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Il ricordo

Brambilla e Finardi piangono Andrea Rinaldi: “Era uno della famiglia Atalanta”

L'allenatore della Primavera e il coordinatore del settore giovanile: "Un ragazzo a modo, preciso, con tanta voglia e determinazione"

Tre anni fa Andrea Rinaldi aveva festeggiato in anticipo il suo diciassettesimo compleanno, con un gran gol di destro all’incrocio dei pali. Una rete da applausi, che aveva portato l’Atalanta allievi ai supplementari, a Cesena nella sfida scudetto del 22 giugno, poi vinta per 3-2 dall’Inter.

Era la rivincita della finale giocata l’anno prima e però vinta invece, dall’Atalanta, grazie ai gol di testa di Bastoni nel recupero e di Melegoni su punizione, nei tempi supplementari. Era il 19 giugno 2016 e Massimo Brambilla (oggi allenatore della Primavera che conquista scudetti e diverte anche in Champions), l’allenatore che aveva guidato allora i baby dell’Atalanta allo scudetto, ricorda: “Rinaldi stava andando bene, anche in quella finale aveva dato un contributo decisivo. Poi l’avevo avuto nella Primavera, era un 2000 aggregato e aveva fatto qualche presenza prima di andare a giocare in Serie C”.

Poi il passaggio all’Imolese in Lega Pro e nell’ultima stagione al Legnano in D.

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Ma come si può morire a soli 19 anni? Brambilla è ancora scosso per la scomparsa di Andrea Rinaldi, colpito da un aneurisma cerebrale: “Davvero non ci sono parole, è tutto assurdo. Sono tragedie inspiegabili, eppure succedono ancora oggi. Ma sembra incredibile che un ragazzo di 19 anni possa morire così. Andrea non aveva mai avuto nulla, è un dolore grande, siamo vicini alla sua famiglia, noi che lo abbiamo visto muovere i primi passi da calciatore”.

Aveva fatto tutta la trafila nelle giovanili dell’Atalanta e il suo sogno era diventare come i grandi che vedeva allenarsi a due passi da lui, nel Centro Bortolotti di Zingonia: “Chiaro che il sogno di questi ragazzi quando arrivano nella Primavera è poter fare del calcio la propria professione” continua Brambilla “è il desiderio di tutti e questo comporta tanti sacrifici”.

E Rinaldi? “Era un centrocampista di corsa, aveva doti e margini di miglioramento. Ma, al di là del suo ruolo, la sua caratteristica era quella di non mollare mai e di non darsi mai per vinto. Mi resta in mente – conclude Brambilla – la sua immagine quando arrivava all’allenamento col pullmino e noi spesso eravamo già in campo. Lui ci raggiungeva qualche minuto dopo perché arrivava da lontano e quando ci vedeva correva nello spogliatoio a cambiarsi, con tanta voglia di essere con noi. Perché tanti ragazzi crescono assieme a Zingonia e, dopo anni, si diventa come una grande famiglia”.

Il Presidente Antonio Percassi e tutta la famiglia #Atalanta, profondamente colpiti, partecipano commossi al dolore dei…

Pubblicato da Atalanta Bergamasca Calcio su Lunedì 11 maggio 2020

E Giancarlo Finardi, coordinatore del settore giovanile, ricorda commosso come se fossero oggi le due finali scudetto allievi, il gol di Rinaldi che “aveva un bel tiro e infatti aveva fatto anche gol”.

Poi il passaggio in Primavera e “aveva avuto richieste in C: era un giocatore di forza, a centrocampo il suo contributo si faceva sentire. Ma soprattutto era un ragazzo a modo, preciso, con tanta voglia e determinazione. Se n’è andato troppo presto”.

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