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Bergamo

Errori e colpe di una strage impensabile

Detto che siamo di fronte a un evento eccezionale e che forse nessuno poteva da subito capirne l’immensa virulenza, non possiamo nascondere che ci sono stati errori gravi, che hanno contribuito a causare vittime e perdite immense a migliaia di famiglie.

Da quando il mondo ha capito quanto è tragica la situazione Coronavirus in Bergamasca, e cioè da quando – era la sera del 18 marzo – tutti hanno assistito a quell’indimenticabile corteo funebre coi camion dell’esercito pieni di bare portate a cremare in altri cimiteri perché i forni cittadini non bastavano, è un fiorir di articoli e servizi tv che puntano il dito. Che hanno, in una settimana o due, trovato i “colpevoli”.

Le colpe, già. Le responsabilità, già. Doveroso cercarle, segnalarle, più che legittimo chiedere inchieste per capire come e perché e a causa di chi (singoli o gruppi, privati o pubblici) nella provincia di Bergamo si siano toccate vette incredibili di vittime: ormai oltre le cinquemila.

Non pensiamo così di assolverci. Perché siamo in tanti ad aver contribuito a una diffusione eccezionale, che non si è registrata in altre realtà italiane e neppure lombarde.

Che dite di un ospedale, quello di Alzano, dove, dopo che è transitato al pronto soccorso un contagiato, poi deceduto, ha “solo” chiuso lo stesso pronto soccorso per mezza giornata (è il 23 febbraio), e poi riaperto mentre il virus si diffondeva a medici, pazienti, parenti e chissà quanti ancora?

Che dite delle corse al supermercato e delle resse non appena si è saputo che si stavano assumendo le prime misure anti contagio (23 febbraio)?

Che dite di chi, imprenditori e amministratori locali (27 febbraio e successivi), si è dichiarato allarmato e impaurito per la chiusura dei due paesi nel timore di danni enormi per l’economia?

Che dite degli inviti del sindaco e dei negozianti cittadini, con tanto di sconti sul prezzo del bus, per venire a Bergamo a far shopping dai paesi limitrofi, anche da quei due, Alzano e Nembro, già portatori positivi del virus (28 febbraio)?

Che dite di una Regione Lombardia che, invece di agire immediatamente decretando la zona rossa in quell’area non appena ci si è resi conto della straordinaria situazione, ha temporeggiano in attesa delle decisioni del Governo (29 febbraio)?

Che dite degli ammassamenti sulle piste di sci della Valseriana quando già era noto a tutti il pericolo contagio (7 marzo)?

Che dite di un Governo che, nonostante le richieste esplicite dell’Istituto superiore di sanità (3 marzo) non ha optato per la zona rossa in Valseriana, ma ha deciso di chiudere in modo più blando la Lombardia intera solo l’8 marzo?

Che dite degli allarmi lanciati dai sanitari sulla mancanza di protezioni adeguate, a cominciare da quello di un gruppo di medici del Papa Giovanni al New England Journal of Medicine del 24 marzo? E di quelli dei medici di base?

Che dite delle morti solitarie e innumerevoli (più di 600) nelle Residenze sanitarie per anziani?

Che dite dell’Organizzazione mondiale della sanità che solo dopo mesi, ai primi di aprile, sta per rivedere l’uso delle mascherine, ritenendo che vadano indossate da tutti e non solo da chi è contagiato?

È un piccolo elenco dei tanti errori e delle colpe. È una rapida ricostruzione con tanto di date che indicano come all’inizio moltissimi abbiano sottovalutato la fortissima contagiosità del Covid-19.

Detto che siamo di fronte a un evento eccezionale e che forse nessuno poteva da subito capirne l’immensa virulenza, detto che stiamo assistendo agli stessi errori da parte del resto del mondo (dagli Stati Uniti alla Spagna), colpito peraltro dopo di noi e quindi avvisato e teoricamente preparato, non possiamo nascondere che di errori gravi si tratta che, volenti o nolenti, hanno contribuito a causare vittime e perdite immense a migliaia di famiglie. Dolore e lutti.

Errori che peseranno sulla coscienza di chi non ha fatto quanto era in suo potere per fermare o almeno ridimensionare questa strage.

Responsabilità che dovranno emergere con chiarezza e, se organismi competenti decideranno in tal senso, andranno punite.

Perché esiste una gerarchia anche nelle colpe.

Che non assolvono comunque i singoli menefreghisti, quelli ancora adesso a spasso in gruppo senza mascherine e senza motivo.

Prima erano innocenti. Ora, dopo quei carri dell’esercito, siamo davvero tutti coinvolti.

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