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La lettera

Lucia scrive alla figlia: “Sorridi a chi ti dirà che te la sei cercata, come Silvia”

Lucia Chiesa, 26enne di Zogno, ha scritto una lettera ideale a sua figlia Eleonora, ricordando il valore del volontariato

“Ti auguro che dai sorrisi che riceverai tu possa ricavare la forza per sorridere a tua volta a chi ti dirà che non va bene, che potevi fare di più o di meno, che potevi farlo altrove, che sei ingenua, che sei donna, che sei giovane, che te la sei cercata”. Sorridere, di fronte a chi punta il dito, arrogandosi il diritto di giudicare tutto e tutti, sempre e comunque. Come Silvia Romano che, con il suo sorriso, ha dedicato una parte della sua vita agli altri.

Lucia Chiesa, 26enne di Zogno, prende spunto dalla recente liberazione e del ritorno in Italia della cooperante romana (e le conseguente frasi vergognose comparse sui social e non solo) per scrivere una lettera ideale a sua figlia Eleonora (10 anni). Semplici parole che, in questo triste periodo, vogliono donare una luce di speranza alle nuove generazioni che stanno nascendo.

“Ti auguro di seguire sempre con determinazione i tuoi sogni e di diventare una donna felice e realizzata – scrive -. Spero (ma ne sono certa) che tu possa trovare questa felicità anche nell’aiutare chi ne ha bisogno: che sia l’amica che ti chiede una mano per risolvere un compito, un cane che ha trascorso la vita in canile, la vicina che fatica a fare la spesa l’ultima settimana del mese, una specie protetta o una foresta da salvare, una bambina che trascorre la sua infanzia in un orfanotrofio in Romania o in un villaggio del Kenya”.

silvia romano
Silvia Romano, volontaria milanese rapita in Kenya

Parla di volontariato Lucia, quello che lei e le sue amiche hanno svolto in Romania, oppure in varie parti dell’Africa: “Il mio desiderio ed il mio augurio sono quelli di continuare a fare volontariato, nonostante questo mondo mi faccia paura. Il messaggio di Silvia Romano è desiderio di fare del bene, di donarsi all’altro, di luce e di coraggio. In molti però hanno badato solo all’aspetto fisico, al vestito, ai soldi, senza riuscire a provare un briciolo di empatia per questa ragazza”.

Insulti declinati al femminile (“ad un uomo non sarebbe mai successo”), di chi giudica senza conoscere Silvia Romano e le dinamiche che hanno portato al suo sequestro, di chi si arroga il diritto di scegliere in merito alle forme di volontariato degli altri: “Ognuno è libero di scegliere chi aiutare, la causa a cui votare la propria vita. Anche in questo senso, paradossalmente, la libertà di scelta delle donne sembra ancora utopia. In ogni caso, vorrei che ci concentrassimo sul valore del gesto di Silvia e di tutte le persone che si impegnano nel fare volontariato, nonostante le cattiverie gratuite”.

Lucia dedica poi l’ultima parte della lettera a Silvia, un piccolo modello di ispirazione per la propria bambina: “Lascia parlare chi vive coltivando sempre e solo il suo piccolo triste orticello e scegli tu quale strada prendere nella vita. Nessuna cattiveria può spegnere la luce di una persona che dedica una parte della sua vita agli ultimi, nessuna cattiveria può spegnere la luce di Silvia”.

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