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Coronavirus

Mancano ancora i tamponi: il rischio di contagio nella fase 2

Intervenendo a Piazzapulita il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori ha commentato: "Stiamo facendo la riapertura come un pilota che procede nella nebbia senza radar"

Purtroppo non è una novità: mancano i tamponi. Sin dall’inizio della pandemia Covid-19 gli esperti hanno evidenziato la mancanza di questi test che (eccetto un margine d’errore che si attesta attorno al 30%) al momento sono l’unico modo per capire se una persona è contagiosa oppure no: senza saperlo un numero indefinito ma potenzialmente molto ampio di individui può essere veicolo di diffusione del virus.

Stanno continuando a essere irreperibili in quantitativi sufficienti rispetto alle esigenze anche nella fase 2, che ha preso il via lunedì 4 maggio con la stragrande maggioranza delle persone che non sanno se sono infette oppure no. Lo ha spiegato il dottor Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano in un’intervista a Repubblica: “Abbiamo un numero altissimo di infettati che ora tornano in circolazione: è evidente che sono necessari maggiori controlli”.

Alla vigilia dell’inizio della fase 2 il dottor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di virologia e microbiologia dell’Università-azienda ospedale di Padova, ha evidenziato la carenza di un’impostazione strategica al problema. “Sono mancate – ha dichiarato al Messaggero – un’analisi e una condivisione del rischio dell’epidemia regione per regione. Non so se il governo lo ha calcolato, a noi non ha detto niente nessuno. Ma faccio fatica a crederlo, perché se i provvedimenti vengono fatti tutti uguali è chiaro che questo crea confusione. Se la Lombardia è paragonata alla Calabria, o alla Sardegna o anche al Veneto, è indubbio che non c’è stata un’analisi territoriale”. E ha aggiunto: “Bisogna valutare soprattutto il rischio, che è diverso, e dipende sia dal numero dei casi, che tra l’altro ancora non conosciamo con esattezza, sia dalla capacità di risposta e di contenimento di ogni regione. Se non si fa questa analisi siamo nel caos più totale”.

Andrea Crisanti Piazzapulita

Intervenendo a Piazzapulita nella puntata in onda giovedì 7 maggio su La7, il dottor Crisanti ha lamentato: “Mancano le mascherine, non c’è una chiara politica di prevenzione nazionale, non si sa come fare più tamponi che sono un chiaro strumento per diminuire i casi e per controllare l’epidemia, ogni regione ha un piano diverso, ci sono regioni che svolgono test sierologici di un tipo e altre di un altro, regioni che investono sul fare i tamponi, e la popolazione italiana è lasciata a guanti e mascherine che spesso non si riescono a trovare”.

Le ripercussioni possono essere molte, come riporta un appello firmato da Crisanti insieme al sociologo Luca Ricolfi e al giurista Giuseppe Valditara: “Se vogliamo che l’imminente riapertura non sia effimera, se vogliamo evitare la chiusura di centinaia di migliaia di aziende, se vogliamo che milioni di lavoratori non perdano il posto di lavoro occorre cambiare rotta. Bisogna iniziare subito a fare tamponi di massa”.

Rispondendo al conduttore di Piazzapulita, Corrado Formigli, che aveva chiesto al governo quanti tamponi e test sierologici verranno effettuati nei prossimi due mesi e a chi, Palazzo Chigi ha fatto sapere: “Abbiamo mandato alle regioni 2,7 milioni di tamponi, ne hanno usati 2 milioni. Ne manderemo nei prossimi due mesi altri 5 milioni. Dalla prossima settimana faremo i primi 150mila test sierologici ad un campione di cittadini definito da Istat e Inail. A questi si aggiungeranno quelli che stanno facendo le singole regioni”.

“Sono sorpreso da questa risposta – ha replicato il dottor Crisanti – cosa vuol dire 2 o 5 milioni di tamponi? Sono i bastoncini con la garza assorbente per prelevare materiale dalla mucosa o sono tutti i reagenti che lo accompagnano? Mi pare che sia questa la risposta che bisogna dare. Non credo che si parli della capacità di farli perchè questo non è possibile: in Italia non ci sono 2 o 5 milioni di reagenti, ce n’è una carenza pazzesca e tutte le regioni si lamentano. In Veneto ce li siamo fatti da soli: da prima della pandemia, quando abbiamo avuto notizia che c’era l’epidemia in Cina, ci siamo attrezzati e abbiamo approntato un test fatto in casa che è identico a quello dello Spallanzani e ci siamo approvvigionati per mezzo milione di reagenti, dopodichè abbiamo comprato una strumentazione che li nebulizzava e adesso in Veneto ne abbiamo per due milioni e mezzo. Mi piacerebbe sapere se quei 5 milioni di tamponi sono accompagnati da reagenti e ne dubito”.

Il viceministro alla salute, Pierpaolo Sileri ha confermato: “In alcuni casi i reagenti non sono stati consegnati, c’è stato un approvvigionamento locale – loro lo hanno fatto come anche altre regioni – ed è il problema principale perchè se non c’è il reagente è come non avere il tampone”.

Una maggior disponibilità di tamponi permetterebbe di gestire meglio la fase 2. Il dottor Crisanti ha specificato: “Possono essere usati in due modi: per formulare la diagnosi o per fare sorveglianza attiva attorno ai casi sintomatici. Se abbiamo un caso sintomatico qualcuno gli ha passato l’infezione e per scoprire chi è stato e impedire che la trasmetta ad altri bisogna fare il tampone ai contatti, agli amici e ai vicini. In Veneto abbiamo scandagliato il territorio per trovare chi era infetto: solo così si controlla l’epidemia, a Vo’ l’abbiamo dimostrato senza ombra di dubbio… è l’unico modo per distruggere i focolai. Se non lo capiamo a ottobre e novembre saremo impreparati”.

Giorgio Gori Piazzapulita

Intervenendo alla trasmissione, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori ha commentato: “Stiamo facendo la riapertura come un pilota che procede nella nebbia senza radar. Mi sconcerta il fatto che a distanza di più di due mesi dall’inizio del problema ancora non siamo riusciti ad avviare soluzioni industriali per poter produrre i reagenti e avere attrezzature tali da poter effettuare tamponi in quantità”.

Questo nodo da sciogliere è cruciale per l’efficacia della nuova applicazione che dovrebbe arrivare a breve per tracciare i contagi da Coronavirus Covid-19 in Italia. Gori ha concluso: “La formula delle tre ‘t’ – tamponi, tracciamento e trattamento – dei positivi attraverso l’isolamento va realizzata ed è la condizione perchè l’applicazione che dovrebbe arrivare a fine maggio possa avere qualche vaga possibilità di funzionare: l’app Immuni senza tamponi è assolutamente inutile”.

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