La lettera di un impiegato tecnico di una struttura ospedaliera che racconta la sua vicenda legata al Covid 19, con il suocero morto e lui costretto a lavorare pure con sintomi riconducibili al contagio, senza esser mai stato sottoposto a un tampone:
Buongiorno, ho letto sul vostro giornale un articolo di una famiglia che ha vissuto sulla propria pelle l’incubo Covid 19 senza ricevere tamponi e ho sentito il dovere di segnalare anche la mia situazione sperando che più casi vengono segnalati, prima vengano prese decisioni in merito a noi “casi fantasma”.
Mio suocero, all’inizio di marzo inizia a lamentare febbre non tanto alta ma che non vuole andarsene; si fa visitare dal medico di famiglia che inizia una terapia con antibiotico, ma senza risultati: la febbre, anche se non tanto alta c’è sempre.
Il 4 Marzo io torno a casa con sintomi influenzali e la sera mi ritrovo con febbre molto alta; il giorno dopo contatto il medico che mi conferma 3 giorni di malattia senza visitarmi, e adesso vi spiego il perché.
Il mio medico di famiglia non mi ha ricevuto in visita perché riteneva che io fossi un caso a rischio, in quanto svolgo il lavoro di assistenza tecnica per apparecchiature medicali tutti i giorni, da lunedì a venerdì dalle 8 alle 17, in un ospedale di cui non voglio, per ora, fare il nome in quanto non so come si metterebbe la situazione nei miei confronti; preciso che non sono dipendente dell’ospedale, ma sono impiegato tecnico di una ditta che fornisce assistenza tecnica.
Venerdì 6 marzo mio suocero viene ricoverato in quanto mostra chiari segni di sofferenza, febbre e mancanza di respiro; gli danno ossigeno i primi giorni e poi casco Cpap per aiutarlo a respirare; non lo vediamo più, ma ci dicono che hanno fatto il tampone e domenica 8 marzo una dottoressa contatta mia moglie per segnalare che è positivo al Covid e raccomanda la quarantena per chi è entrato in contatto, quindi si parla di due nuclei famigliari, il mio e il suo.
Nei giorni precedenti avevo chiamato l’Ats di Bergamo per segnalare la mia situazione e quello che stava succedendo chiedendo delucidazioni su come dovevo comportarmi: mi avevano risposto di curarmi a casa e se peggioravo di chiamare il 112.
Lunedì 9 marzo avviso in ditta che devo stare in quarantena, ma mi rispondono che se non ho febbre devo tornare al lavoro; chiamo ancora Ats Bergamo per chiedere chiarimenti in merito e mi dicono che la mia posizione è paragonabile a quella di un operatore sanitario e quindi devo rispettare la decisione della mia ditta e ritornare a lavoro.
Ritorno, con problemi, a svolgere le mie attività lavorative; non mi lamento perché capisco che c’è effettivamente bisogno di supporto nella struttura ospedaliera, e che senza di noi tecnici non avrebbero saputo cosa fare.
Resisto fino a giovedì 12 marzo, provo la saturazione: 90%, poi la febbre ritorna; contatto il medico di famiglia, non c’è, trovo il sostituto che mi dà una settimana di malattia, con la raccomandazione di chiamare il 112 se fossi peggiorato.
I sintomi che ho avuto sono stati, in ordine: saturazione bassa (ma che sono riuscito a verificare solo sul posto di lavoro), febbre, tosse, un paio di giorni diarrea, quasi niente appetito, completa mancanza di forze (praticamente facevo letto, divano e divano, letto).
Pian piano le condizioni migliorano fino a ristabilirmi del tutto, ma purtroppo, il 17 marzo mio suocero è deceduto per complicazioni da Covid.
Finisco la mia settimana di malattia e torno a lavoro; né io né i componenti delle nostre famiglie, nonostante segnalazioni all’Ats di Bergamo, riceviamo comunicazioni sul da farsi, non una telefonata per sapere com’era la situazione dopo la quarantena, non un tampone.
Mia moglie è ancora a casa in cassa integrazione, io sto tuttora lavorando nella struttura ospedaliera senza aver ricevuto nessun tipo controllo sul fatto di essere positivo o negativo al Covid.
Io sto molto attento nell’indossare sempre mascherina e guanti, ma non abbiamo altre protezioni. Butto i vestiti tutte le sere in lavatrice, e si va avanti così sperando di non essere infettivo per gli altri.
Anche mia moglie, mia suocera e mio cognato hanno avuto sintomi legati a Covid come la mancanza di gusto e olfatto.
Mi raccomando fate sentire le nostre storie, perché bisogna fare assolutamente qualcosa, non è una situazione per niente sicura, né per me, né per i miei cari, né per gli altri.
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