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L'intervista

Igor Budan: “Bergamo, rialzati come ho fatto io dopo la scomparsa di mia figlia”

L'ex centravanti dell'Atalanta spegne oggi, mercoledì 22 aprile, 40 candeline: "I bergamaschi sanno sopportare e andare avanti, sono un popolo forte"

“Con Bergamo, l’Atalanta e i bergamaschi ho sempre un rapporto speciale. I tifosi mi hanno amato fin dall’inizio, forse perché hanno capito che in campo davo tutto e quindi è rimasto un legame forte, che va al di là dei numeri, delle presenze e dei gol. E appena potrà tornerò a vivere in Italia, al 99 per cento a Bergamo”. Parla Igor Budan, che a Bergamo ha già trascorso quasi la metà dei suoi anni (oggi, 22 aprile, sono 40, auguri!) ed è sicuramente uno dei più amati dal popolo nerazzurro, tra i giocatori che hanno vestito la maglia della Dea.

Per la verità, Igor ne ha indossate anche tante altre e ha lasciato il segno della sua bella umanità anche in altre piazze. E ha conosciuto e giocato a fianco di attaccanti che sono diventati poi dei top class, non ultimo il ‘nostro’ Josip Ilicic, ora celebrato quasi a livello di un Pallone d’oro. Così come lo stesso Gasperini, che Budan ha incrociato nel suo cammino.

Proviamo a ripercorrere alcuni di questi passaggi della sua carriera, partendo dalla sua città, Rijeka (o Fiume): “Sono arrivato nel 1999 al Venezia ed è stato uno degli anni più significativi, anche perché per me era il coronamento di un sogno: la Serie A, per me che vivevo a 40 minuti dall’Italia e seguivo ogni sabato e domenica le partite del vostro campionato, ogni tanto mi dicevo… chissà che un giorno riesca a realizzare questo grande desiderio”.

Igor Budan
Igor Budan, con l'Atalanta 66 partite e 17 gol

Venezia, Empoli, Bellinzona, ancora Venezia, Palermo, prima di diventare finalmente nerazzurro, stagione 2003-2004, una delle più belle della sua carriera. “Sì e no. Sì perché ho fatto 11 gol e siamo stati promossi in A, no perché a gennaio mi sono rotto il crociato e… avevo già segnato dieci gol e sono riuscito comunque a rientrare per fare l’undicesimo, contro la Ternana. Vedete, io non sono mai stato il miglior attaccante dell’Atalanta, però il rapporto con i tifosi, con Bergamo è rimasto forte anche per queste situazioni che i tifosi rispettano moltissimo. Perché ogni volta davo tutto me stesso e poi devo dire che a Bergamo sono diventato giocatore, dopo quella stagione diversi club si sono interessati a me”.

E ha giocato a fianco di grandi attaccanti, così come ha vissuto altre buone annate per numero di gol: “Vero, a Parma ne ho fatti 23 in due anni, potevo rimanere poi però le cose non sono andate molto bene. E nel 2008 sono arrivato in Nazionale per gli Europei, anche allora ho avuto problemi fisici. Ma non mi rimprovero nulla: Bergamo, Parma, Venezia, Ascoli, Palermo, sono state belle esperienze e spero di aver lasciato un buon ricordo”.

Igor, ma gli attaccanti con cui ha giocato? “Eh, si potrebbero riempire due pagine. Il più forte? Direi Cavani, dieci anni fa a Palermo, ma sarebbe ancora molto utile se dovesse tornare in Serie A. Mai visto un carattere così forte, con quella cattiveria che lo distingueva. Magari soffriva un po’ la concorrenza, ma lui era dappertutto, aveva un fisico che gli permetteva di rientrare molto anche in difesa, di aiutare il centrocampo. A Parma ho avuto come compagno Morfeo, un grande numero 10, quanti assist ha fatto! E poi…”.

Igor Budan
Budan con la maglia del Palermo, indossata dal 2008 al 2013

Ilicic e Dybala insieme, nel Palermo di Gasperini, edizione 2012-’13. Con Budan che spesso entrava al posto di Josip o di Paulo. Sorride, Igor: “Proprio così. Loro erano all’inizio, mi chiedevano tanti consigli, però si vedeva, Paulo già all’epoca oltre al talento aveva fame e voglia di arrivare in alto, Josip era un po’ pigrone, però un ragazzo d’oro. Avesse avuto il carattere di Cavani, chissà. Però quattro gol in Champions non li fai per caso… Cosa è cambiato per lui rispetto a Palermo e Firenze? Che a Bergamo ha trovato l’ambiente giusto, Gasperini lo sa gestire molto bene e hanno un ottimo rapporto. A Firenze la pressione si fa sentire, metti anche qualche infortunio. Poi Josip è migliorato, lo vedi che non si accontenta, è diventato una punta centrale, è all’apice della carriera, nel pieno della maturità. La sua grande squadra è l’Atalanta e in campo si sente libero”.

E il Gasp di Palermo? “Sono situazioni completamente diverse. Gasp è l’ideale per l’Atalanta, lui adora giocatori fisici che vanno a mille e può affrontare al meglio le partite perché l’Atalanta ha trovato i giocatori adatti alle sue esigenze. Ha sofferto un po’ all’inizio però poi è stato premiato”.

E il ritorno di Budan a Bergamo, nella seconda parte del 2012-’13? “L’ultimo anno è andato un po’ così, non avevo più quell’aggressività. Non ero più me stesso dopo la perdita di mia figlia Amber e a gennaio avevo voglia di tornare a Bergamo dove ero stato bene, purtroppo ho avuto poco spazio anche perché si è risvegliato German (Denis, ndr), però… posso dire di aver dato comunque il mio contributo”.

Come uomo spogliatoio, per la sua serietà, nessuno lo mette in dubbio. Così come il tifoso atalantino è rimasto molto attaccato a Igor, che ringrazia: “Il mio rapporto con la piazza è sempre stato ottimo e sono molto felice di mantenere questo legame con Bergamo. Poi ho fatto il dirigente al Palermo, avevo fatto una promessa a Zamparini, da due anni sono rientrato in Croazia dove avevo alcuni investimenti immobiliari e continuo a collaborare nel calcio con alcuni club italiani”.

Igor Budan
Budan oggi collabora dalla Croazia con alcuni club di A

In Croazia, dice Budan, “anche qui il calcio è sospeso ma la vita sta riprendendo e dopo il 1° maggio ripartirà tutto, per fortuna non abbiamo avuto tanti casi gravi del virus come è successo in Italia e a Bergamo, siamo un Paese più piccolo”.

Il pensiero torna quindi a Bergamo: “Quando ho sofferto per la mia situazione familiare, per aver perso la mia bimba, ho pensato: se succedesse a Bergamo, i bergamaschi riuscirebbero a sopportare e andare avanti. Ed è quello che stanno facendo: è un popolo forte, reagirà e uscirà ancora più forte da questa emergenza. E io – conclude – spero di tornare presto allo stadio a vedere l’Atalanta che ci fa divertire con le sue prestazioni, non è un caso se è lì tanto in alto. Non vedo l’ora”.

E auguri anche a Carrera, oggi (22 aprile) 56 anni. SuperMassimo, come nella canzone del Bepi, sempre in panchina, in attesa di tornare in campo alla guida dell’Aek Atene.

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