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Coronavirus

Tamponi e falsi negativi: “C’è un margine d’errore, la modalità d’esecuzione incide”

Abbiamo chiesto alla giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa e al dottor Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei Medici di Bergamo, di spiegarci meglio la situazione dei tamponi falsi negativi

Per affrontare un’emergenza difficile come quella del Coronavirus serve razionalità. Bisogna analizzare ogni aspetto senza lasciarsi prendere da paure controproducenti ma è rischioso dare per scontato concetti che in realtà non lo sono.

È il caso dei “falsi negativi“, situazione che si configura quando l’esito del tampone esclude il contagio nonostante il paziente abbia il virus in circolo nell’organismo. La giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa, laureata in medicina e chirurgia, spiega: “Un tampone si definisce falso negativo quando risulta negativo ma in realtà la persona ha contratto il virus. Quando si effettua qualsiasi tipo di esame c’è una percentuale d’errore di questo tipo: salvo pochissime eccezioni nessun test è assolutamente certo. Anche per i tamponi è così e questa quota di errore si riduce a seconda della modalità di prelievo. Per esempio, se viene esaminato il liquido raccolto con il cosiddetto broncolavaggio, una procedura invasiva che viene effettuata in ospedale, il rischio diminuisce moltissimo perchè si va a prelevare il materiale dai bronchi ed è più facile che si riesca a rilevare l’eventuale presenza del virus. Detto questo, bisogna conciliare l’attendibilità dei test con la loro fattibilità: non si può svolgere il broncolavaggio a chiunque presenti sintomi, soprattutto se lievi, e così si eseguono i tamponi. Tendenzialmente si effettua quello naso-faringeo, andando a toccare in profondità la gola e le cavità nasali con una sorta di cotton fioc. In caso di necessità, viene eseguito solamente il tampone nasale perchè rispetto a quello faringeo – se viene fatto bene – ha un grado di attendibilità maggiore anche se prelevando sia dal naso sia dalla gola i rischi si ridurrebbero. Il margine d’errore, però, resta ed è superiore al 30%, per questo è importante sottoporre ai test una popolazione che può avere maggiori probabilità di risultare positiva, quindi chi presenta dei sintomi. È difficile spiegarlo dal punto di vista statistico, ma se potessimo svolgere tamponi a tappeto, a tutti, l’impatto di questo errore sarebbe superiore. Pensiamo, per esempio, agli screening per la prevenzione del tumore al seno: la mammografia si effettua alle donne che hanno una determinata età perchè sono maggiormente a rischio di sviluppare la patologia. Anche gli uomini possono contrarla ma se eseguissimo anche loro questi esami il margine d’errore si ingigantirebbe”.

La presenza di falsi negativi rischia di diffondere il contagio perchè sono infettanti. Roberta Villa prosegue: “Non sono rari i casi in cui c’è una diagnosi clinica, basata sui sintomi, su una lastra del torace o una tac che mostra una polmonite tipica da Covid ma il tampone è negativo. Alla luce di questo, quando ogni giorno ci vengono comunicati i numeri della pandemia, dobbiamo considerare che i nuovi contagiati sono i nuovi tamponi positivi a cui dobbiamo aggiungere le persone che hanno il virus anche se non è stato individuato dal test e quelle a cui il test non è stato fatto. Sicuramente, quindi, il numero è superiore e il problema dei falsi negativi aumenta il rischio di diffusione della malattia: escono credendo di essere negativi e invece diffondono il contagio”.

Sul margine d’errore incide anche la modalità con cui viene svolto il tampone. Roberta Villa evidenzia. “È molto importante che venga eseguito nel migliore dei modi: per avere valore il prelievo dal naso deve essere eseguito spingendo il tampone verso il basso, per raggiungere appunto la faringe, non le cavità nasali. Molti tamponi vengono effettuati spingendo il bastoncino verso l’alto e in quel modo si riesce meno a rilevare la presenza del virus: è un fattore di rischio ulteriore che riduce l’attendibilità del test e non ne abbiamo bisogno perchè il 30% di falsi negativi già non è poco”.

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Il dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, concorda con Roberta Villa. Intervenendo sul margine d’errore dei tamponi: “Come tutti gli esami, non danno garanzia assoluta di esattezza. Solitamente si dovrebbe fare il nasofaringeo: eseguire quello solamente nasale aumenta il rischio di avere risultati falsi negativi anche se piuttosto che non effettuare alcun tampone è meglio svolgere quello al naso. Quando parliamo di riaperture dobbiamo tenere conto anche di questo aspetto: i tamponi non limitano i rischi di contagio ma consentono di ridurre la quantità di persone infettanti. Non possiamo pensare – sopratutto in una realtà come Bergamo dove si sono registrati così tanti casi – che non ci siano più in circolazione soggetti che possono contagiare, anche se facessimo i tamponi a tutti perchè ci sono i falsi negativi”.

I nodi da sciogliere per la ripartenza delle attività lavorative sono molti. Il dottor Marinoni aggiunge: “I tamponi sono la premessa ma non devono determinare false sicurezze pensando che basti effettuarli per ripartire. La ripresa del lavoro deve passare attraverso una serie di altre misure di sicurezza come il distanziamento, l’utilizzo di mascherine obbligatorie e i guanti. Se in un ambiente si verificassero casi di Coronavirus, poi, non bisognerà temporeggiare ma chiudere subito: se in un paese venissero riscontrati 5 casi di ricaduta andrebbe chiuso senza aspettare che si infetti tutta la Lombardia come è avvenuto ad Alzano e Nembro. Analogamente, se ci fossero casi in una fabbrica, andrebbe chiusa subito altrimenti ripartono i focolai… sono tanti gli aspetti da prevedere. Pensiamo solo al trasporto pubblico, per esempio a chi da Bergamo si reca a Milano con il treno per lavoro. Dicono che sui vagoni si faranno i distanziamenti, ma di che cosa stiamo parlando? Solo chi non ha mai preso quei treni può pensare che si riescano a rispettare le distanze. Numerosi passeggeri dovranno spostarsi con la macchina, possibilmente uno per ogni auto, ma ha presente il traffico sull’A4? Come si arriva a Milano con tutte quelle automobili? Qualcuno ci ha pensato? E le stesse considerazioni valgono per il tram delle Valli che arriva a Bergamo ed è sempre molto carico di persone, soprattutto quando ci sono le scuole”.

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