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Il parere

L’Atalanta prova a ripartire ma Tacchinardi non ci sta: “Usciamo prima dall’emergenza”

L'ex centrocampista di Dea, Juve e nazionale: "Troppi rischi e porte chiuse, questo calcio sarebbe meglio fermarlo"

Prove tecniche di ripartenza. L’Atalanta, o meglio gran parte dei suoi giocatori, da Gomez a Zapata, da Muriel a Ilicic, ha ripreso ad allenarsi a Zingonia la scorsa settimana: “Primi allenamenti individuali e volontari”, come recita un comunicato della società nerazzurra. E così sarà fino al 18 maggio, giorno in cui viene dato il via libera anche dal governo agli allenamenti di squadra.

Ricordiamo qualche data, come promemoria: i nerazzurri sono fermi dal 10 marzo, cioè dalla sera di Valencia-Atalanta, cioè quasi due mesi. Per iniziare quella che è stata una bellissima stagione, almeno fino al quarto posto e all’interruzione in Serie A il 1° marzo con Lecce-Atalanta 2-7, gli uomini di Gasperini si erano radunati l’11 luglio e dopo una serie di amichevoli avevano iniziato la stagione ufficiale, cioè il campionato il 25 agosto, Spal-Atalanta 2-3.

Ad oggi, ma non c’è alcuna certezza, la data indicativa per la ripresa del campionato potrebbe essere il 13 giugno con Atalanta-Lazio. Resterebbero altre 12 partite da giocare, compreso il recupero Atalanta-Sassuolo. E, stando alle ipotesi di ripresa della Uefa, a cavallo di Ferragosto verrebbero giocati i quarti di finale.

Sono per ora date indicative, visto che non c’è nessuna certezza sulla ripresa della Serie A. In attesa della decisione definitiva del governo, d’accordo con il Comitato tecnico scientifico e con la Federazione gioco calcio. E il ministro dello Sport, che fino a pochi giorni fa aveva frenato, oggi sembra più vicino alle posizioni della Lega Calcio di Serie A: “Farò di tutto per far ripartire la Serie A”.

In Germania il campionato riprenderà il 16 maggio, anche se sono già stati registrati 10 casi di positività tra la Bundesliga e la Serie B tedesca.

Certo, la situazione è in miglioramento ma non siamo ancora fuori dall’emergenza. E non tutti nel calcio sono entusiasti di una ripartenza, perché in questo momento la mente è ancora rivolta a ben altri problemi: “Abbiamo avuto una bomba atomica”, spiega Alessio Tacchinardi, che nell’Atalanta ha esordito in Serie A e poi con la Juve ha vinto cinque scudetti e una Coppa dei Campioni. Tacchinardi vive a Crema: “Da noi e a Bergamo ancora più che da noi, c’è stata una strage. Bisogna stare attenti, io dico che prima viene la salute, tutta la vita. E perciò non posso sapere se sia davvero giusto ripartire. In questo momento farei come hanno fatto in Francia e direi stop a tutto: non si può partire, almeno finché non c’è la certezza che la situazione stia davvero migliorando, finché la curva dei contagi non continua a rallentare e diminuire. Certo, il 18 maggio potrei avere un’altra idea, se davvero continua l’uscita dall’emergenza e non si torna indietro, speriamo. Però in questo momento il rischio è grosso e vorrei che si evitassero ricadute, che sarebbero dolorosissime. Perciò non riesco a pensare diversamente”.

Tacchinardi
Alessio Tacchinardi, cremasco classe 1975

Tacchinardi pone poi altri dubbi, che sono stati espressi nei giorni scorsi anche da medici: “Prendete il caso di Dybala positivo: se viene contagiato un massaggiatore e poi altri dello staff o tra i giocatori, poi cosa fanno? Ecco, mi sembra che adesso ci siano ancora troppe incognite su questa ripartenza”.

Il problema, secondo l’ex atalantino, non è solo nella sicurezza o nella certezza che si sia usciti dall’emergenza: “Anche se si giocasse a porte chiuse, come vivrebbero questo calcio i tifosi? Io credo in maniera molto distaccata. Forse – continua Tacchinardi – noi vediamo la situazione in questo modo perché siamo stati molto colpiti, tutti noi abbiamo avuto se non un parente un amico che è rimasto vittima o contagiato dal Coronavirus e immaginare adesso un discorso preparazione dei calciatori mi viene molto difficile. Pur con tutte le strutture all’avanguardia di cui sono dotate le società di Serie A, mi sembra tutto molto complicato. E anche se capisco che il tracollo economico sarebbe pesante, in caso di mancata ripartenza. Così come non capisco invece l’insistenza della Uefa per giocare, dopo aver lasciato svolgere partite con stadi pieni nel momento in cui il virus esplodeva, a Liverpool come a Madrid”.

La conclusione di Tacchinardi è… “Fra dieci giorni avrò qualche certezza in più. Se i contagi continueranno a diminuire si potranno fare valutazioni diverse, forse non sarebbe sbagliato (come ha proposto Galliani) anche ripartire a gennaio e svolgere il campionato nell’anno solare. Ma adesso io dico solo: con la vita non si scherza. Usciamo, prima, dall’emergenza”.

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