• Abbonati
Informazione Pubblicitaria

AEPER racconta

Aeper

Riaperto il Centro Diurno Cordata: “Abbiamo riorganizzato spazi e attività”

Dopo circa due mesi di chiusura ha riaperto il Centro Diurno Cordata. Accoglie circa sessante persone con disagio psichico in convenzione con l’ATS di Bergamo

Dopo circa due mesi di chiusura, lunedì 11 maggio, ha riaperto il Centro Diurno Cordata. Accoglie circa sessante persone con disagio psichico in convenzione con l’ATS di Bergamo.

La riapertura ha comportato un ripensamento degli spazi, una nuova e necessaria attenzione alle misure precauzionali quali l’adozione di mascherina e il rilevamento della temperatura, la responsabilizzazione personale in merito all’igiene delle mani e degli ambienti di lavoro.

Gli spazi aperti che abbiamo a disposizione hanno permesso di allestire il triage sotto i portici in giardino e di spostare lì anche lo spogliatoio e parte della sala da pranzo.

Qui alcuni racconti di questo tempo di chiusura e di riapertura.

“Il centro diurno è stato chiuso il 12 marzo. Nei giorni precedenti altissimi erano la percezione del pericolo e il livello di preoccupazione espresso dagli utenti e dagli operatori.
La comunità Villa Fiorita era già chiusa agli esterni da due settimane. C’era molta preoccupazione per gli utenti del centro diurno che si spostavano utilizzando i mezzi pubblici. Si creavano affollamenti e le notizie erano allarmanti.

La chiusura del Centro Diurno Cordata è stata pertanto una scelta sofferta ma dettata dalla necessità di attivare un meccanismo di protezione, effettuata di concerto con altri centri diurni del territorio.

Per non lasciare le persone in uno stato di isolamento e solitudine abbiamo attivato telefonate, inizialmente quotidiane, per rilevare lo stato di bisogno e poter intervenire in modo mirato. Il tutto in rete con i CPS e i Comuni.
In alcuni casi i contatti telefonici erano anche con le famiglie.
Complessivamente le persone hanno attivato le proprie risorse che hanno permesso loro di sostenere con responsabilità il difficile momento.

Nei contatti si parlava della difficoltà di stare in casa, della noia, dell’isolamento, della preoccupazione per i familiari. Alcuni di loro hanno fatto fatica nel non venire al lavoro ma
tutti hanno riconosciuto la necessità della chiusura e hanno quindi condiviso la decisione.
In comunità nel frattempo avevamo già chiuso da due settimane gli accessi dall’esterno e le visite dei familiari. Tempestiva è stata l’adozione di tutti i presidi a disposizione accompagnati da riunioni formative e informative per operatori e ospiti. Tutti gli ospiti sono stati seguiti dal medico di medicina generale e non abbiamo avuto alcun contagio.

Anche gli ospiti della Comunità che pure non escono dal 21 febbraio, hanno avvertito e riconosciuto la protezione esercitata dall’equipe e si sono sentiti tutelati.

Gli operatori hanno dovuto riorganizzare la giornate e le attività quotidiane poiché tutti i Laboratori Espressivi e le attività esterne erano sospese. Sono state condotte sperimentazioni da remoto in collegamento con i maestri d’arte che collaborano con noi. Si sono anche molto dedicati al giardino, alla piantumazione di erbe aromatiche, alla collocazione di fiori nel grande giardino che contorna il Centro Maresana.

Nella riunione settimanale di aggiornamento i nostri ospiti hanno ascoltato con attenzione e competenza e accettato le disposizioni adottate. Non ci sono stati momenti di crisi o scoraggiamento.

La lontananza dai familiari è stata considerata la fatica più grossa da sostenere. In periodo pre Covid regolarmente le persone andavano a casa con permessi in giornata o nel week end. In queste settimane sono state attivate telefonate o videochiamate ai familiari.
Da questa settimana abbiamo iniziato ad accogliere le famiglie, con una regolamentazione delle visite. Possiamo ricevere un nucleo familiare alla volta, al massimo due persone per ospite, su appuntamento, in una stanza esterna alla comunità dedicata solo alle visite, che viene sanificata ogni volta.

Come per tutti, si accede dopo aver provato la temperatura, dopo aver indossato le mascherine consegnate dall’operatore all’ingresso e dopo aver compilato un’autocertificazione.
La stessa procedura è stata adottata anche lunedì con la riapertura del Centro Diurno Cordata: mascherine per tutti, all’ingresso rilevazione della temperatura corporea, igienizzazione delle mani, autocertificazione che non si è stati in contatto con persone a rischio. Agli utenti è stato consegnato un documento che giustifica il loro spostamento.

Sono tutti/e contenti di rientrare e stanno mettendo in atto tutte le norme richieste ironizzando su alcuni passaggi durante il triage.

Hanno iniziato a frequentare il centro gli utenti che potrebbero avere funzioni di tutor essi stessi verso chi può essere in difficoltà a tenere l’attenzione, così da aiutarsi a vicenda.
Se tutto procede al meglio è previsto che gradualmente rientrino tutti.
Siamo in una fase molto particolare, in cui sento di dover riconoscere l’enorme impegno di tutti coloro che a vario titolo abitano il Centro Maresana.

Dagli ospiti con la loro partecipazione e lo spirito di adattamento, agli operatori che si sono accollati turni in più, che hanno coperto funzioni non strettamente connesse al loro ruolo e che hanno saputo riempire di senso e significato alla quotidianità così stravolta”.

Dott.ssa Silvia Pedrini, psicoterapeuta e coordinatrice del Centro Salute Mentale Maresana.

 

“Sono stata a casa con i miei figli, hanno 22 e 17 anni. È stato un bel tempo insieme, non pensavo. Giocavamo tutto il tempo, in sala, a pingpong, ‘nomi, cose, animali’, carte…
Io ho dei problemi e non sono stata bene, ho avuto delle ricadute, ma i miei figli sanno come gestirmi in quei momenti, poi è intervenuto il medico e ok.

Anche se sono stata bene a casa mi è mancato il Cordata soprattutto le persone. Poi la Wilma che è un punto di riferimento

Mi trovo bene. È un ambiente tranquillo. Io ho bisogno di pace. Mi ha fatto bene riprendere, è importante per me uscire e stare insieme alle persone, è un obiettivo”.

Esse, utente.

 

“Mentre eravamo chiusi il lavoro conto terzi è stato portato avanti anche coinvolgendo alcuni ospiti della comunità. È stata un’esperienza positiva.

Per questa riapertura abbiamo riorganizzato gli spazi: allargato i tavoli e messo una segnaletica così da garantire il distanziamento tra gli utenti che lavorano. Le aree di lavoro vengono igienizzate due volte al giorno. Gli utenti sono attenti e collaborativi”.

Stefano Nava, responsabile lavorazioni conto terzi del Centro Diurno Cordata.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI