In questo periodo di smarrimento, la mutazione delle pratiche quotidiane a cui siamo abituati ha colpito anche uno degli aspetti più delicati del nostro vivere comune: l’addio ai nostri cari.
“Senza nulla togliere allo straordinario lavoro che le imprese di pompe funebri e gli operatori cimiteriali stanno svolgendo per fronteggiare la situazione, è innegabile ammettere che funerali, momenti di commiato e sepolture hanno dovuto assumere una nuova forma, molto più asettica che, nell’emergenza del momento, fatica a riconoscere la dignità che spetterebbe a quel rito, laico o religioso che sia – afferma Giacomo Angeloni, assessore ai servizi cimiteriali del Comune di Bergamo -. La distanza forzata a cui tutti siamo confinati non è di supporto, il senso di incertezza ci lascia soli nel momento del dolore. Nessuno dimenticherà mai l’immagine dei convogli funebri travestiti da carri militari che richiama momenti di guerra. Ma non è una guerra. “Non è una guerra perché le guerre si combattono con lo scopo di difendere e preservare il proprio stile di vita. L’emergenza ci chiede, invece, non solo di progettare cambiamenti sostanziali, ma di ridiscutere interamente la nostra gerarchia dei valori e il nostro modo di pensare”, ha scritto Annamaria Testa su Internazionale”.
“Anche per questo motivo l’Assessorato ai Servizi Cimiteriali ha messo a disposizione un servizio telematico per tutti coloro che hanno perso i loro cari – conclude Angeloni -. Un numero di telefono, per dare informazioni grazie al programma informatico che permette di tracciare il percorso della salma e delle ceneri del defunto fino al luogo esatto della sua sepoltura. È un segno di vicinanza a chi sta attraversando momenti difficili, che può cercare di affievolire il dolore dell’abbandono e restituire un barlume di certezza in questo periodo di spaesamento”.
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