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Il caso

Marmisti si rifiutano di tumulare le urne, Adiconsum e Carnevali sbloccano la situazione

La denuncia di Adiconsum e l'intervento dell'onorevole Elena Carnevali, del Prefetto di Bergamo e del comandante provinciale dei carabinieri Storoni si è sbloccata una situazione paradossale.

Una storia che ha dell’assurdo, eppure va raccontata per denunciare questo atteggiamento e perché non si ripeta.

La denuncia arriva da Mina Busi di Adiconsum: “Molte persone si sono rivolte a noi perché i marmisti si rifiutavano di tumulare le urne nei loculi o aprire le tombe sostenendo che il loro codice Ateco non era stato inserito nel decreto delle attività possibili. Abbiamo urne depositate in agenzie di pompe funebri a più di un mese dal decesso e dalla cremazione”.

Abituata a difendere i diritti dei consumatori la Busi non si è data per vita e ha iniziato “a bussare” a tutte le porte che potessero rispondere all’esigenza di queste persone che oltre a piangere i loro defunti si trovavano a vivere situazioni assurde. “Ho scritto al Prefetto di Bergamo e mi hanno risposto sostenendo che la normativa vigente, ai sensi del Dpcm del 10 aprile, dispone la possibile prosecuzione delle attività delle pompe funebri e delle attività connesse”. La battaglia di Mina non si è fermata e si è scontrata con un’amara realtà: “Alcuni marmisti si stanno avvalendo del contributo di 600 euro e dei prossimi 800. Di fronte a questo scandaloso comportamento ho ricontattato il Prefetto di Bergamo, la Protezione Civile e infine ho bussato alla politica, chiedendo ai nostri parlamentari di intervenire. Grazie all’intervento dell’onorevole Elena Carnevali, che ha preso a carico il problema, ha risolto il problema a Dalmine e Zogno. È davvero incredibile, dobbiamo ricostruire un Paese e ancora si gioca a fare i furbetti”.

L’INTERVENTO DELL’ONOREVOLE CARNEVALI

“A fronte di alcune segnalazioni, tra cui quelle arrivate ad Adiconsum, è importante chiarire che i servizi di pompe funebri e le attività connesse sono attive per decreto, come confermato dal Dpcm G.U. del 11/4/20 art 1 comma cc. Del resto è difficile pensare che, essendo tra i servizi essenziali, queste possano avere un problema di sospensione – risponde l’onorevole Elena Carnevali -. In alcuni comuni della nostra provincia si è presentato un problema per i familiari che attendevano da tempo la tumulazione delle urne dei loro cari. Una problematica che è stata determinata da fattori diversi. Le imprese di pompe funebri, su comprensibile richiesta dei Sindaci, avevano infatti dato priorità alla sepoltura delle bare, soprattutto per ragioni di sicurezza sanitaria. Questo ha determinato l’attesa più lunga per i famigliari di chi è stato cremato. La tumulazione dei feretri, come delle urne, vede inoltre una serie di soggetti in campo che si devono accordare tra loro, tra cui alcuni marmisti che hanno pensato di dover possedere un codice Ateco tra quelli esenti dalla sospensione. Tuttavia adesso gli è stato chiarito che non avevano e non hanno bisogno di alcun codice per lavorare e che le condizioni in cui operano sono regolari”.

“Carte alla mano e con il contributo del Comandante provinciale Storoni – prosegue Carnevali – è stata confermata la sicurezza di transito ai marmisti, che sono esclusi da possibili sanzioni. Forse si è trattato di un eccesso di zelo nell’interpretare le norme o forse c’è stata la preoccupazione di essere sanzionati, comunque adesso nei comuni interessati l’attività è ripresa. Grazie alla segnalazione di Adiconsum per avermi dato la possibilità di contribuire affinché le famiglie abbiano il diritto di vedere sepolti i loro cari tramite l’attività regolare delle imprese funebri”.

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