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Il racconto

L’odissea di una studentessa: “Tre voli e 30 ore di viaggio per tornare dalla Scozia”

Il racconto di Irvana Locatelli, 19enne di Osio Sotto che studia alla University of Aberdeen: "Cercavo di rientrare a casa dal 28 marzo".

Da quando l’Università di Aberdeen, dove studia biologia, il 18 marzo ha chiuso i battenti e optato per le lezioni online si è subito mossa per trovare un volo che la riportasse a casa: ma le già poche opzioni a sua disposizione sono svanite una dopo l’altra, tra cancellazioni, riprogrammazioni e continui cambi di itinerario.

Irvana Locatelli, 19enne di Osio Sotto, sarebbe dovuta rientrare in Italia il 28 marzo scorso, con un volo della British Airlines, ma quello in realtà è stato solamente il primo viaggio che la studentessa bergamasca si è vista annullare.

“Ho poi provato in altre due occasioni a rientrare – spiega – La prima il 20 aprile, con un volo Klm su Malpensa. La seconda sarebbe stata il 5 maggio, questa volta con Air France, ma entrambi sono stati cancellati”.

Così Irvana ha cercato la soluzione certamente meno comoda, ma forse l’unica che le avrebbe permesso di rientrare in fretta dalla sua famiglia: “Dopo tre cancellazioni ho scelto di lasciar perdere il collegamento diretto e di guardare ad altre possibilità – spiega – Ho così creato un itinerario a tappe”.

Il viaggio verso casa è iniziato alle 8 del mattino di venerdì 24 aprile, da Aberdeen: viaggio verso l’aeroporto e volo British per Londra.

Da Londra, poi, alle 21 il volo speciale di Alitalia, messo a disposizione in coordinamento con l’Unità di Crisi della Farnesina: la tratta, però, prevede solamente l’atterraggio su Roma.

“Nella capitale sono arrivata alle 23.30 – continua – e mi sono dovuta trovare un posto per dormire in attesa dell’altro volo, alle 13.15 di sabato 25 aprile, da Roma a Milano Malpensa”.

Dopo i necessari controlli sanitari, la 19enne è finalmente arrivata a casa a Osio Sotto dopo le 16.30: un viaggio tutto in solitaria, con la grande preoccupazione di essere molto esposta al contagio trascorrendo diverse ore in luoghi chiusi e di transito come gli aeroporti.

“In Scozia non mi sentivo più sicura – spiega – Vivevo in un appartamento con due coinquiline che prendevano pochissime precauzioni contro il virus. C’è tutto chiuso, ad eccezione dei supermercati, ma la gente si comporta come se nulla fosse, uscendo e ritrovandosi nelle case. I ragazzi soprattutto continuano a fare la vita normale: volevo tornare a casa, dove posso seguire tranquillamente le lezioni in streaming”.

Ora per lei sono già iniziate le due settimane di quarantena obbligatoria in casa della zia, che si è trasferita per permettere il pieno isolamento della nipote.

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