Arrivano silenziosi, si mettono in fila indiana e cercano di mantenere la distanza di sicurezza. Pochi parlano, qualcuno per paura di avvicinarsi troppo a chi ha davanti, altri perché probabilmente la vita la preferiscono così, testa bassa e poche parole. Sono gli invisibili, quelli che in questo periodo di emergenza sanitaria sono diventi gli ultimi degli ultimi: i senzatetto bergamaschi, che alla comunità dei Frati Cappuccini di Bergamo attendono il loro turno, il loro pasto. Il loro aiuto quotidiano.
A dirigerli, con tanta umanità ci sono i City Angels, una quindicina di volontari che si occupano della sicurezza in città. È anche grazie a persone come Stefano Morleo, 46 anni, grafico di Albino, se l’opera di carità dei Cappuccini può essere compiuta pure in tempo di Coronavirus: “Il nostro compito, in questa emergenza, è di seguire i frati durante la distribuzione dei pasti. Controlliamo che vada tutto bene – spiega -, che la fila sia regolare e che ci sia la distanza imposta dal decreto del governo”.
Il loro occhio vigile è fondamentale, anche se raramente serve che intervengano: “L’impressione è che la maggior parte delle persone che si rivolgono alla mensa abbiano ben inteso il dramma che stiamo vivendo nella nostra provincia – racconta -. Rispettano le nuove regole e si presentano con mascherina e guanti. Poi c’è anche qualcuno meno attento, diciamo, che invece vive come sempre e che tende a ignorare le disposizioni. È lì che serviamo noi, per fare in modo che non ci siano contatti tra le persone”.
leggi anche
In cucina c’è Massimo che spadella, fuori frati e City Angels che consegnano i pacchi confezionati: all’interno ci sono pane, acqua, frutta fresca e una vaschetta con pasta, carne o pesce. Non manca mai il pollo, per i musulmani che non mangiano maiale.
Dalle 10 alle 12, sette giorni si sette, sono in 180 le persone che ricevono aiuto alla mensa di via dei Cappuccini. Dalle 19 alle 21, poi, si replica, ma questa volta alla stazione delle autolinee: “Lì, però, le persone che serviamo sono meno, poco più della metà – sottolinea -, perché la sera ci sono anche altri posti che offrono un pasto caldo”.
“La gente crede che siano solo immigrati quelli che vengono a prendere il pasto, ma non è così – spiega ancora Stefano -. Ci sono tantissimi italiani, tantissimi bergamaschi. C’è chi è finito in mezzo alla strada per scelta e chi, invece, è in questa situazione perché non aveva nient’altro. Alla fine, però, che si tratti di scelta o meno, è dura per tutti. E con la crisi economica che questo virus ci consegnerà temo che aumenterà la gente che avrà bisogno di questo servizio”.
Stefano nella vita è un grafico. Ha scelto di unirsi ai City Angels nel 2018: “Era una serata gelida e passavo dalla stazione delle autolinee quando ho visto quanta gente si preparava a passare la notte lì, difesa solo da un paio di coperte – racconta -. Ricordo che, coincidenza, quello stesso giorno avevo letto un articolo di Bergamonews che parlava proprio di questa associazione che, tra le altre cose, si occupa anche di queste persone, così ho deciso di farmi avanti. Per me è un orgoglio”.
commenta