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Problemi per lavoratrici e famiglie

Gli asili nido rischiano la chiusura: il grido d’aiuto de “la stellina”

"Siamo chiusi dal 24 febbraio 2020 come tutte le istituzioni scolastiche di ordine e grado, ma a differenza delle altre che si sono viste attivare e riconoscere servizi a distanza a fronte di una retta mantenuta, questo non vale per noi".

Giovanna Parimbelli, psicologa, pedagogista e titolare dell’asilo nido La Stellina, nonché rappresentante del comitato Nidi privati di Bergamo all’interno del comitato Educhiamo lancia un grido d’allarme.

Sono la titolare dell’asilo nido la stellina, a ottobre saranno 15 anni, sì saranno perché NON voglio mollare ma è difficilissimo resistere.

Ho messo tutta me stessa in questo progetto come molte mie colleghe colleghi, ma oggi?

Siamo chiuse dal 24 febbraio 2020 come tutte le istituzioni scolastiche di ordine e grado, ma a differenza delle altre che si sono viste attivare e riconoscere servizi a distanza a fronte di una retta mantenuta, questo non vale per noi.

Nessuno sta pensando di contestare rette di scuole private perché hanno attivato la didattica a distanza, non importa se perfettamente efficiente ma è giusto così. Siamo in una condizione senza precedenti ed ogni sforzo per uscirne deve essere riconosciuto.

Ma per i nidi e le scuole dell’infanzia non è così e non importa se ognuna di noi mentre affronta drammi personali e familiari legati al Covid-19 ogni giorno cerca di stare vicino alle famiglie offrendo spunti, attività, condivisione e consulenza, poco conta se ognuna di noi ha messo da parte la propria paura per il futuro e ha cercato di continuare ad offrire un servizio magari specifico per quel bambino, magari con enormi fragilità coinvolgendo colleghi di diverse professioni.

Poco conta che, sia pur condividendo e demonizzando l’uso delle tecnologie in bambini piccoli, siamo andati oltre e un messaggio vocale o un video abbiamo ritenuto fosse per far percepire a bambini molto piccoli che non siamo sparite dalla loro vita, avevamo quotidianità di molte ore e siamo scomparse, non è il momento questo per demolire e fare analisi sull’utilizzo dei media.

No! Stiamo, ognuna di noi, scrivendo una pagina di educazione a distanza per la fascia 0-6 anni, dove per anni ci siamo battute spinte da moltissime evidenze scientifiche per raccontarne l’enorme importanza che hanno i primi 1000 giorni per uno sviluppo psicofisico equilibrato del bambino.

Poco conta se abbiamo particolare attenzione per quella mamma che sappiamo essere fragile o vivere una condizione drammatica a casa e che magari noi restiamo un punto fermo per reggere e chiedere aiuto.

Poco conta se sono a disposizione per consulenze per chi ne ha bisogno senza che sia iscritto al mio nido, poco conta se ho creato un appuntamento in diretta giornaliero per mantenere memorie nei bambini e sostenere mezz’ora le famiglie.

Poco conta se senza strutture governative abbiamo saputo finalmente fare rete tra di noi scambiando articoli e post… poco conta.

Nessuno perderà il lavoro? Non è così noi ci vedremo costrette a chiudere. E con noi le nostre dipendenti e le loro famiglie, ma nemmeno questo il governo ci permette!

Chiediamo a gran voce un CONTRIBUTO per ogni bambino iscritto versato direttamente al nido, com’è avvenuto nella regione Piemonte così da non essere costrette a chiedere in forma di contributo volontario e liberale alle famiglie per sopravvivere e far fronte alle spese fisse che sono rimaste e spesso nemmeno prorogate.

Il futuro che si prospetta in ambito educativo nella fascia 0/6 è drammatico. Chiuderemo e ci domandiamo come potrà ripartire l’economia se tali servizi non ci saranno.

L’Italia ha già un numero di posti 0/6 su tutto il territorio che non raggiunge il 33% chiesto a gran voce dalla comunità europea in futuro sarà anche peggio. Il nostro è un lavoro che non fai certo per soldi come spesso accade in ambito educativo, ma sono indispensabili per sopravvivere.

Ringraziamo quei genitori che hanno compreso e che sin dal primo giorno ci ringraziano e ci sostengono, chiedono aiuto e si sentono ascoltati. Ma non devono essere le famiglie, non è questo il momento delle guerre, delle lotte: chi fa questo mestiere sa perfettamente quanto sia fondamentale il legame tra nido/infanzia e famiglia ed un servizio come quello non ha fatto altro che creare distanze laddove c’è già un distanziamento forzato.

Unire non separare, famiglie e istituzioni, unite a chiedere a grande voce sostegni diretti che permettono a tutti di uscire da questo caos. La maggior parte dei servizi educativi 0/3 sono frutto di sforzi e dedizioni di IMPRENDITRICI e la maggior parte del personale lavoratore sono DONNE. Senza aiuti dallo Stato.

La condizione lavorativa FEMMINILE peggiorerà drasticamente perché da un lato noi titolari e dipendenti perderemo il lavoro dall’altro chi lo avrà sarà costretto a lasciarlo per mancanza posti nido. E la numerosa perdita dei nonni egregi supporti familiari.

Grazie per aver letto questa mia e spero vorrà aiutarci a veder riconosciuto il nostro lavori

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