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La lanterna magica di guido

“Uncut Gems”, i diamanti come le sabbie mobili

Inseguito da creditori ed allibratori, il gioielliere newyorkese Howard dovrà fare di tutto per restare a galla in un ambiente che farà di tutto per annientarlo.

Per molti leggere il nome di Adam Sandler all’interno del cast di un film è (troppo) spesso sinonimo di “commedia scadente”.

È vero, forse la carriera dell’attore di Brooklyn non è costellata da capolavori degni del plauso della critica, ma se si guarda attentamente tra i numerosi lavori “spazzatura” della sua personalissima collezione è possibile trovare piccole perle cinematografiche, sottovalutate per via del protagonista troppo spesso simpatico e leggero nei modi.

Diamanti Grezzi” (“Uncut Gems” per gli anglofoni) fa senz’altro parte di questo gruppo ristretto, capace di mostrare in modo solare come Sandler, quando vuole, possa recitare anche in pellicole dei toni cupi e gravi, rendendo palese una dote camaleontica da far invidia ad altri pesi massimi del cinema moderno come Leonardo DiCaprio o Joaquin Phoenix. Il paragone con quest’ultimo, benché apparentemente senza senso, è infatti estremamente opportuno visto lo stile similare di “Joker” e, appunto, “Uncut Gems”.

La trama è semplice: il carismatico gioielliere Howard Ratner fa una scommessa che potrebbe procurargli una grossa fortuna. L’uomo deve riuscire però a conciliare gli affari, la famiglia e i suoi avversari in un gioco di equilibri precari che potrebbe costargli caro.

Di primo acchito poco più che il solito thriller, visto e rivisto in tutte le salse, dall’esito scontato, ma così non è.

Ciò che infatti i fratelli Josh e Benny Safdie riescono a costruire in poco più di 2 ore è la storia di un dramma umano, al cui centro si trova un individuo, Howard, assolutamente incapace di difendersi dalle situazioni e dalla serie di eventi scaturiti dalle sue decisioni, al pari di colui che, per liberarsi dalle sabbie mobili, si agita in modo sconsiderato, ottenendo solo di sprofondare più in fretta.

In una climax ascendente degno del miglior film di Martin Scorsese, il lungometraggio targato Netflix ci porterà piano piano ad immedesimarci nello sfortunato Howard, capace solo di raschiare continuamente il fondo della sua esistenza peggiorando le cose e di dare la colpa agli altri, perché forse accettare di essere una nullità non è così facile.

Caldamente consigliato in lingua originale per apprezzare meglio un’interpretazione da Oscar, forse al pari di quella di Mr. Phoenix.

Battuta migliore: “Non so se ce la faccio a sopportare. Non so che hanno tutti, non me ne va bene mai una. Sono così triste! Sono fottuto, troppo fottuto!”

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