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L'iniziativa

Una visiera per le visite dei pediatri: ideata e stampata in 3D da un gruppo di giovani

Organizzato da Interact Bergamo in collaborazione con Patronato San Vincenzo: un dispositivo di protezione che permetterà più visite a domicilio anche durante l'emergenza.

La voglia di fare qualcosa, di essere utili, in questo momento d’emergenza, e l’entusiasmo dei giovani: ecco come può svilupparsi un’opportunità al tempo del Coronavirus.

“Stiamo realizzando delle visiere protettive con una semplice stampante 3D mi ha raccontato l’altro giorno mio nipote trentenne e ho subito pensato: perché non possiamo farlo anche noi?”.

Così Virna Ferraris, insegnante bergamasca, ha colto al volo un’opportunità e l’ha trasformata in un progetto solidale: “Erano giorni che attraverso le chat con le amiche capivo gli sforzi che devono fare medici e infermieri per assistere i propri malati, spesso con la sensazione di non essere sufficientemente protetti”.

Oltre a chi è direttamente impegnato in Ospedale, molti sono infatti gli operatori sanitari nel territorio che devono continuare ad operare direttamente a contatto con i pazienti.

“Quando visitiamo un piccolo paziente, in ambulatorio o a domicilio, dobbiamo attuare tutte le procedure necessarie, considerando il bambino e il genitore come potenzialmente infetto – racconta la dottoressa Beatrice Pietrobon, pediatra di famiglia di Azzano San Paolo dove ha l’ambulatorio – Per tale motivo è necessario avere tutti i DPI. La visiera ci consentirà di tornare a fare il nostro lavoro: visitare i bambini in sicurezza. Finora, vista l’emergenza e la mancanza di DPI, abbiamo lavorato molto con videochiamate, foto, mail, whatsapp, ma visitare un bambino è un’altra cosa. Questo dispositivo aggiuntivo consentirà a oltre 150 pediatri di tornare a fare il proprio lavoro, garantendo maggiore sicurezza al paziente, al genitore e al dottore”.

dottoressa pietrobon
La dottoressa Pietrobon con la visiera

Le visiere sono semplici e composte da un “cerchietto” realizzato con le stampanti 3D e un foglio in PVC, il classico foglio “lucido” applicato al supporto di plastica.

Eppure sono geniali, creano una prima barriera che copre tutto il volto contro il passaggio di liquidi.

Nascono da un’idea di un ingegnere svedese generosamente condivisa in rete.

Ma è proprio nel fare rete, fare squadra, mettere a fattor comune le proprie competenze che si crea la fattibilità di un progetto.

E anche in modo semplice si può condividere l’idea con gli amici e con la propria famiglia.

Matilde Rinaldi, Presidente dell’Interact Bergamo ha colto al volo l’esigenza e attraverso la raccolta fondi del Club decide di sostenere l’iniziativa: “Siamo ragazzi tra i 12 e i 17 anni e abbiamo deciso di mettere il nostro tempo a disposizione degli altri: organizziamo raccolte fondi o iniziative di solidarietà – racconta -. Quando ho sentito parlare mia zia Virna di questo progetto, ho subito pensato che fosse nostro compito dare un contributo per aiutare i bambini più piccoli”.

Così qualche telefonata tra amici alla ricerca di una stampante 3D e si scopre Vittorio Paris, un giovane dell’associazione Fablab con sede presso il Patronato San Vincenzo, Associazione che ha nelle parole di Neil Gershenfeld il proprio motto “Come costruire (quasi) qualsiasi cosa”.

Vittorio accetta la sfida e da una bobina di filo inizia a stampare in 3D e a realizzare il prototipo.

E subito la prima prova: la dottoressa Pietrobon ne è entusiasta: test superato.

Questa visiera ha delle grandi potenzialità, è facile da produrre e anche economica, è sicuramente una protezione addizionale, crea un primo schermo durante le visite o quando c’è un’esigenza di interazione, non va usata da sola ma comunque con la mascherina, ma può dare una grande mano.

Il meccanismo della solidarietà è partito e il Club Interact Bergamo ha deciso di regalare le prime 300 al gruppo dei pediatri della dottoressa Pietrobon.

I giovani per i più giovani. Ma molti potrebbero essere i destinatari di questa soluzione, basta fare rete.

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