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La scomparsa

Editoria bergamasca in lutto: dopo il padre Cesare, addio a Marco Ferrari

Un destino impietoso li ha portati via, padre e figlio, nel breve volgere di 17 giorni: Marco Ferrari aveva 57 anni

Un destino impietoso li ha portati via, padre e figlio, nel breve volgere di 17 giorni. Prima il padre, l’editore Cesare Ferrari, 83 anni, poi il figlio Marco Ferrari, di 57. Se li è presi questo tempo sospeso, in cui il morbo ignoto ed epidemico ha mandato al collasso le strutture sanitarie non solo italiane, tenendo barricata in casa mezza Europa.

Si è detto che questo virus letale ci ha rubato la memoria di una generazione, a grandi linee quella della ricostruzione dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale. Purtroppo, come le cronache informano, sta strappando anche l’età di mezzo, falciando ciecamente molte persone che non si trascinavano dietro alcuna patologia, come in genere si tende a dire – con poco cuore – quando ad andarsene sono gli over 65.

Marco era un uomo della classe di mezzo, rimasto giovane dentro: solare, positivo, brillante, naturalmente estroverso, con quel po’ di scanzonato che lo rendeva simpatico e affascinante. Possedeva quel che si chiama “glamour”, sempre sorridente. In anni di frequentazione nella Casa editrice fondata dal padre a Clusone – che è rimasta la terra delle radici per la famiglia – non ho mai visto una volta Marco abbattuto dalle circostanze o contrariato dalle vicissitudini che la vita non risparmia a nessuno.

Aveva un approccio costruttivo ed era molto attrezzato per le le pubbliche relazioni. Sarebbe stato capace di vendere frigoriferi anche al Polo Nord.

S’era messo nella scia paterna e aveva imparato bene l’arte della comunicazione e stampa nel gruppo editoriale dove s’era affermato grazie al suo bagaglio umano e professionale.

Diversi i libri che hanno visto la sua abile regia: uno dei suoi esordi fu il primo libro scritto su Vincenzo Muccioli, il fondatore di San Patrignano. Correva il lontano 1989. Fu proprio lui a portare la prima copia al patriarca della comunità fondata nel 1978. Gioventù bucata era il titolo con sottoindicato: “Vincenzo Muccioli e l’emergenza-droga”.

C’era il bilancio dei primi dieci tormentati anni della più numerosa flotta di ragazze e ragazzi in navigazione di recupero verso il porto dove i più attraccano restituiti alla salute e alla vita. E la presentazione di quel libro avvenne in una memorabile serata pubblica alla Biblioteca comunale di San Paolo d’Argon, con molte autorità ai vertici della provincia bergamasca.

Altro titolo di rilievo cui Marco diede formato di libro fu quello storico sull’emigrazione dalla Valle Cavallina all’India, Tremila metri sotto terra tra l’oro di Kolar.

Per spiegare la brevità del vivere si usa spesso la metafora del battito d’ali di una farfalla. Che con Marco, nella tristezza dello strappo affettivo va completata: in un giorno di questa malinconica primavera 2020, il battito d’ali l’ha sospinto verso l’azzurro del cielo per ricongiungersi al padre.

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