È passato un anno dalla morte del procuratore di Bergamo Walter Mapelli. Era l’otto aprile del 2019 quando Mapelli si arrendeva a soli 60 anni, nella sua casa di Monza sostenuto dall’affetto della moglie Laura e dei figli Marco e Francesca, a quel male contro il quale stava lottando da un paio d’anni.
Umile, disponibile e competente, con la sua scomparsa la procura di piazza Dante ha perso una grande persona, prima che un professionista. Mapelli era entrato in magistratura nel 1985, iniziando a fianco di Francesco Greco e Ilda Boccassini, poi diventati celebri con l’inchiesta Tangentopoli. A Monza era stato sostituto procuratore dal 1987 al 2016.
Quello di Bergamo, dall’otto giugno 2016, era stato il suo primo incarico direttivo a tutti gli effetti. La sua prima attenzione era stata per l’ufficio esecuzione, con i fascicoli arretrati di due anni smaltiti in poco tempo. Aveva persino cancellato le ferie per mettersi all’opera in anticipo.
Il suo argomento preferito erano i reati fiscali e i conseguenti sequestri. Non a caso la prima inchiesta orobica è stata quella delle finte voluntary disclosure, e poi Ubi, Maxworx, il caso Foppolo e le indagini per corruzione.
Ma più del lavoro, rimane nella mente di tutti lo spessore umano di Walter Mapelli. Chissà, con la sua saggezza, come avrebbe affrontato la situazione attuale di emergenza.
A prenderne momentaneamente il posto dopo il suo decesso è stata il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota. In attesa della nuova nomina, che dovrebbe essere quella di Antonio Chiappani, originario di Orzinuovi, uno dei paesi del Bresciano più colpiti dal Covid-19.
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