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Il caso

Castelli Calepio, lo scontro in consiglio tra sindaco e minoranza finisce in Prefettura

La discussione è nata durante la sessione di lunedì 4 maggio, con scambi di parole e frecciate forti fra il sindaco Giovanni Benini e il capogruppo della minoranza Massimiliano Chiari (Castelli Calepio Cambia).

Nuovo, e infuocato, dibattito fra le parti a Castelli Calepio, in seguito alla seduta del consiglio comunale di lunedì 4 maggio: al punto tale da indurre il consigliere di minoranza Massimiliano Chiari (Castelli Calepio Cambia) a firmare, in qualità di capogruppo, una lettera di protesta da inviare al sindaco, al segretario comunale e perfino al Prefetto di Bergamo, per metterlo al corrente dell’accaduto.

“C’è un limite a tutto. Segnalo comportamenti ormai divenuti intollerabili. Non è la prima volta che accade purtroppo – scrive su Facebook il consigliere Chiari -. Ero entrato in aula con la ferma intenzione, conservata fino a quando mi è stato possibile, di dover mantenere un comportamento pacato, nel rispetto dei numerosi morti e del compianto vicesindaco Mario Pagani, ma il sindaco è riuscito a rovinare tutto con un comportamento ostile e aggressivo nei confronti delle minoranze”.

Secondo la versione del consigliere, infatti, “il sindaco ha più volte interrotto, a volte addirittura sul nascere, i miei interventi, ‘parlandomi sopra’ (come si suol dire), intimandomi di ‘stare zitto’, minacciando – senza alcun serio e fondato motivo – la mia espulsione dall’aula; in tutto ciò veniva sostenuto dal segretario comunale, per nulla imparziale, il quale sventolava il regolamento comunale a giustificazione delle censure, infondate, del sindaco”.

Accuse forti, dunque, quelle di censura e di imparzialità, alle quali la risposta del sindaco Giovanni Benini non tarda ad arrivare: “Chiari è un maleducato perché ha parlato di cose che non erano all’ordine del giorno, è andato fuori dal seminato. Può raccontarla come vuole, non è la prima volta che lo fa”.

L’uscita fuori tema, che avrebbe fatto perdere le staffe al primo cittadino di Castelli Calepio perché non all’ordine del giorno, riguarda una variante che il Comune dovrebbe effettuare lungo la strada provinciale 91.

Da lì, secondo Benini, è partita l’escalation di cui parla Chiari: “È lui ad aver cominciato a zittirmi – riferisce il sindaco – Ci vuole rispetto per i membri dell’assemblea, il consiglio comunale non è il teatro, non è un cinema. I consiglieri comunali sono lì appunto a consigliare, non a comandare o a fomentare e denigrare e basta, come fanno loro. Io nella mia carriera ho fatto minoranza, ma non ho mai mancato di rispetto a nessuno, questo lo posso garantire”.

E il primo cittadino, che fa risalire l’ostilità delle minoranze ai tempi del suo patteggiamento per frode al fisco (“Sono incazzati perché non ce l’hanno fatta a farmi cadere”), annuncia l’arrivo a breve della lettera di risposta, preparata dal segretario comunale, da inviare al Prefetto

E sulla minaccia di espulsione dall’aula, che il consigliere Chiari giudica immotivata da regolamento, Benini ribatte: “Non è vero che non posso buttarlo fuori. Se uno disturba l’ordine certo che posso farlo. Se poi è un abuso chiedo venia”.

L’equilibrio di cristallo della seduta, comunque, sembrava essersi incrinato già al suo principio quando, a commemorazione del compianto vicesindaco Mario Pagani, è stato osservato il minuto di silenzio: al termine il consigliere di Castelli Calepio Cambia ha richiesto al sindaco che venisse istituito un minuto in più, in ricordo anche degli altri 86 cittadini di Castelli Calepio scomparsi di recente.

Così, al termine della riunione, anche il secondo minuto di silenzio ha avuto luogo ma – e qui forse si sarebbero accesi gli animi – a detta del consigliere Chiari solo grazie alla sua espressa richiesta visto che il sindaco “se n’era dimenticato”.

Benini replica all’osservazione: “Ho fatto il minuto di silenzio per il vicesindaco, e poi ho fatto alla fine anche il minuto che mi ha chiesto lui. Cosa vuole di più? Il minuto all’inizio del consiglio era per tutti”.

Sarebbe stato scontato dunque, a giudizio del sindaco, e la richiesta di Chiari superflua.

Ma un’ulteriore questione, in questi giorni, infiamma il clima già bollente a Castelli Calepio: mercoledì 6 maggio sempre il consigliere Massimiliano Chiari segnala che la registrazione audio del consiglio comunale sia stata cancellata dal sito del Comune, dove era stata pubblicata, con lo spettro dell’auto-censura che si fa strada anche tra i cittadini castellesi.

Ma il sindaco ribatte fermamete: “Ho fatto il consiglio comunale a porte chiuse. Tutti sanno che non voglio streaming e registrazioni delle sedute. Un responsabile degli uffici del mio comune però ha registrato il consiglio e ha pubblicato la registrazione. Io sono il sindaco e decido io. Non sono obbligato a diffondere l’audio e il video dei consigli comunali. Poi, se il Prefetto mi dirà che devo farlo, lo farò. Ma non deve essere di certo Chiari a dirmelo”.

Ora si attende di conoscere l’opinione in merito del Prefetto di Bergamo e, regolamenti alla mano, gli esiti di una querelle che a Castelli Calepio sembra non trovare mai fine.

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