Ormai i colpi non si risparmiano nemmeno più, sono tutti pubblici e ben visibili come vogliono le due banche: da una parte Intesa Sanpaolo che ha lanciato l’ops il 17 febbraio scorso e che sta calando milioni di euro su tutta la provincia bergamasca, dall’altra Ubi Banca che cerca di chiamare a raccolta tutti i suoi soci per scongiurare quello scambio di azioni.
In attesa di tutti i via libera necessari, dalla Bce a Banca d’Italia, da Ivass all‘Antitrust che porterebbero nel vivo l’operazione nella prima parte di luglio.
Intanto c’è da registrare la ricerca di un cavaliere bianco.
Un passaggio – non ufficiale – ma al quale stanno lavorando gli advisor Goldman Sachs e Credit Suisse. E a cui Ubi stessa fa riferimento invocando la clausola di sopravvenienza della forza maggiore (Mac) per il coronavirus che impedirebbe di fatto la ricerca di soluzioni alternative all’offerta di pubblico scambio di Intesa Sanpaolo nell’esposto alla Consob.
Ormai è chiaro che Ubi Banca non può più restare sola sullo scacchiere. O diventa boccone o mangia altre pedine.
L’ad di Ubi, Victor Massiah, nei mesi scorsi avrebbe avuto contatti con Crédit Agricole. Un’ipotesi di aggregazione che non dispiacerebbe ad alcuni storici azionisti dell’istituto di credito.
Su un altro fronte ci sarebbe un piano di Massiah per un rinnovo dell’accordo di bancassurance con Cattolica Assicurazioni, in scadenza il prossimo 30 giugno. La compagnia, che è entrata nel capitale di Ubi Banca con una quota dell’1%, pare intenzionata a rinnovare l’intesa che potrebbe fruttare a Ubi alcune centinaia di milioni e potrebbe minare l’interesse di Unipol che, invece, supporta l’ops di Intesa perché è interessata a diventare il partner delle circa 500 filiali che saranno acquisite da Bper.
Un’ultima alternativa indicata dagli advisor potrebbe essere Monte dei Paschi di Siena. Da sempre considerata la sposa ideale per il cavaliere bianco Ubi Banca. A Massiah in privato non dispiacerebbe affatto, anche se poi nega e smentire in pubblico questa soluzione. Quest’ultima ipotesi però avrebbe il limite delle tempistiche: la prima legata all’ormai imminente cambio dell’amministratore delegato e, la seconda, per non aver ancora ricevuto il via libera dalla Commissione UE a cedere il pacchetto di crediti deteriorati che costituisce un passaggio chiave prima di potere pensare ad alleanze.
L’ipotesi Monte Paschi di Siena – secondo voci ben informate – sarebbe vista come la morte da parte dei pattisti del Car. Morte da intendersi come perdita di valore del titolo Ubi. E chi investe, si sa, non vuole perdere.
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