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Decreto Cura Italia, Misiani: “Primo importante intervento sulla liquidità alle imprese”

Le parole del viceministro bergamasco dell'Economia al Senato

Pubblichiamo il testo integrale e il video dell’intervento al Senato del viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, sul decreto Cura Italia.

L’INTERVENTO

Signor Presidente, io vorrei unirmi ai colleghi senatori e senatrici che, in quest’Aula, hanno ringraziato i medici, gli infermieri, i membri delle Forze dell’ordine, delle Forze armate, i lavoratori dei servizi essenziali, i volontari del terzo settore che, in queste settimane difficilissime, hanno prestato la loro opera e il loro sacrificio per il bene del Paese.

Vorrei unirmi ai senatori e alle senatrici che hanno ricordato le oltre 17.000 vittime, le persone che hanno perso la vita in queste settimane per questa terribile epidemia. Tra loro, moltissimi anziani, un’intera generazione che è stata colpita duramente, i cui familiari non hanno avuto nemmeno la possibilità di confortare e di salutare un’ultima volta.

Vorrei rendere omaggio al popolo italiano, a cui abbiamo chiesto un sacrificio pesante. Abbiamo chiesto agli italiani di cambiare le loro abitudini di vita, di rimanere chiusi in casa, di ridurre al minimo le loro relazioni sociali, di rinunciare alle loro attività lavorative. Gli italiani lo hanno fatto con un’incredibile disciplina, con spirito di sacrificio, in un modo che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare in partenza.

Vorrei rivolgere l’omaggio alle comunità locali di questo Paese, a partire da quelle che sono state più colpite dall’epidemia: Bergamo, la mia città, Brescia, Lodi, Cremona, Piacenza, le città e i paesi che hanno visto tanti loro cittadini perdere la vita e che, con grande dignità e grande forza, hanno sopportato un carico di dolore che in questo Paese non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale.

Il senatore Comincini ha ragione: siamo chiamati ad operare in un tempo difficile e tutti siamo stati chiamati ad agire, ognuno per la propria responsabilità, in una terra incognita. Dobbiamo essere onesti con noi stessi: la pandemia ha colto impreparate tutte le Nazioni dell’Occidente che, a differenza della Cina, di Hong Kong, del Giappone, non avevano avuto a che fare con l’epidemia di SARS del 2002-2003. Questa pandemia ci ha colto impreparati.

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C’è uno scarto drammatico tra le dichiarazioni dei leader politici di ogni appartenenza nel mese di febbraio e le dichiarazioni degli stessi leader un mese dopo, quando tutto il mondo ha dovuto chiudere le attività economiche e chiedere ai cittadini di rimanere chiusi nelle loro abitazioni, in una gigantesca quarantena.

Il Governo italiano, il Governo del Paese che in Europa per primo è stato colpito con inusitata durezza da questa epidemia, ha dovuto costruire una strategia di contrasto partendo da zero. Questa è la verità: mai avevamo avuto a che fare con un fenomeno di questa portata.

L’Italia per molti versi – lo dico senza retorica – ha aperto la strada ad altri Paesi che, dopo di noi, hanno dovuto affrontare l’epidemia.

Noi abbiamo dovuto costruire una risposta essendo un Paese democratico e orgoglioso di esserlo, orgoglioso delle prerogative del Parlamento e delle istituzioni nazionali e locali, che abbiamo preservato in una fase difficilissima.
Abbiamo affrontato questa epidemia essendo un Paese autonomista, un Paese in cui la responsabilità dell’organizzazione del Servizio sanitario è affidata dalla Costituzione alle Regioni, in cui è indispensabile uno stretto coordinamento, un confronto costante tra il Governo nazionale e le autonomie territoriali che hanno delle responsabilità importanti sul versante della tutela della salute dei cittadini.

Il disegno di legge che abbiamo discusso ed emendato in Commissione bilancio e che voteremo in Assemblea deve essere inserito in questo contesto, deve essere letto, valutato e analizzato in questa condizione. Esso è parte di una strategia più ampia e sottolineo “parte”: viene dopo i primi provvedimenti adottati nell’immediato, della chiusura delle zone rosse in provincia di Lodi e in provincia di Padova, ed è stato seguito dal decreto liquidità, varato dal Consiglio dei ministri poco fa, e sarà seguito da un ulteriore provvedimento di grande portata, che verrà varato dal Governo dopo Pasqua.

