“Il primo gol che farò lo dedicherò ai morti di Bergamo”. Ha fatto una promessa Musa Barrow, e non vede l’ora di mantenerla. Lui, che sotto le Mura venete è cresciuto come ragazzo e come calciatore, è rimasto molto legato alla città che l’ha visto lanciarsi nel calcio che conta.
Oggi è a Bologna, dove sembra essere rinato con Mihajlovic dopo qualche mese sottotono in nerazzurro, ma ha seguito con commozione e dolore l’evolversi della pandemia a Bergamo: “Ho perso degli amici – ha spiegato Barrow in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport -. Gente che mi ha aiutato, sostenuto, dato consigli, anche allevato nella casa in cui stavamo ai tempi delle giovanili. Penso a don Fausto Resmini, poi la moglie di Dino, un signore pieno di umanità. Le dico subito una cosa: il mio primo gol, quando riprenderemo a giocare, sarà dedicato a loro e a Bergamo. Sarà una scritta sotto la maglia, un’intervista o uno sguardo al cielo. Ma sarà tutto per loro”.
Sulla ripresa del campionato l’attaccante gambiano è sicuro: “Giusto ricominciare, ma in piena sicurezza. Certe situazioni non andranno mai dimenticate – ha risposto -. In Gambia diciamo che il calcio ha il potere di salvarti la vita: se può dare anche un sorriso, ben venga. Forse solo giocando tutti i cattivi pensieri andranno via, perché il calcio ha davvero questa medicina in sé: pensi a giocare, divertirti. Ma tenendo nel profondo quella gente scomparsa: chi ha perso madri o padri, nonni. Le dedica al primo gol che farò sarà anche per loro”.
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