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Campionati & virus

Il calcio prova a ripartire: giusto o sbagliato?

I sì e i no in Italia e cosa fanno in Europa

“Ci sono due correnti di pensiero: quella secondo la quale bisognerebbe chiudere tutta l’attività sportiva e quella che porto avanti ed è quella di continuare. Non posso essere il becchino del calcio italiano”. Sono queste le ultime fresche dichiarazioni di Gabriele Gravina, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio a cui han fatto eco la frenata del ministro della Salute Roberto Speranza, il quale ha sottolineato come “il calcio sia l’ultimo dei pensieri in un Paese con ancora 400 morti al giorno”.

Premesso che tutte le idee espresse nelle ultime settimane sono ipotesi e che si dovrà comunque attendere i pareri delle autorità scientifiche, l’idea di base pare quella di portare a termine le stagioni bruscamente stoppate da inizio marzo dal Covid-19 che ha stravolto completamente le nostre vite sotto ogni punto di vista.

Negli scorsi giorni infatti dopo una riunione tra le varie leghe del calcio professionistico è stato consegnato un programma dettagliato al governo per la ripresa dei campionati di calcio, tutto però ancora può succedere considerate le dichiarazioni del ministro dello sport Spadafora che ha espresso la propria incertezza a svolgere sedute di preparazione atletica a partire dal 4 maggio.

Dunque analizziamo le motivazioni principali delle due correnti di pensiero.

Ripartire oppure bloccare tutto?

Bisognerà attendere i pareri del comitato tecnico-scientifico, ma molto probabilmente in quella data l’Italia allenterà le misure di lockdown e con queste potrebbero essere consentiti gli allenamenti dei professionisti.

Il programma presentato negli ultimi giorni prevede una ripartenza a step anche per quanto concerne il mondo calcistico. I giocatori verrebbero sottoposti ad un percorso di test (sia tampone che test sierologico) oltre che controlli cardiaci respiratori. Inoltre tutto il gruppo squadra (non solo calciatori ma anche allenatori, preparatori, medici, dirigenti) sarebbero obbligati ad un ritiro in centri sportivi santificati periodicamente fino alla fine della stagione per evitare eventuali contagi.

Seguendo queste norme, ovviamente disputando le gare a porte chiuse, la ripartenza delle sedute potrebbe avvenire già ad inizio del prossimo mese, prima a piccoli gruppetti con distanze di sicurezza poi con tutto il gruppo unito, mentre le gare potrebbero (e anche qui tocca usare il condizionale) riprendere dal 27-28 maggio con le semifinali di Coppa Italia.

Sono le prime linee guida fornite per tentare di salvare i campionati iniziati. Si ripartirebbe in totale sicurezza, in isolamento da famiglie e coniugi, con costante monitoraggio della situazione così da poter concludere le competizioni entro agosto, ovviamente il tutto organizzato nei minimi dettagli. D’altra parte il calcio ormai è sempre di più un’industria di questo paese e porre fine a questa stagione potrebbe comportare conseguenze pesanti sull’intero movimento.

Perché se è vero che la maggior parte dei campioni dei principali club non riscontrerebbe problemi economici, anzi potrebbe venire incontro alle perdite inevitabili delle società con un taglio degli stipendi; se si scende di categoria si rischia di andar incontro a migliaia di fallimenti soprattutto in Serie C e Lega Dilettanti con tantissimi tesserati e soprattutto dipendenti, dirigenti che potrebbero perdere il proprio posto di lavoro. Ecco perché in caso di mancata ripartenza servirà un piano per evitare che tutto ciò accada.

I primi dubbi e le prime contestazioni arrivano da alcuni volti noti del calcio italiano come Massimo Cellino e Urbano Cairo, presidenti rispettivamente di Brescia e Torino, i quali da tempo sostengono che la stagione va fermata e ci si deve subito catapultare semmai a pensare a come risolvere eventuali problemi. In particolare secondo il numero uno delle Rondinelle disputare una partita di calcio ora sarebbe poco rispettoso nei confronti delle migliaia di vittime causate dal Coronavirus.

Un qualunque contraddittorio potrebbe affermare che, qualora le condizioni lo permettessero, tornare alla normalità non sarebbe un segno di sfregio nei confronti delle vittime, ma un bagliore di speranza.

I fautori del “No” si pongono però molte altre domande legittime.

Cosa succede se venisse individuato un tesserato positivo? Si chiuderebbe bottega di nuovo forse. Un calcio senza tifosi è vero calcio? Sicuramente non è calcio nel vero senso del termine, ma in una situazione di emergenza potrebbe essere un motivo di svago. Concludere a tutti i costi questa stagione non rischia di andare a danneggiare i calendari delle stagioni future?

La Lega Calcio sta ragionando anche su eventuali cambiamenti dei prossimi calendari.

Non è rischioso giocare in regioni dove il contagio ancora ha dei ritmi importanti? Potrebbe essere, da qui la proposta di trasferire la fase finale dei campionati al centro-Sud, ma anche qui non tutti sono d’accordo.

Considerazioni assolutamente da non rigettare. Tutto è ancora in bilico dunque come del resto nulla è più certo in ogni ambito della società dopo l’arrivo del virus.

E nel resto d’Europa la situazione com’è ?

Tutti i maggiori campionati europei hanno intenzione di ripartire per essere portati a termine. In Germania si parla addirittura di scendere in campo il 10 o il 17 maggio, mentre Spagna e Inghilterra dove il contagio è ancora in una fase ascendente, si parla di inizio-metà giugno.

Intanto la Uefa ha fatto sapere le proprie intenzioni indirizzate nel concludere prima le leghe nazionali e poi nel mese di agosto chiudere con Champions League ed Europa League, due tornei che vedono ancora in gioco ben 5 squadre italiane.

Date e modalità (gara secca o andata/ritorno) sono aspetti ancora da limare, ma anche la direzione di Ceferin è protesa verso la speranza di poter tornare in campo.

Questa settimana sarà decisiva soprattutto per il movimento di casa nostra. In caso di prosecuzione andranno studiati e messi in atto tutti i protocolli adeguati per garantire la salute di tutti gli addetti ai lavori, in caso contrario si dovrà decidere se congelare la classifica e assegnare le posizioni oppure annullare tutto.

Come sempre tutto dipende dalle decisioni e dai consigli degli esperti.

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