IL VIDEO DELL’INTERVENTO

Esso è parte di una strategia che si fonda su alcuni pilastri: il rafforzamento della capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale e della protezione civile, che erano due patrimoni su cui questo Paese poteva contare. Meno male che esiste il Servizio sanitario pubblico, universalistico; meno male che questo Paese ha costruito negli anni un sistema di Protezione civile che può contare in tutta Italia su migliaia di volontari. Ma dovevamo rafforzare la capacità di intervento, sia della sanità che della protezione civile, e lo abbiamo fatto investendo oltre 4 miliardi di euro con questo decreto-legge.

Il secondo obiettivo era la tutela del lavoro, nel senso più ampio possibile: il lavoro dipendente, che abbiamo cercato di tutelare estendendo la cassa integrazione a tutte le imprese, a prescindere dalla dimensione e dal settore di appartenenza, ma anche il mondo del lavoro autonomo e delle professioni, che mai in questo Paese aveva avuto accesso agli ammortizzatori sociali. Questa purtroppo è la storia del welfare italiano, che per la prima volta, pur con tutti i limiti, da questo provvedimento riceve un sostegno massiccio di oltre 3 miliardi di euro, che vanno a beneficio di 5 milioni di lavoratori autonomi e professionisti.

È, ripeto, un intervento migliorabile. Siamo tutti consapevoli dei disagi, delle difficoltà, del fatto che questi soldi devono arrivare e ci auguriamo che arrivino prima possibile, ma per la prima volta il Paese si prende carico in modo strutturale di una parte fondamentale del mondo del lavoro, che mai aveva avuto accesso a tutele in situazioni di emergenza.

Il terzo grande pilastro è costituito dal sostegno al sistema delle imprese e dalle misure fiscali contenute nel decreto in esame, che ha previsto un primo importante intervento sul versante della liquidità. Dal punto di vista economico e sociale siamo chiamati a fare due cose: garantire la continuità del reddito dei lavoratori e delle famiglie e garantire la sopravvivenza del sistema produttivo del Paese, che vuol dire garantire la liquidità alle imprese italiane, per permettere loro di reggere l’urto e di ripartire prima possibile. Nel decreto in esame gli interventi per la liquidità valgono oltre 350 miliardi di euro, tra il rafforzamento del Fondo per le piccole e medie imprese e la moratoria sui finanziamenti bancari. Sono 350 miliardi di euro, a cui si sono aggiunti, come noto, gli altri 400 miliardi di euro di finanziamenti garantiti previsti dal decreto liquidità, varato pochi giorni fa.

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Moltissimi interventi dei colleghi dell’opposizione hanno chiamato in causa il mancato dialogo, dal loro punto di vista, o la scarsa condivisione. Abbiamo sentito tante critiche: ne prendiamo atto e le registriamo. Ho ascoltato l’intervento del senatore Quagliariello e di altri colleghi, ma non penso che il confronto che c’è stato tra Governo, maggioranza e opposizione possa essere ridotto a mero galateo istituzionale. Abbiamo fatto riunioni su riunioni, ore e ore di confronto, che non sono state solo cortesia istituzionale, ma che hanno avuto risultati concreti e non solo perché alcuni emendamenti sono stati approvati, in una condizione in cui gli spazi erano oggettivamente limitatissimi. Il Governo ha infatti impiegato tutta l’autorizzazione concessa dal Parlamento e sfortunatamente avevamo pochissimi spazi finanziari da dedicare alla discussione parlamentare. Ma ciò ha riguardato i Gruppi di opposizione come i Gruppi di maggioranza e non è stato frutto di un atteggiamento pregiudiziale. Ma il dibattito che c’è stato nelle nostre lunghissime videoconferenze, così come nelle ore e ore trascorse in Commissione bilancio, non va letto solo guardando al numero e alla portata degli emendamenti e degli ordini del giorno approvati, perché è stato un dibattito politico, che si è focalizzato sulle scelte, che sono andate a comporre e che sono state inserite nel decreto liquidità e che saranno previste dal decreto di aprile, che rafforzerà gli interventi sugli ammortizzatori sociali, per gli enti locali e a beneficio del sistema delle imprese.

Le discussioni che abbiamo avuto tra di noi e i contenuti che l’opposizione ha portato su quei tavoli di discussione non sono rimasti lettera morta, ma sono diventati parte della strategia con cui il Governo vuole contrastare gli effetti e le ricadute economiche e sociali dell’emergenza sanitaria, naturalmente nella distinzione dei ruoli, sapendo che non c’è un Governo di unità nazionale, ma c’è una condizione di eccezionalità.

In una condizione di eccezionalità, il Governo – da questo punto di vista concordo con gli esponenti dell’opposizione – ha il dovere di raccogliere la disponibilità al dialogo, le proposte e la capacità propositiva anche delle forze di opposizione. In una condizione di eccezionalità, tutta la classe dirigente del Paese è chiamata ad una responsabilità peculiare. Certamente la responsabilità di dare al Paese un messaggio di coesione, di unità e di lavoro comune ricade su chi governa, ma ricade anche su chi è collocato all’opposizione. Non ci siamo riusciti sempre – faccio la mia parte di autocritica – ognuno per le proprie responsabilità, ma credo che su questo punto abbiamo segnato comunque un passo in avanti molto importante rispetto al modo in cui la dialettica politica troppe volte si è svolta nel nostro Paese. Anche perché – e sottolineo ancora una volta l’importanza del dialogo tra di noi – non dobbiamo soltanto affrontare l’emergenza, ma dobbiamo progettare la ripartenza del Paese.

Ha ragione chi ha detto in quest’Aula che questo tema riguarda la classe politica, ma anche la nostra capacità di chiamare a raccolta le migliori intelligenze del Paese, della comunità medico-scientifica e dell’economia, quelle che si occupano della società italiana, perché nulla sarà come prima, quando questa emergenza sanitaria – speriamo presto – sarà dietro le nostre spalle. Nulla sarà come prima nel modo in cui guarderemo alla sanità e alla scienza, nelle relazioni sociali e familiari, nel sistema scolastico, nel nostro welfare per come l’abbiamo costruito e per come abbiamo imparato che deve cambiare, nel sistema economico e nelle catene globali del valore, piuttosto che nel ruolo dello Stato nel rapporto con il privato e con il terzo settore.

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Nulla deve essere come prima anche nel nostro rapporto con l’Europa. È in corso una trattativa molto delicata e molto complessa in queste ore nell’eurogruppo. Conoscete la portata della posta in gioco. Sono d’accordo con la senatrice Bonino quando ha ricordato che il problema non sono le istituzioni europee, ma sono gli Stati nazionali che fanno parte dell’Unione europea e che interpretano in modo profondamente diverso rispetto alla nostra sensibilità l’ampiezza, la portata e l’ambizione del progetto europeista.

Quando dico che il problema non sono le istituzioni europee, lo dico ricordando il ruolo che la Banca centrale europea sta svolgendo in queste ore per la riduzione delle tensioni sui mercati finanziari e, in ultima istanza, per la difesa anche degli interessi economici del nostro Paese, il quale, se non ci fosse stato il piano straordinario di acquisti della BCE, sarebbe in una condizione molto più difficile quanto a capacità di finanziamento delle risorse con cui abbiamo costruito questo decreto-legge e con cui costruiremo anche gli interventi che saranno via via approvati nelle prossime settimane.

La posta in gioco sta quindi nel superare le resistenze che in Europa alcuni Paesi stanno facendo, senza comprendere che siamo in una situazione senza precedenti nella quale ragionare con i vecchi schemi è qualcosa non solo di insensato, ma di controproducente in un Continente fortemente intrecciato e in cui l’emergenza sanitaria, così come l’emergenza economica, non si ferma alle frontiere, non si ferma al Brennero, non si ferma a Ventimiglia, ma riguarda tutto il Continente e tutti i Paesi dell’Unione europea.

Abbiamo discusso in Commissione bilancio ed abbiamo raccolto tante proposte utili e di buon senso dalle forze di maggioranza e dalle forze di opposizione, ma l’ho già ricordato: non avevamo gli spazi finanziari per raccoglierle formalmente tutte. Ma queste proposte sono entrate nel dibattito del Governo. Una parte sono state già raccolte nel decreto liquidità, varato pochi giorni fa. Un’altra parte cercheremo di farla nostra nel decreto-legge di aprile che il Governo varerà dopo Pasqua, rafforzando gli ammortizzatori sociali, facendo tesoro delle sollecitazioni sul mondo del lavoro autonomo, lavorando sugli enti locali che sono in grande difficoltà e vanno aiutati, perché sono la prima frontiera del sistema pubblico nella tenuta sociale del nostro Paese. C’è inoltre il tema della sanità e il tema di un primo ristoro delle perdite per i settori maggiormente colpiti, perché le epidemie e le sue conseguenze economiche si sono manifestate in modo molto diverso settore per settore.

Non arriveremo dappertutto, dobbiamo esserne consapevoli e dobbiamo essere onesti con gli italiani; non arriveremo dappertutto, ma proveremo a non lasciare da solo nessun cittadino di questo Paese.
Faremo tutto quello che è necessario per aiutare le famiglie e le imprese italiane a reggere l’urto di una emergenza inedita, senza precedenti, e a ripartire il prima possibile, più forti di prima, quando questa emergenza sarà finalmente dietro le nostre spalle.

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