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La lettera

Si è spenta Pegah, aveva 7 anni e viveva ad Aachen: ma il suo cuore era a Bergamo

Si è spenta ad Aachen, in Germania, la piccola Pegah Hajishafje. Bimba persiana di 7 anni con Leuco distrofia. Era stata adottata da Verena che da ragazza aveva lavorato e costruito moltissime amicizie in bergamasca. Mentre quella terra orobica contava migliaia di morti per coronavirus è morta Pegah e il dolore è diventato comune, condiviso.

Una lettera che racconta il dolore per la perdita di una bimba, Pegah di 7 anni, di origini persiane e adottata da una famiglia tedesca legata a Bergamo. Nelle scorse settimane la mamma di Pegah, Verena, ha continuato a chiedere cosa stava succedendo a Bergamo colpita dal Coronavirus, città che ama e dove ha vissuto per un periodo in gioventù. L’amica di una vita, Emiliana Gamba di Petosino, racconta questo legame fatto di amore, di attenzione agli altri e di condivisione. Perché il dolore non risparmia nessuno.

Carissimi amici di BergamoNews, le notizie tristi di persone amate che ci lasciano sono quotidiane e con molto pudore, piangendo la perdita di una bimba che ho molto amato, aggiungo il mio racconto di una lunga storia d’amore che superando le frontiere mi ha legato alla Germania e alla Persia.

Vi sono amicizie che segnano la vita e così è stato per me e per Verena che ho conosciuto più di trent’anni fa durante un campo di lavoro internazionale promosso dalla Pastorale Giovanile della Diocesi di Bergamo.

Ci siamo incontrate durante nel corso di un Eurocamp a Brescia nel 1982 e uno sciopero di treni decise il nostro destino. Lei stava cercando un ente dove svolgere uno stage per il corso di studi in pedagogia sociale che seguiva all’Università di Friburgo e l’Italia era nei suoi desideri. Il treno che doveva portarla a Venezia non partì e, ospite di una comune amica in Seriate, visitò Citta Alta e se ne innamorò. Il successivo incontro con le Acli di Friburgo, dove lavorava Teresa Baronchelli da Clusone, fece il resto.
Per un anno lavorò tra Sorisole e Villa d’Almè e fu a lungo ospite della mia famiglia e di amici della parrocchia di Petosino. Entrò a far parte del gruppo chitarre della parrocchia, partecipò ai campeggi dell’Oratorio ed in breve divenne la “quarta sorella Gamba”.
In questi anni ci siamo accompagnate senza mai lasciarci e le nostre famiglie si sono strette in amicizia e condivisione. È stata ospite ai matrimoni degli amici dell’oratorio e noi al suo, multilingue e con le nostre chitarre, nonché mia mamma Franca a cucinare funghi, polenta e coniglio.

Lei, originaria di Heidelberg , trovò casa con il marito ad Aachen e lì è nata la nostra storia d’amore con Pegah. Il primo ad essere accolto nella loro famiglia fu Sana, un bellissimo bambino persiano di 6 anni (ora ne ha 17) con cui abbiamo diviso vacanze e gite in montagna e mitiche partite di “fusball” con i ragazzini dell’oratorio di Petosino. Poi sette anni dopo è arrivata Pegah, sorella di Sana.
Ai primi di aprile del 2013 Verena mi telefonò dicendomi che l’avevano chiamata dall’Ospedale chiedendo la sua disponibilità all’accoglienza della sorellina di Sana nata il 21 marzo, e che certo, “sì” l’avrebbero fatta entrare in famiglia.
lo l’ho avuta tra le braccia al suo arrivo dall’ospedale che aveva circa un mese. Piccola con una massa di capelli neri e grandi occhi scuri. Credo di poter dire che la legge dell’imprinting abbia un senso perché quei primi giorni con lei a darle il biberon e a cantarle la ninna nanna parlandole in italiano e canticchiando anche in dialetto hanno fatto sì che Pegah abbia sempre risposto con vivacità ai discorsi in italiano.

Poi Verena ha notato che Pegah non riusciva a tenere dritta la testa, non riusciva a stringere gli oggetti, non si reggeva. E a 18 mesi è arrivata la diagnosi di Leuco distrofia che ha segnato la nostra vita.
Da quel momento, come in tutte le storie di malattia, è stato un dentro e fuori dall’ospedale e un riorganizzare la vita in funzione delle sue esigenze e per farla stare al meglio e, anzi, per farle fare una vita il più possibile normale.
Nell’estate del 2015 riuscimmo a ottenere il permesso di battezzarla e Verena mi chiese di essere la sua madrina. Per un grave problema familiare dovetti rinunciare, Verena non si arrese e mi aspettò spostando la data al 14 novembre.
In quei giorni finii in ospedale con la prospettiva di un intervento. Parlai a lungo con i medici, mi feci dimettere e, con l’accordo dell’intervento al mio rientro, partii.
Fu bellissimo. Una celebrazione della vita, della gioia e della pace che Pegah già ci regalava.

I mesi e gli anni successivi sono stati fatti di viaggi quanto più frequenti possibile per visitare lei e Verena che le ha costruito intorno la vita di una bimba che cresceva, fatta di Scuola Materna, musicoterapia, colori e attività. Con lei ha fatto i biscotti di Natale, ha colorato disegni, ha suonato il violoncello.
Poi il Servizio Tutela Minori ha deciso il ricovero di Pegah in una struttura socio-sanitaria ed è cominciato un periodo durissimo perché era lontana e, seppure Verena la visitava ogni giorno ed io con lei quando riuscivo ad andare da loro, sentivamo la sua tristezza e la sua voglia di tornare a casa.

Il 7 aprile Dio è tornato a prendersi il dono miracoloso che ci aveva fatto e Pegah è diventata un angelo.
Perché sì, Pegah è stata un miracolo ogni giorno ed ogni momento,
per quelli che ci dicevano che non sarebbe arrivata ai 3 anni mentre lei ci ha stupito compiendone 7
per quelli che ci dicevano che non era più in grado di fare movimenti mentre lei ci ha continuato a stupirci con sorrisi bellissimi e la vivacità dei suoi bellissimi occhi scuri
per quelli che ci dicevano che non ormai non era più in grado della minima comprensione intellettiva mentre lei ci stupiva sorridendo e muovendo gli occhi quando le parlavamo in italiano

Da lei abbiamo imparato molto più di quanto le abbiamo insegnato: la pace, la capacità di fidarsi e di abbandonarsi all’amore, la gioia delle piccole cose e il valore di una carezza e di un abbraccio.

Ed è stata, con la sua famiglia, il legame forte che ha stretto noi e le nostre città.

Quante telefonate in questi giorni, quanti amici tedeschi che si sono tenuti informati attraverso Verena: “E Bergamo? Come si sta a Bergamo? Come va oggi?”

Abbiamo condiviso le mille preoccupazioni e abbiamo tanto pianto insieme.
Per questo Verena mi ha chiesto di pubblicare il necrologio di Pegah, perché questa città era anche la sua città.
In autunno faremo una grande festa per in suo onore per celebrare Pegah e la sua vita. Spero che potranno esserci anche gli amici bergamaschi e bresciani. Porteremo Bergamo con noi così come Aachen ha tenuto noi nel suo cuore.

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