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I dati

Agricoltura, la crisi spaventa: a Bergamo latte, vino e fiori perdono oltre 70 milioni

Il solo settore florovivaistico orobico sotto di oltre 50 milioni di euro. Danni ingenti anche per agriturismi e carni. L'allarme di Coldiretti Bergamo: "La nostra filiera rischia di pagare il prezzo più alto di questa crisi"

L'Italia s'è fermata, la produzione agricola e vinicola no. Il settore primario è rientrato in quella fetta di attività ritenute - a giusto motivo - indispensabili per il normale prosieguo della vita anche in tempo di lock down del Paese, ma questo non significa che sia esente da crisi, come ben evidenziano le richieste di aiuto che produttori agricoli e vinicoli stanno avanzando al ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.

A Bergamo il settore primario in questione dà occupazione a più di 5mila persone. Molte di queste nelle prossime settimane rischiano di perdere il lavoro.

"I dati che abbiamo raccolto sono molto preoccupanti - spiega Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo -. La situazione è simile in tutti i settori, ma questo primario rischia di pagare prezzi altissimi perché sottoposto non solo al rischio economico, ma anche ad altri tipi di stress: penso ai mutamenti climatici, alla siccità, all'inflazione di alcune materie prime. Inoltre, all'inizio della crisi, ancora prima della quarantena, molti paesi non ancora coinvolti hanno iniziato a fare campagne speculative contro i nostri prodotti: hanno bloccato le frontiere, hanno fatto pubblicità negative e hanno richiesto certificazioni assurde comparse improvvisamente. Tutte cose che hanno danneggiato fortemente le nostre eccellenze".

"Purtroppo il nostro rappresenta l'anello della filiera più sensibile - continua Brivio - perché quando ci sono crisi come quella che stiamo vivendo chi paga il prezzo maggiore sono sempre i produttori e i consumatori finali".

"Io sono ottimista di natura - spiega ancora il presidente di Coldiretti Bergamo -, ma questa situazione mi sta preoccupando e inquietando. Tutto questo inciderà non solo a livello economico, ma anche psicologico della gente: la ripresa sarà durissima. Penso in modo particolare alle ultime aziende avviate, spesso da giovani, che non sono strutturate per superare una situazione tanto pesante. C'è chi ha fatto un grande investimento che ora non potrà più coprire. La politica deve pensare prima di tutto a loro: servono programmi e assistenza".

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Come si esce da questa situazione? "Andrebbero ripensati i meccanismi della filiera che stanno mostrando tutta la fragilità del settore primario, dalla produzione alla fase distributiva - risponde Brivio -. E bisogna puntare, soprattutto, sulla riconoscibilità del prodotto italiano all'estero: i prodotti stranieri spacciati per italiani creano un mercato da 100 miliardi di euro l'anno. Il nostro export, invece, ne vale meno della metà. Questa cosa ci danneggia enormemente. Serve un minimo principio di trasparenza".

La crisi a Bergamo, settore per settore

SETTORE FLOROVIVAISTICO
Si prospetta un futuro drammaticamente incerto per il settore florovivaistico bergamasco, una realtà che conta complessivamente 833 aziende, di cui 485 si occupano di cura e manutenzione del paesaggio e 348 di coltivazione di piante e fiori, con un totale di 2.109 addetti. Migliaia di fiori e piante fiorite sono rimaste invendute e si sono dovute distruggere perché non più commercializzabili. Dato che è in questo periodo che si realizza gran parte del fatturato annuo, nella Bergamasca le perdite dirette stimate per il primo semestre dell’anno per il settore floricolo e la manutenzione del verde in generale sono di oltre 50 milioni di euro, senza considerare quali saranno le conseguenze nel medio lungo periodo.

Florovivaismo
Per il settore florovivaistico bergamasco perdite di oltre 50 milioni di euro

SETTORE AGRITURISTICO
Da un primo bilancio realizzato in collaborazione con i tecnici di Coldiretti Bergamo emerge che le perdite a carico delle 170 aziende agrituristiche bergamasche si attestano nei mesi di marzo, aprile e maggio, periodo nel quale il settore realizza oltre il 30% del fatturato totale, nell'ordine dei 6 milioni di euro, una cifra destinata ad aumentare in proporzione al protrarsi del periodo di fermo. Nell’agriturismo bergamasco si stima operino oltre 700 occupati (tra dipendenti e titolari e collaboratori).

SETTORE VITIVINICOLO
Le cantine che vendevano prevalentemente ad horeca hanno avuto una perdita minima del 95%, per quelle che effettuano vendita diretta e consegne domicilio la perdita è del 60-70%. Un po' meno i pochi che vendono alla grande distribuzione. Le imprese vitivinicole nella Bergamasca sono circa 200 e gli addetti che occupano circa 400.

Vitivinicolo
Una parte del settore vitivinicolo ha perso il 95% del fatturato

SETTORE ORTICOLO
In particolare il settore della IV gamma sta subendo gli effetti della riduzione delle esportazioni che si traduce con una riduzione dei conferimenti da parte dei produttori fino al 50% del prodotto con una perdita stimata per i mesi di marzo e aprile di oltre 7 milioni di euro di valore al campo. Il settore consta di oltre 50 aziende che occupano oltre 800 occupati con una superficie superiore ai 1000 ettari, con una quantità prodotta annua di  oltre 45 milioni di tonnellate di prodotto.

SETTORE CARNI
In particolare il settore suinicolo sta subendo gli effetti dell’emergenza con prezzi delle carni in calo di oltre il 30%. In provincia di Bergamo vengono allevati circa 312mila suini, pari al 7% del patrimonio Lombardo. Il settore bovino da carne risente ancor di più in questo periodo della crisi del settore che ha origini ben più lontane per effetto di una filiera italiana che non remunera ancora nel modo corretto gli attori della filiera.

SETTORE LATTIERO CASEARIO
Il prezzo del latte alla stalla durante il mese di marzo ha visto, in particolare per quei caseifici che operavano nel settore horeca, una riduzione di oltre il 10%. A peggiorare la situazione delle stalle ha contribuito l’aumento dei costi delle materie prime necessarie a comporre la razione alimentare.

Mucca
Il latte alla stalla ha perso il 10% del valore nel solo mese di marzo
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