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Lo scontro

Il Pd chiede le dimissioni di Gallera, Fontana: “Richiesta inqualificabile”

L'affondo: "Disastro sanitario, serve un cambio netto". La replica: "Vergogna, già avviata commissione d'inchiesta su richiesta delle opposizioni"

Il Partito Democratico di Bergamo, a due mesi dall’avvio della crisi da Covid-19, ritiene necessario analizzare quanto successo in Lombardia e “identificare quali siano le responsabilità politiche che hanno determinato il disastro di una crisi sanitaria epocale che ha portato lutti e sofferenze in ogni famiglia bergamasca e non solo” si legge in una nota.

“Come cittadini pretendiamo risposte alle domande che tutti si fanno, sul perché si è arrivati a questa situazione, ma soprattutto vogliamo evitare che tale situazione prosegua o si riproponga nel futuro. Chiediamo quindi una netta discontinuità con il passato nella gestione della sanità lombarda e sosteniamo l’iniziativa del PD Regionale che ha ottenuto la costituzione di una commissione d’inchiesta per accertare disfunzioni e responsabilità, nonchè la Mozione del gruppo dei democratici in discussione nel prossimo consiglio regionale, il cui oggetto è la revisione dell’assetto dell’assessorato Welfare, a partire dalle dimissioni dell’assessore Giulio Gallera“.

Sul punto in questione, il governatore regionale Attilio Fontana ha replicato usando il termine “vergogna”, perché “si tratta di persone di grandissima qualità, che hanno passato giorno e notte in Regione per dare risposte a quello che succedeva e alcune hanno anche perso la salute, come il direttore generale che è stato in ospedale per 15 giorni” ha detto a Radio Padania, riferendosi in particolare al dg Luigi Cajazzo colpito dal Covid. Per Fontana, inoltre, il tentativo di sfiducia è “contraddittorio” e “inqualificabile” rispetto all’avvio della commissione regionale d’inchiesta, istituita su richiesta delle opposizioni.

Le stesse che definiscono i numeri in Lombardia “impietosi: 75.134 casi accertati di persone contagiate (Bergamo 11.291) con 13.679 persone decedute, con percentuali sia di contagio che di mortalità che non hanno eguali in Italia e forse nel mondo. Senza entrare nel dettaglio degli avvenimenti all’Ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano, sulla cui gestione probabilmente la Procura svolgerà le opportune indagini, in Lombardia abbiamo assistito al fallimento del sistema territoriale di assistenza medica, con carenza di un’assistenza domiciliare integrata, con medici di base, farmacisti, operatori sanitari, tutti soggetti a maggior rischio di contagio, lasciati privi di Dpi adeguati, senza contare che i presidi sanitari dovevano essere a disposizione fin da subito nella quantità e nella qualità adeguata alla situazione”.

Secondo il Pd cittadino “a tutt’oggi i presidi sul territorio, le USCA, non sono state attivate nel numero previsto dalla normativa nazionale (almeno 20 nella nostra provincia) circostanza che continua a determinare una scarsa assistenza delle persone malate o con sintomi di Covid-19 che si trovano al proprio domicilio, persone che non solo vorrebbero guarire ma che sono lasciate sole ad affrontare una prova anche psicologicamente molto impegnativa. Le USCA vanno predisposte con la massima urgenza”.

Capitolo RSA: “Abbiamo assistito ad una vera e propria strage. Doveva essere prevista una strategia di messa in sicurezza delle persone più fragili ed esposte al rischio di gravi conseguenze in caso di contagio, invece si è pensato di utilizzare le RSA come luogo dove ospitare pazienti dimessi e ancora potenzialmente contagiosi. Per molti giorni Regione Lombardia ha effettuato un numero assolutamente insufficiente di tamponi, procedura  necessaria per monitorare la diffusione del virus. Inoltre alcune persone fanno più tamponi, anche al fine di accertarne la guarigione, quindi il numero complessivo di tamponi non corrisponde alle persone che lo hanno effettuato. I medici e molti operatori sanitari si sono ammalati perché sono andati a lavorare senza protezioni, anche dopo avere osservato il periodo di quarantena, e non avendo fatto il tampone senza la certezza di essere guariti, con il rischio di diffondere ulteriormente il contagio. Ora è fondamentale garantire un cronoprogramma dei tamponi sulla popolazione identificando priorità e tempistica”.

E ancora: “Solo il 15 aprile Regione Lombardia ha emanato una nota sul ‘Percorso per riammissione in collettività lavorativa dopo periodo di assenza dal lavoro per coloro che effettuano attività di cui agli allegati 1, 2 e 3 del Dpcm 10 aprile 2020’ per chiedere l’esecuzione del tampone ai lavoratori sintomatici post quarantena. Fino a quella data,è stato pressoché impossibile accedere ai tamponi anche per i medici, i farmacisti ed il personale ospedaliero. Un ritardo inammissibile che ha inevitabilmente favorito il dilagare della pandemia”.

Anche con i test sierologici, secondo le osservazione del Pd, ci si è mossi in ritardo a differenza di altre regioni come l’Emilia Romagna e il Veneto “dove sono nella prassi sanitaria da settimane. I test, regolarmente commercializzati con marchio CE, nonostante la mancata autorizzazione regionale sono di fatto già approdati nelle aziende lombarde. Gli imprenditori, più accorti delle istituzioni, stanno testando i propri dipendenti e in alcuni casi offrendo la possibilità di test ai familiari dei dipendenti. Questa misura è di fondamentale importanza in vista della riapertura delle aziende e chi lavora non può certo attendere le tempistiche regionali. Deve essere anche in questo caso garantito un test credibile e che copra rapidamente il fabbisogno prima delle categorie a rischio e poi di tutte le persone”.

Infine, la trasparenza: “In una crisi come quella in atto, la tempestività, l’appropriatezza, la completezza delle informazioni che vengono diffuse sono determinanti, mentre i dati forniti da Regione Lombardia purtroppo non sono stati né completi né trasparenti. L’urlo di dolore che arriva dal nostro territorio – concludono i dem – è troppo forte riteniamo che debbano comunque essere poste in essere tutte le iniziative necessarie, anche da parte del Governo nazionale, al fine di affrontare in modo efficace la gestione della pandemia”.

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