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Lettere

La denuncia

“Troppa burocrazia e zero aiuti: io, piccola imprenditrice, costretta ad arrangiarmi”

La titolare di un'azienda della Bassa Bergamasca attiva nel settore del legno: "In tanti saremo costretti a chiudere, mandando in fumo anni di sacrifici"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un’imprenditrice della Bassa Bergamasca, attiva nel settore del legno e dell’arredamento. A Bergamonews racconta le mille difficoltà nel portare avanti la sua azienda, frenata come tante dall’incubo coronavirus e da una lunga, lunghissima serie di effetti collaterali l’emergenza.

La lettera

Buongiorno, sono la titolare di un’azienda artigiana con 7 dipendenti volevo esprimere il mio parere in merito alla situazione economica che stanno vivendo le aziende della Bergamasca e credo di gran parte del territorio italiano, riportando non belle parole e promesse come fa il nostro governatore Conte ma fatti reali:

– Siamo stati costretti a fermare la produzione per tutelare giustamente la salute nostra e di tutti i lavoratori creando un blocco totale di ordini, incassi di acconti e una cascata di insoluti che già da fine febbraio ci sono stati addebitati sui conti creando una catena di mancati pagamenti anche nei confronti dei nostri fornitori;

– A tutela dei dipendenti abbiamo richiesto la cassa integrazione che ad oggi non è ancora stata erogata;

– Abbiamo fatto richiesta per accedere al finanziamento dei 25mila euro con garanzia statale, ma a quanto pare le banche seguono sempre la stessa politica concedono prestiti a coloro che hanno fondi. Abbiamo capito male o questi finanziamenti sono nati per aiutare le aziende in difficoltà? Ennesima presa in giro;

– Il bonus per gli autonomi arriva a singhiozzo o non arriva per niente;

– Nel mese di marzo per aiutare i correntisti le banche hanno addebitato gli interessi dell’anno precedente come ormai è legge da un paio d’anni per appesantire ancor di più i conti correnti delle aziende già in sofferenza per la situazione economica;

Avrebbero potuto far vedere la loro buona volontà e tenerli congelati per qualche mese.

Come faremo a riprendere le nostre produzioni e ripartire senza liquidità? Le scuse del governo per i ritardi nei famigerati aiuti del loro decreto Cura Italia ci avanzano tutte. La realtà è un’altra: le aziende devono solo e sempre arrangiarsi, sono costantemente pressate dallo Stato e dalle banche e questa volta in molti saremo costretti a chiudere e vedere andare in fumo tanti anni di sacrifici e rinunce per portare avanti delle realtà nelle quali credavamo e per non lasciare senza lavoro tanti padri di famiglia. Questo perché noi imprenditori bergamaschi, a differenza dei nostri cari governanti, abbiamo una coscienza e dobbiamo sempre mostrare la faccia e rispondere in prima persona.

Lettera firmata

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