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AEPER racconta

La testimonianza

“Tra fatica e speranza: le nostre giornate al centro salute mentale Maresana”

Luca Betelli, responsabile dell'Area Salute Mentale della Cooperativa sociale AEPER, racconta come sta proseguendo l'esperienza comunitaria ai tempi della pandemia del Coronavirus

A volte un’immagine vale più di mille parole. Può rendere un’idea in modo particolarmente efficace, ma anche invitare a riflettere, suscitare emozioni e favorire la partecipazione a un’iniziativa.

Quando abbiamo iniziato a pensare alla nostra campagna di comunicazione su adolescenti e lavoro ‘S.bilanciati sul filo del futuro’ ci è subito parso che il funambolo fosse l’immagine perfetta: muove un passo dopo l’altro con cura ed attenzione, a volte oscilla vivacemente, altre procede con calma, si arresta, riparte.

Ci pareva rappresentasse il senso di percorsi formativi e di crescita talvolta precari, ma con un significato ed una direzione a svelarsi via via.

Oggi il nome della nostra campagna ci pare significativo per ognuno di noi, alle prese con una quotidianità che ci costringe fermi, ma che allo stesso tempo ci fa tentennare nell’incertezza.

Per questo ci pare importante raccontare cosa succede ora in cooperativa, ai tempi del COVID-19, con e per le persone di cui ci occupiamo. Pur nella fragilità di questo tempo lavoriamo con passione e professionalità, sebbene in forme molto diverse.
Le politiche giovanili hanno attivato attività online, l’area minori utilizza molto il telefono, il centro diurno per adolescenti prosegue le proprie attività così come le comunità.

Qui condividiamo una lettera di Luca Betelli, responsabile della nostra Area Salute Mentale, pensata inizialmente per colleghi e colleghe, ma poi percepita così bella e importante da essere condivisa. L’oggetto dell’email era ‘tra fatica e speranza’.

Ciao carissimi,

rubo un attimo nell’ennesima giornata in Maresana, in questa sospensione di isolamento che qui non è così diversa da prima, nella bellezza della primavera che spinge e colora i prati e i monti circostanti.

Lavoriamo quassù in 53 persone. Oggi 14 sono in malattia. Tanti coloro che riportano i sintomi dell’infezione, altri no, attraversati da malattie che non sono immediatamente riconducibili.

Coloro che restano al lavoro esprimono la grande umanità che li caratterizza, la dedizione, la passione, la cura. Abbiamo operatori che duplicano, triplicano le presenze alle quali dovrebbero essere chiamati contrattualmente. Come tutti i bergamaschi, come tanti lombardi, i nostri operatori vivono significative sofferenze nei contesti familiari eppure continuano a garantire la buona gestione dell’esperienza comunitaria.

Il centro diurno l’abbiamo chiuso dieci giorni fa: il timore di non farcela e la coerenza nel serio tentativo di contenere il contagio hanno portato alla decisione della chiusura.
La comunità vive i suoi giorni e, grazie a Dio, siamo qui e non a Brembilla. La luce del colle, l’ampiezza della casa e dei suoi volumi, la possibilità di introdurre attività diversificate nelle lunghe giornate aiutano nella gestione della vita, lo scorrere dei giorni, i minuti che si dipanano lenti.

L’infezione finora ha risparmiato le persone che ci sono affidate. In tutte permane un discreto compenso psicofisico. Quassù non si sentono le sirene delle ambulanze e sembra di stare in altro mondo, la televisione è pressoché spenta tutto il giorno e la violenza della tragedia lambisce appena, per ora, la nostra fragile esperienza.
Il continuo lavoro di ricerca del Settore Risorse Umane ci ha fatto trovare due infermieri e due ASA che stiamo inserendo in organico per tamponare la situazione precaria.

Silvia e Lorenzo (responsabili della comunità) anche in questa situazione così complessa esprimono la piena responsabilità con le qualità che da tempo conosciamo e apprezziamo, senza distogliersi dalla fatica dell’incertezza e del presidio costante.

Di giorno in giorno i turni cambiano, di giorno in giorno nel silenzio e nei cambi turno esprimo la mia gratitudine – aggiungendo sempre “a nome di tutta la cooperativa” – ai nostri operatori per le meraviglie che riescono a compiere nei tempi difficili che ci sono dati da vivere.

Non c’è spazio per fare previsioni, sarà il tempo e il susseguirsi dei giorni a ridefinire il lavoro, le presenze, le esperienze, dettando i movimenti che ci porteranno a riaprire il Centro Diurno e a far festa con la Comunità.

Arriverà allora anche il tempo dell’inaugurazione della nostra presenza in Maresana, quale nuova nascita alla quale tutti saremo chiamati nel resistere e continuare a essere Aeper.

Un abbraccio, di cuore
Luca

Salute mentale Aeper
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