “tutti i neri vogliono rubare”, non può che portare al nulla, se non a un’ulteriore divisione di genere e a dibattiti dettati da una cieca ira e dalla mancanza di confronti costruttivi.

Stigmatizzare un’intera classe sociale per colpa di pochi individui non ha senso ed è tanto dannoso quanto controproducente, perché ha come effetto il solo fomento dell’odio a priori verso un certo tipo di individui e la divisione di genere.

Cerchiamo di non fermarci alla mera risposta “di pancia” riguardo a certi argomenti, usiamo il cervello e approfondiamo con maturità ciò che succede nel mondo attorno a noi, perché più lo faremo più certi fenomeni di xenofobia, misoginia, omofobia ed altri scompariranno, forse una volta per tutte.

La risposta a certe barbarie, è bene ripeterlo, non dovrebbe mai essere quella di parziale giustificazione o di attacco cieco e furioso verso chi è diverso da noi, ma bensì un’occasione per reagire compattamente contro l’odio e la violenza, senza colori della pelle, gagliardetti politici, simboli religiosi o organi sessuali a fare da ostacolo.

Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d’intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.” C. Chaplin

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