“Se un giorno mi avessero detto ‘condurrai un programma in cui parlerai a lungo di Nembro’ non ci avrei creduto, invece è quello che sta succedendo”. Così il giornalista bergamasco Marco Carrara, volto di Timeline e Agorà su RaiTre, esprime lo stupore e il dolore che prova raccontando della pandemia del Coronavirus che ha duramente colpito la provincia di Bergamo.
Sono trascorse diverse settimane da quando è scoppiata l’emergenza Covid, ma l’incredulità e il dispiacere ogni volta si rinnovano. Marco Carrara spiega: “Sono nato ad Alzano Lombardo e cresciuto a Nembro, i due Comuni di cui si sente continuamente parlare al telegiornale, nelle inchieste, negli articoli e nei dibattiti. Da tempo avrei voluto dire che quelli erano i miei paesi, ma non riuscivo e non capivo il perché. Premesso che in tv sono molto discreto e non mi piace mettere la mia persona prima di tutto il resto, sono riuscito solo a distanza di tempo a parlarne. È normale, perchè l’elaborazione del dolore non è immediata e adesso ho compreso cosa mi bloccasse: ero troppo frastornato, scioccato e incredulo. Sono trascorsi due mesi ma ancora non mi capacito che si tratti dei miei Comuni: se un giorno mi avessero detto ‘condurrai un programma in cui parlerai a lungo di Nembro’ non ci avrei creduto, invece è quello che sta succedendo. Il dolore rimane forte ma ogni giorno ingoio il rospo e racconto il dolore dei bergamaschi. All’interno della trasmissione tutte le mattine interviene un inviato da Bergamo e quando mi dice ‘sono collegato da Nembro, mi trovo davanti al bar…’, ed è il locale che ho frequentato per tanti anni, rimango sgomento, poi penso che sono in diretta e proseguo. Il lavoro mi è servito molto perchè se fossi rimasto a casa a pensare alla situazione della Bergamasca sarebbe stato più difficile elaborare tutto. Inoltre, raccontare, informare quotidianamente su ciò che sta accadendo, mi fa sentire utile ed è una grande responsabilità, soprattutto in questa fase: sia ad Agorà sia a Timeline cerchiamo sempre di trattare gli argomenti in modo molto rigoroso”.
L’emergenza Covid ha avuto un forte impatto anche dal punto di vista giornalistico. Carrara prosegue: “Il lavoro è aumentato tantissimo, gli ospiti non sono in studio ma in collegamento Skype e le notizie si susseguono con estrema rapidità: il Coronavirus è un tema dalle tantissime sfaccettature che spaziano fra la cronaca, lo scontro politico, le inchieste sulle case di riposo, le Rsa, l’ospedale di Alzano… e da bergamasco vivo tutto in modo più intenso. Un aspetto mi ha colpito molto: Bergamo ha tante cose belle, molte delle quali sono piccole, discrete, silenziose proprio come quel mostro invisibile che la sta martoriando”.
La pandemia è stata uno spartiacque. Marco Carrara afferma: “Prima quando dicevo di essere bergamasco la gente rispondeva ‘Ah, sei di Bergamo! De sura o de sóta?’, mentre adesso ‘Ah, sei di Bergamo… che brutta situazione da voi, mi dispiace”. E tutti gli ospiti che incontro, da nord a sud, sono colpiti dal nostro modo di fare, da come stiamo reagendo a questa tragedia: rimangono commossi dalla nostra dignità, dalla sobrietà e dal contegno che da sempre ci contraddistinguono”.
Esprimendo il suo profondo legame con Bergamo, il conduttore, che ora abita a Roma per lavoro, evidenzia: “Apprendo tante notizie orrende e mai come in questi giorni vorrei essere lì per stare vicino alla mia famiglia: i miei genitori mi raccontano di tanti lutti, della scomparsa di vicini di casa e amici. Per fortuna i miei famigliari stanno bene, ma diversi conoscenti sono malati o morti. In questo momento non posso incontrare mamma e papà perchè il virus e le restrizioni anti-contagio ci impongono di rimanere a distanza, ma è giusto così, bisogna avere pazienza: presto tornerò ad abbracciarli e a calpestare la mia terra”.
Infine, rivolgendosi ai bergamaschi, suoi conterranei, Marco Carrara conclude: “Secondo me l’espressione ‘Berghém mòla mia‘ racchiude tutti i significati. L’ho pronunciata anche in una puntata di Timeline in un’intervista a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, seguito da ‘Italia mòla mia’ perchè purtroppo sono tante le province dove il virus si sta diffondendo. Oltre a lanciare questo messaggio vorrei ringraziare il personale sanitario che è in prima linea in questa tragedia: fra le vittime ci sono anche 125 medici e penso all’incredibile lavoro di queste persone. Mio padre è un vigile del fuoco e quando ci sono calamità naturali come i terremoti vengono chiamati eroi come avviene ora per i dottori e gli infermieri. Quando li intervisto dicono sempre di non voler essere definiti così perchè il termine ‘eroe’ fa pensare che stiano svolgendo un lavoro straordinario invece rischiano la vita tutti i giorni”.
IL VIDEO dell’intervista di Marco Carrara a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari a “Timeline Focus” su RaiTre
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