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L'inchiesta

Ospedale di Alzano e inizio del Coronavirus, il direttore scrisse: “Non possiamo rimanere aperti”

Mentre la Procura di Bergamo è al lavoro per individuare possibili responsabilità nella gestione dei pazienti Covid al Pesenti-Fenaroli, spunta una lettera del direttore medico Marzulli su quella domenica 23 febbraio

Mentre la Procura di Bergamo è al lavoro per individuare possibili errori nella gestione dei pazienti Covid al Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, dove domenica 23 febbraio l’ospedale venne prima chiuso e poi riaperto nel giro di poche ore, spunta una lettera che il direttore medico della struttura, Giuseppe Marzulli ha inviato due giorni dopo ai suoi superiori.

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Nella missiva mandata al direttore sanitario Roberto Cosentina, che come spiegato da Bergamonews ha ricevuto a gennaio una condanna a due anni e sei mesi per omessa denuncia e favoreggiamento personale dell’ex medico Leonardo Cazzaniga (condannato in primo grado all’ergastolo per 12 morti in corsia al presidio ospedaliero di Saronno), Marzulli descrive come erano andate le cose quella domenica che sarebbe il giorno cruciale della larga diffusione del contagio in Bergamasca.

“Presso il Pronto Soccorso stazionano tre pazienti senza che vengano accolti né dall’ospedale di Seriate né da altre strutture aziendali – scrive il direttore medico nel testo datato 25 febbraio – . È evidente che in queste condizioni il Pronto Soccorso di Alzano Lombardo non può rimanere aperto”. Dichiarazioni sibilline, dalle quali si potrebbe dedurre che i tre, di cui vengono riportati anche i nomi, avevano già sintomi riconducibili al virus.

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I dirigenti dell’ASST Bergamo Est avrebbero invece chiesto di tenere aperto, in attesa dell’esito del tampone sui 3 pazienti. “Tale indicazione – continua la lettera del direttore dell’ospedale di Alzano – è assurda (ed uso un eufemismo) in quanto come noto i tempi di refertazione sono mediamente intorno alle 48 ore e ciò vuol dire far stazionare tali pazienti per 48 ore presso il Pronto Soccorso di Alzano Lombardo, cosa contraria a qualunque protocollo e anche al buon senso”.

La lettera si conclude con la richiesta di un intervento urgente dopo che, una volta sollevata l’assurdità della disposizione, in un secondo momento era stato comunicato che il problema era diventato “la mancata disponibilità di posti letto”.

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