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Coronavirus e lavoro

Mascherine e ritmi di lavoro: botta e risposta su Casirate tra Cgil e Amazon

Il sindacato parla di diverse segnalazioni su turni intensi e scarse dotazioni protettive, la società replica: assicurate misure preventive e consegne solo di prodotti prioritari

Niente dotazione di mascherine e nessun calo dei ritmi di lavoro nel centro di smistamento Amazon di Casirate d’Adda, malgrado l’azienda con una comunicazione del 19 marzo avesse annunciato “la sospensione e l’adeguamento delle attività che non consentono distanza interpersonale di sicurezza”. La denuncia arriva da Filt-Cgil e Nidil Cgil di Bergamo che nelle ultime ore hanno raccolto diverse segnalazioni di lavoratori impegnati “anche in turni che finiscono alle 2 di notte”.

“Ci è stato riferito da alcuni dipendenti che un quarto dei circa 200 lavoratori sia in malattia e che 5 persone, fino a poco tempo fa presenti al lavoro, sarebbero risultate positive al tampone” ha dichiarato mattina Pierluigi Costelli della Filt Cgil di Bergamo. “Alcune misure di contenimento del contagio sono state prese, non lo neghiamo, ma il problema è che non c’è stato alcun calo di lavoro, anzi sappiamo di turni di notte e di domenica. Se per le attività di magazzinaggio, secondo il codice Ateco 52, il lavoro deve continuare, è tuttavia un’illusione pensare che, mantenendo i ritmi e gli standard di tempistica precedenti, oggi si possa lavorare in sicurezza. Soprattutto perché non sono state distribuite mascherine agli addetti al magazzino. Le persone hanno paura, per questo chiediamo di nuovo ad Amazon uno sforzo di responsabilità: si proceda alla diminuzione dei carichi di lavoro nelle prossime settimane. La Filt Cgil della Lombardia ha scritto ai Prefetti delle province in cui Amazon è presente: purtroppo non abbiamo avuto alcuna risposta, nemmeno qui a Bergamo”.

“Sul fronte dei lavoratori in somministrazione la situazione è anche più delicata, si ha paura di chiedere dispositivi di protezione dal momento che si è assunti con contratti brevissimi, alcuni in scadenza proprio a fine marzo, cioè in queste ore” aggiunge Paola Redondi, segretario generale di Nidil Cgil provinciale, il sindacato che tutela i lavoratori atipici. “Avevamo inviato ad Amazon una lettera con alcune segnalazioni lo scorso 18 marzo. Qualche miglioramento nell’organizzazione del lavoro si è verificato. Avevamo segnalato alcune criticità, come le poche informazioni fornite ai somministrati, ma anche la gestione delle persone in arrivo dall’esterno, fornitori e autisti. Poco chiare erano le procedure per gestirne gli ingressi in sicurezza. Oggettivamente, poi, ci sono mansioni come lo scarico della merce dai tir che sono rischiose se non si viene dotati di mascherine. Altra questione che avevamo segnalato era la modalità di cambio frequente di postazione dei lavoratori: destinare a postazioni diverse lo stesso lavoratore nell’arco di una stessa giornata aumenta i contatti con i colleghi e con dispositivi di lavoro diversi. Qualcosa è stato fatto, ma l’azienda non è entrata nel merito di ciò che avevamo proposto”.

Alla Cgil risponde l’azienda. “Sin dal primo momento, abbiamo lavorato a stretto contatto con le autorità locali per rispondere in modo proattivo alla situazione di emergenza, continuando a garantire il nostro servizio ai clienti e preservando allo stesso tempo la salute e la sicurezza di tutti i nostri dipendenti – scrive Amazon -. In quest’ottica abbiamo introdotto una serie di misure preventive in tutti i nostri centri logistici per salvaguardare i nostri dipendenti ed i dipendenti dei fornitori di servizi: abbiamo aumentato le operazioni di pulizia dei siti, introdotto la distanza di sicurezza minima e richiesto ai corrieri di restare a distanza di almeno un metro dai clienti quando effettuano le consegne. Queste misure vanno dall’intensificazione delle pulizie e sanificazione in tutti i siti al richiedere a tutti i nostri dipendenti e dipendenti di fornitori terzi di seguire le disposizioni del Ministero della Salute in termini di igiene personale. Raccomandiamo inoltre di consultare il medico o i numeri di emergenza in caso di sintomi, e provvediamo costantemente a rifornire tutte le postazioni di lavoro di ulteriore materiale per la pulizia e igienizzazione delle stesse, limitando i viaggi di lavoro fino ad usufruire dello smart working. In aggiunta, sempre in linea con le raccomandazioni delle autorità sanitarie, abbiamo adottato ulteriori misure di prevenzione ai fini di mantenere un distanziamento interpersonale superiore al metro fra cui: sospensione dei meeting a inizio e durante il turno, e di ulteriori iniziative di incontro, per evitare assembramenti; redistribuzione delle sedie, microonde e frigoriferi in mensa e nelle aree comuni per garantire le distanze di sicurezza; sospensione e/o revisione dei processi e/o delle attività che possono anche solo incidentalmente prevedere una distanza inferiore al metro; revisione e regolamentazione di accesso/uscita del personale negli spogliatoi, nei pressi delle bollatrici, dei tornelli e della reception; chiusura locali docce; introduzione di personale di controllo volto ad assicurare il mantenimento delle distanze di sicurezza; riorganizzazione della turnistica per minimizzare il numero di dipendenti presenti in magazzino; aumento della durata della pausa (retribuita); dotazione nelle aree comuni e di passaggio di indicazioni visive per segnalare la distanza di sicurezza interpersonale (2 metri) ed annesse e continue attività di sorveglianza durante cambi turno e pause affinché vengano rispettate le indicazioni previste”.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle mascherine “nonostante il decreto non le indichi tra i dispositivi di protezione individuale per quelle attività in cui è garantito il metro di distanza e nonostante l’organizzazione mondiale della Sanità non ne raccomandi l’uso per le persone che non sono malate, ne abbiamo oggi un quantitativo limitato che mettiamo a disposizione per chi – tra i nostri dipendenti e i dipendenti dei fornitori dei servizi di consegna – dovesse sentire il bisogno di indossarla comunque durante l’orario di lavoro”.

Infine: “Così come i clienti utilizzano l’e-commerce come strumento utile ai loro sforzi di distanziamento sociale, anche noi abbiamo adottato misure specifiche di distanziamento all’interno dei nostri siti affinché i nostri dipendenti possano lavorare in sicurezza. La combinazione di questi due elementi ci ha portati a concentrare la nostra capacità disponibile sui prodotti che hanno la massima priorità e, a partire dal 22 marzo, abbiamo smesso temporaneamente di accettare ordini su Amazon.it relativamente a molti prodotti non ritenuti prioritari per i nostri clienti. Questa decisione consente ai nostri dipendenti e ai dipendenti dei fornitori dei servizi di consegna di focalizzarsi sulla ricezione e spedizione di quanto i clienti hanno più bisogno in questo momento”.

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