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Salute

Le testimonianze

Gli specializzandi di chirurgia: “Il nostro impegno a servizio dei pazienti Covid”

Gli specializzandi di chirurgia generale in Humanitas Gavazzeni raccontano la loro esperienza a supporto delle persone affette da Coronavirus

Ultimamente fare il chirurgo non è per niente facile, tantomeno cercare di imparare a farlo.

“A fine febbraio, una volta cominciata l’emergenza Coronavirus, anche la routine di noi specializzandi di Chirurgia Generale è cambiata totalmente – racconta Carlotta La Raja, specializzanda in Humanitas Gavazzeni. I pazienti hanno cominciato ad affollare i reparti di Emergenza e Urgenza degli ospedali locali, compreso il nostro. In Humanitas Gavazzeni le degenze erano sature e il Pronto Soccorso stracolmo di malati con sintomi respiratori: la maggior parte di questi veniva ricoverata, altri, i meno gravi, rinviati a trattamenti domiciliari per garantire la loro tranquillità e monitorare l’evoluzione della patologia. Conoscendo la situazione drammatica che si trovavano ad affrontare i medici di medicina generale nel territorio, noi specializzandi di chirurgia generale, con la supervisione dei colleghi senior dell’ospedale, ci siamo dedicati a seguire telefonicamente questi malati a domicilio, per monitorarne le condizioni cliniche. ‘Buongiorno signora, come si sente oggi?’ – L’inizio non è stato facile, ma col passare dei giorni ogni “meglio” ci rassicurava”. Quando invece, nonostante l’ossigenoterapia, i medici riscontravano saturazioni insoddisfacenti, davano indicazione di contattare il 112.

“Dobbiamo dire però che i pazienti che necessitavano di una rivalutazione o di un ricovero ospedaliero erano una minoranza, attorno al 20% – continua Chiara Nessi, specializzanda di chirurgia generale -. Ci sentiamo quindi di dire che questo sistema di monitoraggio a distanza sia stato piuttosto efficace nel garantire una pronta rivalutazione dei pazienti che lo necessitavano, e nel rassicurare i quadri più tranquilli. Certo, molte volte avremmo voluto vedere in faccia questi malati, poterli auscultare, poterli aiutare a posizionare meglio la nasocannula per l’ossigeno, ma in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, abbiamo fatto del nostro meglio con i mezzi che avevamo”.

Ad oggi sono più di 300 i pazienti seguiti quotidianamente al domicilio, a più di un mese dall’inizio di questo progetto. “Ci dà grande gioia poter scrivere uno “STOP” nella casellina Excel corrispondente ai pazienti ormai guariti, con due tamponi negativi – conclude Silvio Lamberti, specializzando di chirurgia generale -. Abbiamo incontrato centinaia di persone forti, coraggiose, fiere e corrette: uomini e donne che hanno affrontato un cammino, in più tratti sconosciuto, con determinazione e fiducia. La speranza è che con il nostro sostegno, i nostri consigli, si sia riusciti ad evitare qualche ricovero, a superare qualche piccolo momento di crisi, a meglio sopportare questo periodo così strano della vita”.

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