“Gianbattista non l’ho mai visto arrabbiarsi in vita mia. Era un uomo pacato, dal carattere mite. Io, invece, arrabbiata lo sono eccome, perché noi medici di base siamo stati lasciati soli, mandati al macello”. Ancora oggi denunciano la scarsità di mascherine: “Un paziente che fa l’imbianchino mi ha dato quelle che usa per lavoro, questo fa capire come siamo ridotti”.
Antonella Lodetti, medico di base a Treviolo, si sfoga al telefono. Comprensibile per chi vive un doppio lutto: Gianbattista Perego, 62 anni, prima di essere un collega era suo amico e cugino. Si è spento giovedì 23 aprile dopo una lunga battaglia contro il virus, la stessa che ha affrontato lei. “Io ne sono uscita, Gianbattista no – ripete con la voce tremolante per la commozione -. Era un medico attento, premuroso, gentile e preparato. Nel cuore porterò sempre il suo sorriso dolce e rassicurante”.
Perego si è ammalato nella primissima fase del contagio, la peggiore. “Ha lavorato finché ha potuto – racconta la dottoressa Lodetti – anche da casa contattava i pazienti”. Inizialmente ricoverato alla clinica San Francesco, è stato trasferito a Milano quando le sue condizioni sono peggiorate. Negli ultimi giorni un tenue barlume di speranza, poi il tracollo.
Da oltre trent’anni prestava servizio a Treviolo. Il sindaco, Pasquale Gandolfi, lo conosceva bene. “Nel 2004 eravamo candidati come consiglieri nella stessa lista civica – commenta -. Era una persona disponibile, molto attenta alle fragilità del territorio”. Ricorda che fu l’unico a partecipare al bando per il nuovo ambulatorio alla Roncola: “Garantì un servizio importante, andando incontro ai bisogni della popolazione più anziana”.
Laureato con lode in Medicina e Chirurgia nel 1983 a Milano, Perego si era specializzato tre anni dopo in dermatologia e venereologia. Lascia nel dolore la moglie Alessandra e le figlie Alessia, Gaia e Beatrice. È il ventinovesimo camice bianco caduto a Bergamo durante l’epidemia. Uno su tre è medico di base.
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