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Coronavirus

Chiesto lo stato di calamità per gli agriturismi: “A Bergamo tanti rischiano il crack”

L'allarme lanciato da Coldiretti: "Le perdite del settore si attestano nell'ordine dei 6 milioni di euro, una cifra destinata ad aumentare nel periodo di fermo"

Coldiretti Lombardia ha chiesto alla Regione lo stato di calamità per gli oltre 1.600 agriturismi lombardi. La richiesta, spiega Coldiretti Bergamo, arriva dopo quasi due mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza coronavirus che ha portato un impatto negativo sugli agriturismi con picchi fino al -100% di attività.

C’è la necessità di anticipare la ripartenza per queste strutture – sottolinea Coldiretti Bergamo – per le quali è invece previsto un lockdown prolungato fino al mese di giugno, secondo le ultime disposizioni nazionali in vista della cosiddetta “fase 2”.

“Per gli agriturismi bergamaschi la situazione è molto grave – afferma Paolo Vecchi, presidente di Terranostra Campagna Amica Bergamo -. La stagione primaverile, con le prenotazioni cancellate per le festività pasquali e per i ponti di primavera, è da archiviare come la peggiore in assoluto, se non si prendono provvedimenti urgenti con regole certe, rischiamo il crack”.

In provincia di Bergamo sono presenti 170 agriturismi, un circuito dislocato sull’intero territorio, dalla pianura alla montagna, che conta quasi mille posti letto e 9mila posti pranzo con oltre 700 occupati tra dipendenti, titolari e collaboratori.

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“Purtroppo non solo abbiamo perso le attività di pernottamento e ristorazione – prosegue Vecchi -, ma hanno subito uno stop forzato anche tutte le attività connesse, come ad esempio l’attività didattica. Qualche struttura si è organizzata con la consegna dei pasti a domicilio, ma per risollevare il settore ci vuole ben altro. Senza contare che le strutture che si trovano nelle zone più isolate non possono neppure cogliere questa possibilità. Da un primo bilancio che abbiamo realizzato in collaborazione con i tecnici di Coldiretti Bergamo è emerso che le perdite del settore si attestano nell’ordine dei 6 milioni di euro, una cifra destinata ad aumentare in proporzione al protrarsi del periodo di fermo”.

Se vogliamo evitare il disastro – sottolinea Coldiretti Bergamo – è necessaria un’anticipazione dell’apertura che consenta a questo comparto di poter ripartire al più presto, riaprendo i cancelli della cascine, i percorsi naturalistici e gli spazi a tavola dove assaggiare le specialità della tradizione contadina dell’enogastronomia Made in Italy. Gli agriturismi, infatti, si trovano in campagna, in strutture familiari e lontano dagli affollamenti, con spazi adeguati per i posti letto e a tavola: per questo sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

L’agriturismo è tra le attività agricole più duramente colpite dall’emergenza Covid-19 anche a livello nazionale, dove la Coldiretti è impegnata nel realizzare un piano, con risorse economiche di sostegno e misure straordinarie di intervento, che preveda anche l’annullamento delle imposte locali e della tassa di soggiorno, la semplificazione burocratica sulle norme edilizie comunali per l’adeguamento delle strutture alle nuove norme di sicurezza, la possibilità di una regolamentazione comune e omogenea in tutte le regioni d’Italia per l’attività di consegna a domicilio e asporto.

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