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Lettere

Ospedale papa giovanni

Ricoverata in cardiologia, mia zia m’invita a dirvi: “Qui ci sono eroi, da loro traspare amore”

Rita Persico ci scrive venerdì mattina per conto di sua zia Teresa Acerbis, attualmente ricoverata presso il Papa Giovani XXIII nel reparto di Cardiologia, unità coronarica, terapia sub intensiva

Rita Persico ci scrive venerdì mattina per conto di sua zia Teresa Acerbis, attualmente ricoverata presso il Papa Giovani XXIII nel reparto di Cardiologia, unità coronarica, terapia sub intensiva e molto probabilmente, in questi minuti, sottoposta ad una seconda operazione. la zia le ha chiesto di raccontare la sua esperienza.

Tutto inizia lunedì sera i sintomi sono mal di stomaco e vomito. Si pensa ad un’ernia iatale.

La mattina i sintomi persistono, il medico di base prescrive medicinali da banco ma la sua situazione peggiora.

La famiglia si domanda se sia il caso di portarla in pronto soccorso perché, in un momento come questo, la paura di poter contrarre un virus letale, è altissima. Ma lei peggiora.

Arriva al Pronto Soccorso del Papa Giovanni XXIII e, già da subito, viene accolta con amore.

Mi ha detto, durante una video chiamata ieri (giovedì) mattina “Rita, credimi, questi sono eroi. Traspare l’amore da dietro tutti quei dispositivi di sicurezza nostri e loro”.

Il medico dopo diversi esami le dice sorridendo, per stemperare una tensione palpabile nell’aria “Signora Acerbis è proprio un brutto momento questo per fare un infarto”.

I posti letto mancano e si cerca la soluzione migliore.

Per fortuna, riescono a trovare un posto nel reparto di Cardiologia, unità coronarica, terapia sub intensiva proprio del Papa Giovanni e già mercoledì viene sottoposta all’intervento di stend.

Parla, mi racconta cosa è successo ed è visibilmente commossa quando mi dice “qui dentro non senti la mancanza dei parenti perché ti trovi in famiglia. Il dolore scompare perché sei accudita al meglio. Penso alle loro famiglie che li vedono in trincea, e lo sono, ma stanno offrendo a noi tutti pazienti la loro vita e il loro amore”.

Questa è la testimonianza di mia zia Teresa Acerbis che voleva che raccontassi per esprimere la sua immensa gratitudine nei confronti di tutte quelle persone che la stanno aiutando e stanno aiutando, in un momento fragile e caotico al tempo stesso, tutte le persone malate.

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