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Lettere

La lettera

“Papà morto di Covid, per mamma e sorella che l’assistevano nessun tampone”

La testimonianza di una famiglia che sta facendo i conti con il virus e si interroga se sia possibile, a queste condizioni, fermare il contagio.

Una testimonianza cruda e drammatica, di una delle tantissime famiglie bergamasche che hanno fatto e continuano a fare i conti con il Coronavirus. 

Una famiglia dove il contagio ha toccato ben tre membri, uno dei quali ha perso la vita, mentre per gli altri che sono stati a stretto contatto con lui non è stato effettuato alcun tampone.

“Buongiorno, vorrei segnalare la disavventura capitata alla mia famiglia, sconvolta da questo maledetto virus.

Il 14 marzo mio papà viene ricoverato in ospedale dopo una settimana di febbre alta, tosse e astenia curate a casa. Dopo 3 giorni ci danno la conferma dall’ospedale dopo tampone che è positivo al Covid.

A casa lo assistevano mia mamma e mio fratello, poi raggiunti anche da mia sorella.
Dopo una settimana comincia a stare male anche mia mamma, febbre, astenia, tosse e saturazione ai limiti, ma riescono a curarla a casa con ossigeno farmaci e flebo, seguita da un medico.

In tutto questo Ats non ha mai chiamato quindi mia sorella inizia il giro di chiamate per capire se a mamma andava fatto il tampone e come comportarsi per la quarantena: ci dicono che non avevano chiamato a causa del personale ridotto.

Ci informano che la quarantena è di 14 giorni, ed essendone già trascorsi 10 di lì a 4 giorni per lei e mio fratello sarebbe terminata.

Nel frattempo anche mio fratello comincia a non sentire né odori né sapori e altri lievi sintomi riconducibili al Covid e il 30 marzo inizia terapia e viene messo in malattia dal medico.

Mio papà viene a mancare il 10 aprile.

Abbiamo contattato svariate volte Ats per avere la possibilità di fare tamponi o test sierologici in quanto mia sorella dovrebbe rientrare da suo marito e i suoi figli portandosi anche la mamma, inoltre mio fratello lunedì dovrebbe riprendere l’attività lavorativa.

Alla fine ci dicono che per mamma e sorella non sono previsti tamponi, quindi non si sa se siano positive o no, e per il fratello deve essere il medico di base che fa domanda online nel sito preposto: lui dice che ha provato diverse volte, ma non riesce ad accedervi quindi ha fatto richiesta sulla ricetta rossa dicendo di presentarsi in pronto soccorse, dove invece l’hanno informato che lo fanno solo agli ospedalizzati.

Mia sorella magari, se lo riterranno opportuno, potrebbe rientrare tra i fortunati che avranno almeno test sierologici.

Ci ritroviamo in questa guerra completamente disarmati con un grande dolore nel cuore, nessuna istituzione ci tutela, la mia famiglia è libera di poter infettare a sua volta, perchè nessuno e ripeto nessuno ci dice cosa dobbiamo fare.

Anzi addirittura un sanitario di Ats mi dice che tanta gente si è rivolta a laboratori che eseguono tamponi a pagamento.

Spero possiate rendere pubblica la nostra dolorosa testimonianza affinché si sappia perché i contagi non si fermeranno mai”.

Emanuela Palazzi

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