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In lombardia

Nella notte di giovedì e venerdì mattina precipitazioni a tratti intense

La giornata di venerdì 15 sarà ancora perturbata in buona parte, in particolare al mattino nelle province settentrionali e orientali, senza tuttavia rappresentare criticità.

Il Centro Meteorologico Lombardo avverte che nelle ore serali/notturne tra giovedì 14 maggio e venerdì 15 maggio sono attese precipitazioni localmente intense e abbondanti sulle nostre pianure centro-occidentali (specie PV-MI-LO-CR), dove saranno possibili criticità per i quantitativi importanti di pioggia in poco tempo.

Altrove in regione sono certamente attese precipitazioni per tutto il corso della notte, anche a carattere di rovescio e fino al mattino di venerdì (specie in fascia prealpino-pedemontana), ma senza particolari criticità.

Possiamo individuare due aree padane a distinta fenomenologia.

La prima area è ipotizzabile a ridosso delle basse pianure tra Piacentino, estremo ovest Pavese, Lodigiano e Cremonese centro-occidentale. In queste zone, già nel corso dalla serata, attendiamo l’innesco di celle temporalesche anche intense, localmente associate a colpi di vento e possibile grandine fino a medie dimensioni. Si presti dunque attenzione.

La seconda area, circoscrivibile tra Lomellina, Milanese, Varesotto meridionale e limitrofi territori CO-MB, raccoglie invece una potenziale criticità idraulica, stante la possibile persistenza di precipitazioni significative per più ore (per capirci, piogge a carattere di “rovesci monsonici”), con picchi fino a 100mm in 6h. Si consideri dunque l’eventualità di locali allagamenti nelle aree urbane che, per vostra esperienza, soffrono il deflusso delle acque piovane.

Nel corso della notte la fenomenologia tenderà a traslare via via verso nord, spalmando precipitazioni in modo irregolare tra le pedemontane e le Alpi, con conseguente mitigazione dei rischi.

La giornata di venerdì 15 sarà ancora perturbata in buona parte, in particolare al mattino nelle province settentrionali e orientali, senza tuttavia rappresentare criticità.

Per cortesia non domandateci dettagli del tipo “ma a Brescia cosa fa? A Bergamo cosa fa?”, perché sono domande a cui non possiamo dare risposta. Il senso di questa previsione è quello di avvisare di una possibilità, di mettervi in guardia circa un potenziale rischio, senza pretesa di precisione locale. La soluzione esatta non possiamo conoscerla, quindi la scopriremo insieme entro domani.

Analisi tecnica per gli interessati

Siamo di fronte a una perturbazione dalla dinamica particolarmente insolita per metà maggio, dunque l’indagine previsionale è complessa ed acceso è stato il dibattito su quali possano essere le zone deputate a ospitare la fenomenologia più critica.

L’unica sicurezza è che, nelle prossime ore serali/notturne, il nord-ovest Italia ospiterà condizioni fortemente inclini alla genesi di fenomeni convettivi. La risalita del ramo ascendente della corrente a getto, che scorre sul limite occidentale del promontorio anticiclonico sub-tropicale proteso verso il Sud Italia, andrà a nozze con l’inserimento da sud-ovest di masse d’aria fresche e instabili, veicolate dalla circolazione depressionaria isolata sulla Penisola Iberica.

Questa situazione sinottica, tra l’estate e l’autunno, è tra le più pericolose in assoluto per quanto riguarda il possibile sviluppo di precipitazioni intense a abbondanti sul nostro territorio. La stagionalità attuale, tuttavia, da un lato depone per un rischio più moderato (assai meno energia nei bassi strati), dall’altro lato complica estremamente la previsione e necessita di uno studio molto accurato per ponderare le forze in gioco, sia in quota sia al suolo.

Di norma, in casi analoghi, la fenomenologia temporalesca più intensa tende a svilupparsi proprio lungo il bordo della corrente a getto di media quota, ossia dove i forti venti in quota iniziano a smorzare. Più a levante i venti in quota troppo intensi, uniti a una minore disponibilità d’aria fredda, avrebbero modo di sostenere convezione in cambio di un’ampia disponibilità d’energia nei bassi strati, aria molto calda e umida che – in questo periodo dell’anno – è ancora scarsa.

Per contro, più a ovest, l’ingerenza delle correnti sud-occidentali, ben palesato da un crollo significativo della tropopausa, rappresenta un muro zonale contro cui va a convergere il richiamo sciroccale in sede padana, davvero molto consistente nei primi 2km di troposfera. Siccome non possiamo modellizzare con precisione la posizione di questi due attori, la cui interazione soffre di una incertezza geograficamente significativa per noi (circa 50km), va da sé che la soluzione previsionale sia molto incerta, continuando a oscillare tra scenari che ipotizzano il picco delle cumulate sulle basse pianure lombarde, mentre altri scenari spostano il fulcro molto più a settentrione, a ridosso delle pedemontane di nord-ovest.

In questi casi di indeterminazione si cerca di impiegare l’esperienza, anche se i margini di manovra sono molto limitati. L’orografia (le Alpi Marittime in primis e gli Appennini) gioca un ruolo chiave per quanto riguarda l’innesco delle prime torri temporalesche, e proprio da questi primi inneschi poi dipende tutto il cinema a seguire.

Ciò precisato, l’idea di fondo è che si possa assistere a una dinamica ibrida, per certi versi inconsueta o comunque assai rara, con attività temporalesca di prima fase a impegnare le basse pianure anche molto a est, fin quasi al Mantovano, convezione che presto sfuggirebbe (smorzata) verso il Bresciano-Garda. Una sottile porzione di territorio tra Lodigiano e Cremonese (e forse ovest Mantovano) potrebbe ospitare qualche sistema più organizzato, dunque col rischio di grandine anche di medie dimensioni.

Allo stesso momento, con genesi un po’ più tardiva e più progressiva, andrebbe strutturandosi una linea semi-stazionaria di rovesci nelle nostre medie pianure occidentali, che ospiterebbero la principale convergenza di basso livello (probabile un sistema MCS persistente per buona parte della notte).

Nonostante l’energia a disposizione non sia eccessiva, la sostanziale assenza iniziale di ventilazione in media-alta quota tra ovest Lombardia e Piemonte determinerebbe una modestissima mobilità delle celle convettive, fatto che rappresenta la vera causa di criticità molto più della loro intensità.

Nel corso della notte l’ingresso di correnti meridionali più decise, unite alla traslazione verso nord-est dell’ondulazione atlantica, andrebbe finalmente a trasferire i fenomeni verso i settori pedemontani e montani, tuttavia con precipitazioni un po’ meno intense e soprattutto molto meno concentrate. Questa traslazione tardiva della circolazione depressionaria a ridosso delle Alpi Occidentali potrebbe essere la chiave di lettura per una criticità molto maggiore in media (o medio-bassa) pianura anziché nei settori settentrionali

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