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Il ricordo

“Addio Ezio, grazie: con la musica sapevi volare nonostante le ali spezzate”

Franco Valenzano, musicista, lettore di Bgnews, ricorda il maestro Ezio Bosso scomparso venerdì 15 maggio all'età di 48 anni

MI, RE, FA-MI… RE… Melodia semplice, ma proprio per questo geniale e toccante di Following a bird. Solo uno fra i tanti altri Tuoi preziosi regali e insegnamenti che ci hai lasciato. Una melodia nella quale hai rappresentato tutto Te stesso, l’ho capito sin dalla prima volta che l’ho ascoltata.

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C’è tutto il Tuo essere. Il Tuo essere umano. La Tua sensibilità, la Tua sofferenza. La Tua passione per il più bello e alto linguaggio che l’uomo disponga per comunicare. L’unico in grado di parlare direttamente ad ogni anima. Si sente forte tutta la Tua voglia di volare comunque e dovunque. Anche con le ali spezzate. La musica lo permette e Tu lo hai dimostrato.

MI, RE, FA-MI… RE… Struggente sino a scavarti l’anima, in grado di toccarne gli angoli più reconditi. Una melodia delicatamente sostenuta da quell’arpeggio in Re minore che si muove lentamente, volutamente quasi stentando, passando cromaticamente, solo sulla sua nota più bassa, prima verso un DO, poi un SI e, quindi un REb, ove diviene un melanconico, tristissimo arpeggio di un accordo REb aumentato. In quella modulazione armonica c’è tutto il Tuo genio, il Tuo disperato desiderio di volare alto, di gioire e godere delle emozioni che madre musica riesce comunque a farci vivere e trasmettere, oltre ogni umano impedimento.

Perdonami, so che non ti piace e non concordi con l’articolo possessivo “Tua” legato alla musica. Poiché ritenevi e ribadivi spesso che la musica non è di nessuno: “La Musica è nostra, di tutti noi. Questa – dicevi – è la sua magia: un atto di amore verso qualcun altro”.

Ezio Bosso

Grazie, Ezio, per averci illuminato e illustrato a piene mani, con quella Tua viva, immensa saggezza e sensibilità, quei tanti passaggi meno conosciuti di tanta musica scritta in passato, cui non avevamo dato l’importanza che meritavano.

Come troppo spesso accade, anche Tu sei sempre stato più apprezzato altrove che nel Tuo Paese.

La musica si parla in italiano. I maestri d’orchestra , di qualsiasi nazione del mondo, parlano in italiano ai propri orchestrali. Non a caso. L’abbiamo insegnata a tutti e per primi, in passato. Eppure siamo stati i primi a dimenticarla, a relegarla in disparte, a renderla figlia di un Dio minore in tempi più recenti. Insieme a tanti fra quelli che ne sono stati i migliori interpreti.

Grazie, Ezio, per averci offerto un vero esempio di umiltà, forza, tenacia e resilienza da indicare ai nostri figli. In un periodo come quello attuale, in cui si avverte una drammatica assenza di modelli umani così virtuosi. La malattia che ti ha debilitato era riuscita perfino a cancellare la musica dalla Tua mente. Ma hai avuto la perseveranza di ripartire da capo e di ritrovarla. Noi non possiamo neppure lontanamente immaginare gli incredibili sforzi che devi aver compiuto. Ti sei ritrovato in una delle più buie di quelle dodici stanze che la vita ci riserva, delle quali ci hai suonato e ci hai ben descritto. Grazie anche alla tua straordinaria memoria eidetica, visiva. Che nemmeno l’asportazione di una parte di cervello è riuscita a portarti via.

Ezio Bosso

Tra musica, dolore, pathos, sentimenti, esiste una stretta relazione. La musica sa descrivere, parlare e perfino farci vedere e toccare con mano, tutto questo. Tu sei stato, Ezio, uno fra gli interpreti migliori ed efficaci nel farci vedere senza vedere, toccare senza nemmeno sfiorare, emozionare (ne sono certo) anche chi fra noi ha il cuore più duro.

Grazie, Ezio, per essere stato così: libero, non allineato, originale, atipico (tua autodefinizione). A un “In bocca al lupo”, rispondevi “Viva il lupo!”. Un leone sorridente anche quando tanti si sarebbero lasciati andare, mai domo, tenero, combattivo e anticonformista.

Non te ne sei andato. Sei qui. Dentro ognuno di noi.

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