Il dramma del coronavirus a Bergamo ha travolto anche i Pinguini Tattici Nucleari. La band rivelazione di Sanremo era pronta alla sua consacrazione, il primo tour nei palazzetti, quando ha dovuto fermarsi. “Già alla prima data cancellata abbiamo capito che non saremmo più partiti” racconta Riccardo con gli altri della band in un’intervista a TV Sorrisi e Canzoni.
“All’inizio siamo impazziti, per noi era un tour simbolico, entravamo nel mondo dei “grandi” dopo una lunga gavetta”. Era tutto pronto: “Stavamo facendo le prove definitive, sul palco già allestito” spiega Elio. “Ora il tour è fissato per ottobre, ma viviamo alla settimana. Per noi è una luce di speranza ma non ci pensiamo troppo”.
Così i sei ragazzi bergamaschi hanno messo da parte la musica e sono tornati a casa con fratelli, sorelle e genitori. Lorenzo è l’unico che convive con la sua compagna, lontano dai suoi. “Si sono ricreati profondi legami famigliari, non è banale” dice Elio.
La famiglia dei Pinguini, invece, è divisa per la prima volta. “Da quando ci conosciamo non è mai passato nemmeno un mese senza vederci” dicono. “Ma la nostra amicizia è intatta, abbiamo una chat di WhatsApp dove ci prendiamo in giro» dice Elio. «Ma suonavamo insieme tutti i giorni, quindi avremo bisogno di riscoprire la nostra affinità” aggiunge Riccardo.
I ragazzi sanno già cosa faranno quando torneranno alla normalità: “Una coppa gigante in gelateria” è il primo desiderio di Lorenzo. “Un nuovo tatuaggio” quello di Elio. “Sono stufo di farmi tagliare i capelli da mia sorella” dice Simone. “A chi lo dici, io ho pure le doppie punte” dice Nicola “e mi manca salire sul Monte delle Tre Croci a contemplare la vista su Bergamo”.
Matteo è ancora più romantico: “Voglio rivedere la mia ragazza per farle capire che possiamo recuperare il tempo perduto”. E Riccardo? “Non vedo l’ora di tornare a Milano, anche se Bergamo è l’amore della mia vita”.
La loro amata città, a cui hanno dedicato anche una bellissima canzone, è stata duramente colpita: “Abbiamo vissuto la paura per i nostri zii e nonni, e abbiamo detto addio a un nostro grande amico musicista che non ce l’ha fatta” dice Riccardo, a nome di tutti. “Ma crediamo nel valore dell’ironia, che non significa ridere di una tragedia ma guardarla dall’esterno, come diceva Pirandello. Cerchiamo di utilizzare questo tempo per ragionare su noi stessi e ampliare i nostri orizzonti culturali. È un periodo terribile ma che ci consente di capire i veri valori, proprio come questa amicizia messa alla prova dalla distanza”.
E poi c’è l’orgoglio di una città che ha saputo reagire: “Sono fiero della mia gente, delle tantissime iniziative nate dal basso” dice Elio. “E di mia mamma che lavora in ospedale fin dall’inizio, quando sembrava un’emergenza impossibile da affrontare”.
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