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Policlinico san pietro

Anche gli infermieri ringraziano: “Abbiamo ricevuto tanto sostegno”

Roberto Rocca, caposala del reparto di riabilitazione (ora dedicato ai pazienti Covid) del Policlinico di Ponte San Pietro, raccontando questi ultimi mesi di emergenza, ringrazia chi, con piccoli e grandi gesti significativi, è stato vicino idealmente a medici ed infermieri.

“In 27 anni di carriera, non ho mai vissuto un’emergenza come quella che abbiamo affrontato negli ultimi mesi. Grazie anche alla solidarietà che in molti ci hanno mostrato in questo ultimo periodo e all’impegno del Gruppo San Donato nel fornirci sempre e comunque tutti i dispositivi di protezione individuale, siamo riusciti ad affrontare la lotta al Covid-19 al meglio delle nostre possibilità”.

Roberto Rocca, caposala del reparto di riabilitazione (ora dedicato ai pazienti Covid) del Policlinico di Ponte San Pietro, raccontando questi ultimi mesi di emergenza, ringrazia chi, con piccoli e grandi gesti significativi, è stato vicino idealmente a medici ed infermieri. “A nome mio e del personale sanitario, voglio ringraziare i ristoratori della zona, perché in questo periodo tragico non ci hanno mai fatto mancare un pasto caldo. Un gesto di vicinanza che abbiamo molto apprezzato: per noi, prima di tutto, viene il benessere delle persone e, in questo periodo nel quale abbiamo affrontato una corsa contro il tempo per curare al meglio i pazienti, questo aiuto è stato importante”.

Un periodo difficile, di emergenza, “vissuto in prima persona, sin dal primo giorno, nel quale però abbiamo sempre avuto il sostegno del direttore sanitario e del direttore generale”.

Un’emergenza che, già dall’inizio e in maniera repentina, ha stravolto il lavoro di medici e infermieri, sia dal punto di vista organizzativo che psicologico. “Ricordo ancora una riunione di inizio marzo, quando ci hanno informato della possibilità di avere, entro pochi giorni, quasi novemila casi nella Bergamasca – racconta Rocca. – Tutti siamo rimasti esterrefatti: da un giorno all’altro, il reparto di riabilitazione è stato stravolto, trovandoci a gestire 60 posti letto di Covid positivi. Dal primo caso ricoverato, in 24 ore abbiamo dovuto raddoppiare il numero di infermieri. Grazie a Marco Mattana, responsabile del personale infermieristico, siamo riusciti ad avere possibilità di infermieri dagli altri reparti, mentre ne sono stati assunti altri provenienti dal Sud Italia. Un’emergenza totale dalla quale nessuno, tra il personale, si è tirato indietro”.

Numeri, ma prima di tutto persone. “Tutti abbiamo affrontato naturalmente l’aspetto medico ma, inevitabilmente, è subentrata subito un’empatia con i pazienti, che si ritrovavano abbandonati, viste le circostanze che lo imponevano. Molte persone sono uscite dal nostro reparto con il sorriso, altre purtroppo non ce l’hanno fatta. Devo congratularmi con tutto il personale, sempre attento e molto presente”.

Roberto Rocca racconta poi un triste aneddoto, che nel tempo era diventato quasi un’abitudine: “Al mattino, appena arrivato in reparto, a me toccava il difficile compito di segnalare i decessi. “Come è andata la notte?” chiedevo ai miei infermieri. Molte volte il numero dei decessi è stato alto, eravamo sconfortati. Adesso, per fortuna, ci sembra di andare verso la direzione giusta”.

Stanchezza fisica, ma anche mentale, dovuta anche al rischio costante, per il personale sanitario, di venire contagiati. “Abbiamo visto pazienti anche giovani, senza patologie pregresse, che stavano veramente male. Eravamo consapevoli che, anche solo con una minima mancanza di attenzione, potevamo rischiare la vita”.

infermieri policlinico san pietro

Per dare sostegno al personale impegnato in prima persona nell’emergenza, il Policlinico San Pietro ha implementato l’attività dello sportello psicologico, aperto a tutti i dipendenti amministrativi e sanitari. Il lavoro del dottor Sergio Gelfi è stato supportato dalla dottoressa Alessia Carminati, che si è dedicata in particolare al personale impegnato nei reparti Covid.

Un impegno costante, che sembra, in questo periodo, dare i suoi frutti. “I pazienti positivi, ad oggi, non necessitano più di ampli flussi di ossigenoterapia, sono abbastanza stabili – spiega ancora Rocca. – Il reparto ora, grazie anche al primario Dario Buffoli, è stato dedicato alla “riabilitazione Covid”, per aiutare i pazienti che hanno avuto questa patologia a riprendere con la mobilità e gli atti respiratori in maniera autonoma”.

Lunedì 4 maggio è iniziato il secondo step dell’emergenza, con la cosiddetta Fase 2, da affrontare ancora con prudenza. “Io sono molto impaurito – confida Rocca. – Nel tragitto da casa all’ospedale, vedo troppa gente in giro. Persone senza mascherina, distanza di sicurezza non mantenuta: in diversi non hanno capito la gravità della situazione che abbiamo vissuto. Gestire nuovamente un’emergenza come quella che abbiamo appena affrontato sarebbe quasi impossibile. Capisco anche che, per diverse categorie di lavoratori, penso ad esempio ai ristoratori, la situazione è molto dura. Spero che tutto possa tornare alla completa normalità a partire dal prossimo anno”.

Una normalità sperata e invocata da molti, con la quale però non si dovranno dimenticare le belle parole spese per il nostro sistema sanitario. “La considerazione nei confronti del personale sanitario, negli anni, è andata scemando. Per questo, la solidarietà che abbiamo ricevuto ci ha sorpreso. Dopo questo periodo, medici ed infermieri sono diventati eroi, spero non ce ne si dimentichi una volta passata l’emergenza. In ogni caso, siamo tutti riconoscenti verso la solidarietà e la vicinanza che tutti ci hanno mostrato: dai ristoratori di Ponte San Pietro ai media, nessuno ha fatto mancare il proprio appoggio. Il lavoro di medici, infermieri, personale di supporto ed ausiliari è quello di far star bene i pazienti: è una professione che porta quotidianamente ad un coinvolgimento emotivo e psicologico molto forte nei confronti del paziente e questo vale sempre, non solo nel periodo del Covid. Molti, purtroppo, non se ne rendono conto. Speriamo che questa emergenza porti una svolta anche nel modo di porsi verso la nostra professione”.

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